Alessio Di Florio: “Internet, social padronali e informazione libera ridotta al silenzio…”
Carissime e cari, chiedo scusa per questo messaggio che può apparire un po’ personale e per il disturbo. Torno a scrivere dopo diverso tempo anche qui. Devo innanzitutto chiedere scusa per l’anno appena concluso, per i tanti articoli non scritti e le assenze e la poca partecipazione. Faber canta che spesso si considera il dolore degli altri a metà, l’anno appena concluso ci insegna forse che invece il dolore degli altri dev’essere doppio. Ancor di più quanto è quello degli esclusi, degli emarginati, degli impoveriti, delle vittime delle guerre e delle ingiustizie, della disumanità dilagante e dei pre-potenti.
Viviamo tempi di rotta totale e completa e, allora, se vogliamo ancora coltivare un barlume di speranza nel domani probabilmente l’unico filo a cui aggrapparci è riprenderlo con gli occhi di altri da noi, delle vittime, dei discriminati, degli affamati, dei reietti e abbandonati. Ma per far questo occorre uno sforzo collettivo immenso, lasciarci mangiare dal noi abbandonando l’io e gettare (letteralmente) la nostra vita. Per farlo occorre quello che oggi forse manca più di anni fa: comunità, reti, contatti costanti e totali che vadano oltre i nostri territori, le nostre parrocchie di appartenenza, i nostri io plurimi. Non so se ricordate la scena dell’occupazione di Radio Aut del film “I Cento Passi”, al di là di varie “licenze cinematografiche” c’è un passaggio direi quasi formativo, almeno per me: quando Peppino dice che “dobbiamo dire la verità sui nostri limiti”. In questi mesi ho sentito violenta dentro di me questa “verità sui miei limiti”, nudo e disarmato (non nel senso nobile, pacifista e nonviolento ahimé): il vuoto di queste reti, la rarefazione di questi contatti, il vedere troppe cose accadere, violentare, far male, colpire, drammi e tragedie e non poter far nulla, dover rimanere inerte, solo e dover solo assistere. “A che serve vivere se non c’è il coraggio di lottare?” diceva Pippo Fava. Se non si può lottare, abbandonarsi all’altro, lasciarci divorare – come scrivevo prima – tutto diventa solo un peso che schiaccia.
In tutto questo i social, facebook soprattutto, hanno assunto un ruolo immenso. Non mi soffermo oggi su tante riflessioni che si potrebbero fare su questo ruolo e sulla loro gestione. Già troppo tempo vi sto rubando. Mi permetto soltanto, scusatemi il disturbo, per una sorta di appello “personale” (ma non troppo): con molte e molti di voi in questi anni ci siamo incontrati e incrociati, rimanendo più o meno in contatto, soprattutto su facebook. Che ha permesso di non perdersi di vista e anche incrociandosi nelle tantissime realtà d’impegno pacifista, sociale, culturale e tanto altro. Da alcuni mesi il mio profilo personale (e anche altri che avevo creato sperando di poter avere una “scialuppa di salvataggio”) è sotto feroce attacco da parte di orde di segnalatori. E così la visibilità è stata sempre più penalizzata e molte funzioni mi sono state inibite sempre più. Fino a ieri quando il profilo è stato disattivato e ormai, ancor di più dopo il mio “reclamo” (che facebook definisce “ricorso”), è chiaro che sia perso per sempre. L’ultimo profilo che mi ero creato, nel pieno di questi attacchi, sta seguendo già la stessa fine. Mi permetto di condividere anche qui quest’appello lanciato nelle scorse ore per cercare di non perdere molti contatti e di rimanere in contatto, camminare insieme e continuare a denunciare, lottare, impegnarci http://heval.altervista.org/rimaniamo-sempre-contatto-permettetemi-di-denunciare-attivarmi-camminare-con-voi-e-seguirvi/
Per chi vuole e può, compagne e compagni ormai di lustri di attivismo e militanza, superiamo il solo facebook, troviamo alternative anche migliori, date la possibilità anche a questa piccola insignificante matita confinata e prigioniera della provincia più provincia sperduta, isolata, borghese e conformista, di poter continuare a cercare di donarsi, impegnarsi con tutte e tutti e – quando possibile – scriverne e raccontarne. Su Pressenza, Comune-Info, Q Code Magazine, Giustizia, WordNews.it. Rimaniamo in contatto anche fuori da un profilo facebook, cerchiamo di costruire comunità di sinergie, collaborazioni, voce. Da oggi qualsiasi informazione, notizia, attività, evento, denuncia, riflessione, approfondimento (anche quanto scrivete su profili e pagine che può sembrare solo una piccola cosa, spesso sono importantissime e preziose frasi) vi chiedo la cortesia di farmela avere sempre, ogni volta che è possibile, tramite canali diversi dalle vostre pagine e profili facebook. Su questa email, vi chiedo se volete la cortesia di inviarmi lì i vostri contatti telefonici così che in futuro (di chi non li ho) ci si possa sentire per interviste, dichiarazioni, scambi, collaborazioni o qualsiasi altra cosa sia possibile con il quale possa mettermi – nei limiti del tempo quotidiano (ahimé l’informazione è solo una passione ed altro è attualmente il mio “lavoro”) – mettermi a totale disposizione. E rimaniamo in contatto e se volete seguirci, rilanciarci, condividere articoli tramite i canali facebook, twitter e instagram di Wordnews.it (sfondando così i tentativi intimidatori e censori di mettere a tacere e azzerare) su altri social dove vi chiedo di poter rimanere in contatto quando se dovesse accadere verrò spazzato via da facebook, su signal, whatsapp, telegram (dove ho aperto alcuni canali di diffusione articoli, se qualcuna/o fosse interessato mi faccia sapere, ovviamente non metto pubblicamente il mio numero) e queste piattaforme:
https://sociale.network/@alessiodiflorio (questo è un social network non proprietario, veramente libero e decentrato aperto da qualche mese dall’associazione PeaceLink dove mi permetto di invitarvi ad iscrivere)
https://twitter.com/DiFlorioAlessio
https://www.instagram.com/alessio_di_florio/
https://www.linkedin.com/in/alessio-di-florio-488a09203/
Scusatemi tutte e tutti per il disturbo. Un abbraccio sperando possano essercene altri in futuro
Alessio Di Florio
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Commento di Olivier Turquet: “…spiace per la faccenda però credo che meriti di essere approfondita perché questi “segnlatori” che fanno cancellare pagine sono veramente preoccupanti. D’altra parte quella di avere social media che non praticano la censura in nessun modo né direttoné larvato mi pare importante. Forse dobbiamo tornare alla Dichiarazione di Indipendenza del Ciberspazio, di antica memoria…”
Mio commentino: “Solidarizzo con Alessio Di Florio e faccio presente che anch’io, da parecchio tempo ormai, sono diventato un bersaglio della censura di Facebook. Tanto per fare un esempio, a parte un mio profilo bloccato, i link da alcuni blog da me gestiti non possono essere condivisi da Facebook: trattasi di blog ecologisti: “Bioregionalismo Treia” (http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/), “La Rete delle Reti” (http://retedellereti.blogspot.com/), “Bioregionalismo” (https://bioregionalismo.blogspot.com/) e “Il Giornaletto di Saul” (http://saul-arpino.blogspot.com/), sinceramente non vedo alcun motivo per questi blocchi… Vi invito a visitarli per capire meglio gli argomenti trattati e sappiatemi dire se -secondo voi- sono meritevoli di censura. Ritengo si tratti di pura censura ideologica!” (P.D’A.)