USA – Le guerre fanno bene al capitalismo imperialista…
Nel 2014, il media legato alla CIA Washington Post pubblicò un articolo intitolato “A lungo termine, le guerre ci rendono più sicuri e ricchi”. L’autore Ian Morris affermò che furono necessarie guerre per realizzare ciò che chiamava “processo di civilizzazione”, tuttavia gli imperi europei crebbero con la conquista e gli Stati Uniti furono creati sequestrando le terre indigene. La sua argomentazione era razzista e a favore degli interessi capitalistici occidentali, e questo era il punto. Riconobbe che le guerre crearono l’impero degli Stati Uniti, e che tale impero continua a pagare, a “farci bene”, che il popolo del nucleo imperiale beneficia dalle guerre imperialiste. Quando fu evidente che questo era il “noi” a cui Morris si riferiva, almeno motivava tale affermazione. Per i capitalisti occidentali e la classe dell’intellighenzia che ne condivide gli interessi, le guerre imperialiste storicamente non ebbero impatto negativo sul tenore di vita.
Come Fareed Zakaria, altro membro della punditocrazia borghese, scrisse nel suo libro del 2008 The Post-American World: “Nei due decenni trascorsi dalla fine della guerra fredda, abbiamo vissuto un paradosso, che sperimentiamo ogni mattina leggendo i giornali. La politica mondiale sembra profondamente turbata, con notizie quotidiane di attentati, trame terroristiche, Stati canaglia e conflitti civili. Eppure l’economia globale avanza, non senza significative interruzioni e crisi, ma nel complesso cresce ancora vigorosamente. La prima pagina dei giornali sembra scollegata alla sezione economica”. Descriveva il normale stato del capitalismo globalizzato dell’ultimo secolo. I mercati hanno alti e bassi di routine, guerre e colpi di Stato vengono effettuati quando la corporatocrazia decide che sono necessari e che la classe che ne benefica diventa più ricca. Le crisi sono la norma con tale modello a causa delle contraddizioni intrinseche del capitalismo, ma le crisi non minacciano la stabilità dell’ordine sociale. Le guerre, sia militari che di classe, rendono l’aristocrazia più ricca e sicura. Questo fin quando l’impero degli Stati Uniti crolla e il capitalismo viene costretto a mangiare se stesso. Questo è ciò che accade ora con le varie crisi globali create dal Covid-19. Ed è ciò che l’economia di guerra neoliberista che figuri come Morris e Zakaria difendono da tempo, attua.
Gli eventi che oggi definiscono la prima pagina dei giornali: Il conflitto geopolitico degli Stati Uniti con la Cina, la crisi ambientale globale, inefficienza e negligenza del governo Trump di fronte alla pandemia, sono strettamente collegati agli eventi che definiscono la pagina economica. La crescente guerra economica di Trump con la Cina provoca la tendenza all’isolamento dalla Cina da parte della comunità imprenditoriale degli Stati Uniti, e minaccia di aumentare l’inflazione sui beni nordamericani indebolendo la posizione del dollaro.
Il riscaldamento del clima e la distruzione della biosfera hanno reso possibili focolai come questo. La riluttanza dello Stato capitalista a imporre restrizioni a lungo termine come fa la Cina, insieme alla distruzione del sistema sanitario da parte del neoliberismo, hanno reso gli Stati Uniti e altri Paesi neoliberali particolarmente vulnerabili a Covid-19. Questa crisi non è come quelle passate più gestibili che il sistema ha prodotto. Ha innescato un crollo economico maggiore della Grande Depressione, portando a intensificare le lotte di classe nel mondo; dagli scioperi dei lavoratori alimentari in Brasile allo sciopero degli affitti negli Stati Uniti, la classe operaia reagisce. La crisi ha anche ridotto il potere nordamericano a dare alla Cina l’apertura per espandere l’influenza globale, con NATO ed UE sempre più inefficaci mentre i piani di assistenza medica globale della Cina migliorano le relazioni con Paesi come la Serbia.
Queste cose non facevano parte del piano quando Washington ed alleati decisero di procrastinare la risposta al virus all’inizio dell’anno. La costante definizione delle priorità degli interessi commerciali sulla salute pubblica è controproducente. Il sistema fece di tutto per sfruttare la crisi; la Casa Bianca di Trump sfruttò la pandemia per condurre altre guerre economiche, militari e informative, e i 25 miliardari più ricchi del mondo guadagnarono 255 miliardi negli ultimi due mesi mentre le grandi aziende tecnologiche consolidarono il mercato del lavoro a loro favore. Ma tali sviluppi alla fine destabilizzano il sistema eliminando i fattori di bilanciamento che gli impedivano d’implodere.
Mentre la disoccupazione è sempre stata necessaria per consentire alla classe capitalista di disporre di lavoro in eccesso, la recente perdita di decine di milioni di posti di lavoro rovina il flusso di capitale. 500000 membri negli Stati Uniti della classe capitalista hanno perso lo status di milionario dal primo mese della pandemia, il che significa che la ricchezza è ora particolarmente consolidata tra i primi 0,01%. Questo circolo minuscolo di élite benestanti si lascio alle spalle lavoratori e proprietari di piccole imprese che hanno perso la vita, coi poveri che hanno ricevuto 1200 dollari di stimolo mentre i ricchi poterono salvare milioni con scappatoie fiscali. Combinata con austerità, esplosioni del debito delle famiglie e crollo del sistema bancario che sicuramente vedremo nei prossimi anni, tale iniquità avrà la conseguenza di creare una depressione che durerà almeno un decennio. Il potenziale dei disordini civili che tale situazione ha creato sarà ulteriormente favorito dal crollo dell’imperialismo degli Stati Uniti.
I problemi per l’economia nordamericana che appariranno se le esportazioni cinesi negli Stati Uniti saranno ridotte, combinati coll’abbandono mondiale del dollaro nel commercio internazionale, creerà la grave contrazione economica nordamericana, che potrà imporre il ritiro globale degli Stati Uniti di truppe e fargli perdere l’alleanza economica con numerosi altri Paesi. Non c’è da meravigliarsi che proprio in questo ultimo mese, la più grande neocolonia di Washington, il Brasile, sia arrivata ad accettare lo Yuan cinese per il minerale di ferro, mentre avviava la transazione alla tecnologia blockchain cinese; Paesi come il Brasile sanno che la dedollarizzazione globale è avviata. La Cina, che Washington considera nemico n. 1, è la benefattrice.
L’ordine imperialista si è rafforzato lasciando che il proletariato dei principali Paesi imperialisti condividesse i benefici dell’imperialismo, prevenendo le rivoluzioni nel Primo Mondo. Ora le contraddizioni dell’imperialismo si sommano e le reazioni ad esso della classe capitalista accelerano la perdita di stabilità. Capi come Donald Trump, Boris Johnson e Jair Bolsonaro venivano descritti come “acceleratori” per un motivo. Cosa può fare il sistema in risposta a questi sviluppi? Costruirsi strumenti di sorveglianza, polizia e guerra ricorrendo alle tecnologie AI ed armi telecomandate.
Lo stato di sicurezza nazionale e le sue società tecnologiche partner avanzano piani per creare un sistema di sorveglianza di massa guidato dall’intelligenza artificiale. I militari hanno sostituito le mobilitazioni delle truppe con attacchi dei droni negli ultimi dieci anni, tendenza che continuerà mentre le truppe degli Stati Uniti sono costrette a ritirarsi. I capi USA perseguirono i progressi nella tecnologia dell’intelligenza artificiale per aiutare Washington nella corsa agli armamenti nucleari con Pechino. La nuova guerra fredda tra grandi potenze, scatenata dalle reazioni di Washington al proprio declino imperiale nell’ultimo decennio, è il principale strumento narrativo utilizzato per giustificare tali misure. La rete di think tank di Washington diceo che gli Stati Uniti devono rafforzarsi nella tecnologia dell’intelligenza artificiale per competere con la Cina e l’establishment politico e dei media usa la demagogia contro Russia e Cina per giustificare la corsa alle armi.
L’anno scorso, Fareed Zakaria chiese a Trump di acuire le tensioni con la Russia per gli sforzi per proteggere il Venezuela dagli Stati Uniti, dimostrando quanto Zakaria sia disperato nel riportate il mondo stato il comodo status dell’egemonia nordamericana. Nonostante tali sforzi per riportare le cose a com’erano, il mondo continuerà a cambiare. La prima pagina e quella degli affari continueranno inevitabilmente a essere interconnesse e le guerre che gli imperialisti intraprendono continueranno a perseguitarli.
Rainer Shea – https://rainershea.com/f/what-us-imperial-decline-means-for-the-future-of-capitalism
Traduzione di Alessandro Lattanzio – http://aurorasito.altervista.org/?p=12199&fbclid=IwAR2S9UUBWemiQ3_7VeTRH9cgFGCLeQIZpy_hq-9qjQh6SuXGGjl5elHaunk