Covid-19. Morti che vengono, morti che vanno…
A proposito di numeri, fino a fine febbraio in Italia i morti, pur in presenza del virus, ma senza clausura (!), erano parecchio sotto la media dei cinque anni precedenti (13 casi su mille, anziché 15). Poi qualcuno ha preso in mano la situazione, ci hanno chiusi e sono esplosi gli aumenti esponenziali. Quelli dei morti tutti di coronavirus, subito cremati e, assolutamente, senza autopsia. Quelli che, da Roma (INPS) a Berlino a New York, vengono messi in dubbio da colleghi virologhi, ed epidemiologhi più rinomati e meno omologati. Ma anche quelli che, stupefacentemente, sarebbero invece meno di quanto riferisce la Protezione Civile. Dal calcolo ne mancherebbero quasi 20mila. E chi mai potrebbero essere? Un’idea, da profano, incompetente e complottista, ce l’avrei. Visto che di covid-19 si muore di media a 81 anni, che tra quei 20.000 non ci siano tanti vecchietti “single” e non autonomi, abbandonati dalle loro badanti in fuga verso Romania, o Ucraina, o ristrette in casa, lasciati a marcire/morire senza cibo, igiene, moto, cure, conforto, come da DPCM del Pippo Conte e dei suoi suggeritori?
Vabbè che tocca rilanciare l’economia, specie quella degli amici che si occupano storicamente di rifiuti, ma un reato di disastro ambientale non ci scappa? O, alla vista dei media di convenienza, uno di “falso di massa” (esempio: lo Stato di polizia chiama alla rappresaglia contro gli infami che passeggiano sui Navigli, o qua e là? Pronta l’astuzia tecnoscientifica: gente distanziata ripresa col teleobiettivo in modo da farla apparire tutta ammassata). E uno di strage, quanto meno colposa per tutti quei morti cremati istantaneamente, fuori dagli affetti, e soprattutto dalla vista, dei parenti. Falso in atto pubblico?
Fulvio Grimaldi – https://fulviogrimaldi.blogspot.com/
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Commento di NPCI: “La pandemia del Covid-19 ha fatto scontrare l’umanità intera con gli inconvenienti che ci sono a vivere di fatto associati e dipendenti l’uno dall’altro a livello di quartiere, città, paese e del mondo intero, ma con un sistema di relazioni politiche ed economiche che non corrispondono a questa aggregazione: dipendiamo l’uno dall’altro, ma siamo in concorrenza l’uno con l’altro…”