“Liberare la Patria” quando i sudditi sono costretti al consenso

“Ribellarsi è giusto” – Mao.

“Bellum est in eos qui Judiciis coerceri non possunt” – Cicerone

Quando la forma di governo può essere giudicata come tirannica e, di conseguenza, quali possono essere le modalità da considerarsi lecite per abbatterla? Un dilemma che affonda negli albori della Storia moderna (e della filosofia).

“Dove i cittadini sono oppressi da un’autorità pubblica che va al di là delle sue competenze, essi non ricusino di fare quelle cose che sono oggettivamente richieste dal bene comune e sia perciò lecito difendere i propri diritti contro gli abusi dell’autorità”. (Gaudium et Spes, Concilio Vaticano II, 7 dicembre 1965)

“Colui che allo scopo di liberare la Patria uccide il tiranno viene lodato e premiato quando il tiranno stesso usurpa il potere con la forza contro il volere dei sudditi, oppure quando i sudditi sono costretti al consenso. E tutto ciò, quando non è possibile il ricorso a un’istanza superiore, costituisce una lode per colui che uccide il tiranno”. (Commento alle sentenze, Tommaso d’Aquino).

La tirannide è l’esito di un processo di privatizzazione radicale che s’innesca quando i regimi democratici non sanno o non vogliono mantenere una regola pubblica e comune.

Da “La Repubblica” di Platone:

Nella metropoli democratica il gioco politico si svolge fra tre gruppi :
- i parassiti che cercano di arricchirsi con la politica;
- i ricchi;
- il demos, cioè la massa del popolo, composta di persone che lavorano per conto proprio, non si occupano di politica e non hanno grandi proprietà, ma che, quando si radunano, sono il gruppo più numeroso e potente.

“Il primo gruppo ottiene l’appoggio del demos contro i ricchi, per impossessarsi delle loro sostanze; i ricchi, a loro volta, cercando di difenderle, diventano oligarchici, se già non lo erano prima. Il popolo si farà proteggere da qualche prostates, cioè da un capo che riesce a imporsi all’attenzione collettiva. Il prostates è il germoglio da cui si sviluppa il tiranno. Il prostates cercherà di approfittare della sua posizione per arricchirsi a scapito degli altri e per schiacciare i propri avversari. Si farà dei nemici, che cercheranno di ucciderlo: e questo sarà il pretesto col quale chiederà al popolo una guardia del corpo personale. Il prostates non è più un cittadino come gli altri, perché dispone di una forza armata personale: questo è l’atto di origine della tirannide”.

“Una volta divenuto tiranno, il prostates cercherà di mostrare un volto affabile verso i concittadini, e susciterà guerre, per legittimarsi come capo e impoverire o sopprimere i suoi nemici interni. Eliminerà i migliori, anche fra i suoi sostenitori, per non avere rivali, e si circonderà di mediocri, che staranno con lui per viltà o per sete di guadagno. Si varrà, inoltre, dei poeti per condizionare l’opinione pubblica. Infatti, i poeti, con le loro belle voci prezzolate, sono strumenti propagandistici essenziali nelle tirannidi e nelle democrazie, mentre la loro importanza decresce man mano che si progredisce nella scala delle costituzioni (568b ss). Tanto più, infatti, una costituzione è strutturata secondo una forma, tanto meno è utile la manipolazione delle emozioni operata dai poeti.”

Ma una “sana e robusta Costituzione” basta ad evitare la degenerazione?:
“La tirannide nasce da una trasformazione della democrazia . La transizione della democrazia in tirannide è dovuta, come nel caso dell’oligarchia, proprio al bene dominante che è perseguito in quel regime. L’oligarchia va in rovina per l’avidità di denaro, la democrazia a causa dell’eccessiva libertà. La libertà democratica è una libertà senza principii e senza autocontrollo: «alla fine (i tiranni) non si danno più pensiero né delle leggi scritte né di quelle non scritte, affinché nessuno sia loro padrone in nessun modo»

Jure Eler

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