Erdogan, vestito a stelle e strisce, torna all’ovile americano…

“Erdogan è tornato amerikkkano a tutti gli effetti. Non poteva che andare così. Gli interessi sono complementari. I russi s’illudevano che, con qualche S-400 e il Turkstrem, se lo fossero comprato. L’ottomano non rinuncerà mai alle sue milizie jihadiste e ad almeno pezzi di Siria. Cosa necessaria anche agli Usa e Israele. Impartisce schiaffazzi a tutti, ma soprattutto a Putin. In Libia, Siria, Asia Centrale, Xinjang, Balcani… Fino a quando?” (F.G.)

“…ha anche “tuonato” contro la decisione UE di una missione navale per impedire l’arrivo di armi in Libia, come concordato nella recente conferenza a Berlino, ma forse il pericolo più grande è che Haftar gli bombardi le navi quando arrivano in porto come è successo ieri l’altro a Tripoli…” (F.R.)

“Io non credo che Erdogan possa giocare contemporaneamente sui tavoli della Libia e della Siria contro il volere di Russia, Iran ed Egitto. Credo invece che da una parte non sa come risolvere il problema del suo mostro di Frankenstein jihadista e dall’altra sta ricercando una posizione negoziale più aggressiva. O magari, banalmente vuole riportare a casa i suoi consiglieri militari prima che finiscano in mano siriana.
Strana quella specie di ammissione di essere isolato…” (P.P.)

“Il Sultano ha disatteso tutti gli accordi sul disarmo dei ribelli alqaidisti e ora minaccia d’intervenire militarmente per bloccare l’offensiva governativa nella provincia di Idlib. Gli Usa ne approfittano per rilanciare l’alleanza con Ankara e ritardare la pacificazione siriana. Ora siamo alla resa dei conti. I complessi negoziati tessuti negli ultimi tre anni da Vladimir Putin per raggiungere un’intesa con il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, conseguire il disarmo dei ribelli jihadisti e arrivare alla pace in Siria sono vicini al punto di rottura. L’uccisione di sei soldati e di un civile di Ankara colpiti mentre si muovevano in territorio siriano senza aver segnalato la propria presenza a Mosca e Damasco ha innescato una rappresaglia turca costata la vita ad una settantina di soldati governativi. La pesante “escalation” sta dimostrando i limiti degli accordi di Sochi del 2018 con cui i turchi s’impegnarono a disarmare i ribelli e a farsi carico della loro neutralizzazione.” (Continua: https://it.sputniknews.com/opinioni/202002088695551-siria-putin-e-erdogan-alla-resa-dei-conti/)

Articolo collegato: http://aurorasito.altervista.org/?p=10418&fbclid=IwAR04PUTIqYPg7j8pUAXl1yfsZLyksBCFxvzy7n_JbUBvciOwrm7PtYga2GU

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