29 marzo 2020 – Referendum popolare per dire si o no alla riduzione del numero dei parlamentari
Con decreto del presidente della Repubblica del 28 gennaio 2020 è stato indetto, per il giorno domenica 29 marzo 2020, il referendum popolare, ai sensi dell’art. 138, secondo comma, della Costituzione, per l’approvazione del testo della legge costituzionale concernente «Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari», approvato dal Parlamento in seconda votazione a maggioranza assoluta, ma inferiore ai due terzi dei membri di ciascuna Camera e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 240 del 12 ottobre 2019.
Le operazioni di voto si svolgeranno domenica 29 marzo 2020, dalle ore 7 alle ore 23. L’elettore, per votare, dovrà esibire al presidente di seggio la tessera elettorale personale (o un attestato sostitutivo) e un documento di riconoscimento.
Questo è il quarto referendum costituzionale nella storia della Repubblica Italiana.
La legge di revisione costituzionale è stata approvata in doppia lettura da entrambe le Camere a maggioranza assoluta, ex articolo 138 comma 1 della Costituzione. Dal momento che in seconda deliberazione la legge non è stata approvata a maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti di ciascuna camera, un quinto dei senatori ha potuto richiedere il referendum confermativo, come da comma 2 dell’articolo 138.
Nota di Paolo D’Arpini: “Se la volontà di diminuire il numero dei parlamentari, da parte delle forze sedicenti democratiche sedute in Parlamento, è legata al “risparmio”, allora si risparmi sugli stipendi e sulle prebende e sui privilegi e sui vitalizi dei parlamentari stessi”
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http://paolodarpini.blogspot.com/2019/10/taglio-del-numero-dei-parlamentari.html
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Commento di Vincenzo Zamboni: “Tra poco gli italiani saranno chiamati ad un referendum che decida il numero dei parlamentari della Repubblica. Se diminuirli sia considerato un criterio di miglioramento, è evidente che il numero ottimale è: uno solo.
In tal caso mi dichiaro pronto ad assumere il ruolo di parlamentare unico della Nazione.
Tuttavia consiglio tutti alla riflessione ponderata.
L’unico precedente di riduzione parlamentare, in Italia, si è registrato nel 1929, quando il fascismo diminuì i rappresentanti da 535 a 400.
Coerentemente proprio con l’idea che se uno solo comanda vuol essere disturbato da un minor numero di voci.
Ma questa si chiama dittatura, non pluralismo democratico…”