Contro l’apologia della tirannide umana verso gli animali…
“Ciò che i nazisti hanno fatto agli ebrei, gli umani lo stanno facendo agli animali”. (Isaac Singer, premio nobel per la letteratura, ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, vegetariano).
Quanti capiscono il dolore lacerante di noi che condividiamo l’angoscia ed il terrore degli animali ingiustamente e crudelmente sacrificati dall’egoismo umano? Siamo coinvolti fin dal profondo e ogni animale ucciso è come se parte di noi, o una persona a noi cara, fosse torturata, uccisa ogni giorno, ogni istante. Pensare a quello che subiscono in questo stesso momento milioni di animali nei mattatoi, negli istituti di sperimentazione, nei boschi, nei mari ecc. ci sprofonda nella disperazione dell’impotenza.
Il nostro esprimere la realtà dell’universo animale può apparire a volte aggressivo o accusatorio e questo suscita sensi di colpa in chi si sente come giudicato; in chi rifiuta di conoscere gli effetti delle sue scelte gastronomiche perché considera preminente il suo piacere al dolore e alla vita dell’animale.
Noi cerchiamo di evidenziare non un reato qualsiasi ma un massacro sistematico di proporzioni apocalittiche: per questo, da qualcuno, siamo considerati estremisti, esaltati, gente da evitare. Ma se fosse un loro parente ad essere catturato, imprigionato, torturato, ucciso certo non sarebbero così concilianti verso i loro carnefici. Come non sono altrettanto tolleranti verso la tirannia a danno degli umani. Ma la nostra coscienza ci impone di difendere l’uomo e l’animale. La coerenza negli ideali è prerogativa della cultura universalista vegan.
Anche essere troppo onesti, chiedere giustizia per tutti, preoccuparsi del bene del prossimo è per alcuni estremismo. Ma se estremismo è chiedere amore per tutti gli esseri viventi i primi estremisti sono stati, e sono, gli uomini più illuminati della terra che hanno superato la devastante visione antropocentrica chiedendo rispetto e amore per l’uomo come ogni altro essere senziente.
La nostra etica, (nostro fiore all’occhiello) è la non violenza in senso universale; e in questo il nostro è un estremismo vitale, benefico, positivo. C’è un estremismo positivo ed uno negativo, quello negativo genera intolleranza, prevaricazione, violenza, ingiustizia; quello positivo tende all’inclusione dell’altro, al rispetto del lontano, del diverso. E siamo consapevoli della graduale maturità civile morale e spirituale dell’uomo.
Estremisti sono coloro che, chiusi nella loro limitante visione della vita, intollerabilmente rifiutano di includere nella loro sfera percettiva anche gli animali, spesso migliori degli uomini. Siamo estremisti perché consideriamo l’uccisione di un cavallo alla stregua dell’uccisione di un uomo? Per noi la vita ha la sua sacralità, e la difendiamo in qualunque forma si manifesti.
Siamo estremisti perché ci rifiutiamo di utilizzare anche i prodotti derivati degli animali, latte, formaggi, uova, miele e di non indossare pellicce, pelli o lane per i quali si condanna ugualmente alla prigionia a vita, alla sofferenza perpetua e alla morte gli animali, che ci implorano di essere salvati dal nostro perfido piacere gastronomico nei nostri macabri banchetti di sangue e di dolore?
Come possiamo noi vegetariani e vegani essere moderati pensando che miliardi di animali, uniti a noi da parentela biologica, siano oggettivizzati, mercificati dalla tirannide umana? Siamo consapevoli del nostro rigore, ma non ci fermeremo e grideremo la verità, con garbo e determinazione, quand’anche crollassero i cieli; difenderemo chi non può difendersi e saremo incorruttibili come la fede. Non si dice ad un uomo la cui casa brucia di dare l’allarme con moderazione; né di essere misurati nel salvare la propria moglie dalle mani del suo stupratore o ad una madre di salvare con calma il suo bambino caduto in un pozzo. Siamo nel giusto, non saremo evasivi, non ritratteremo e non indietreggeremo di un millimetro, e saremo condivisi.
Franco Libero Manco