Genocidi disumani e genocidi umani

Oggi parliamo solo di isteria perché si mischia crudamente con la realtà.

Roger Hallam, cofondatore del movimento ecologista “Extinction Rebellion” ha dovuto scusarsi per un suo commento riguardante l’Olocausto, commento che ha scatenato un’ondata d’indignazione e gli ha fatto perdere i contratti di pubblicazione delle sue opere con l’editore tedesco Ullstein. Il politico “green” britannico Volker Beck lo ha accusato di gettare discredito sul movimento ecologista.

Che cosa ha detto di così grave Roger Hallam? Ha per caso negato il genocidio nazista? Lo ha esaltato?

No, niente di tutto questo. Ha detto che non è stato un evento eccezionale (nel senso di essere un’eccezione) dal momento che “millions of people have been killed in vicious circumstances on a regular basis throughout history”.

In realtà, per non andar lontani, basta pensare allo sterminio dei nativi americani per poter essere d’accordo, o allo sterminio degli Armeni e degli Assiri cristiani nell’Impero Ottomano.

Certo, Hallam ha usato un termine non proprio adatto: “un’altra puttanata (“fuckery”) nella storia umana”. E in questo si può criticare. Certo, il genocidio nazista ha delle specificità, come la sua gestione gelidamente razionale (anche se non si può negare che donare agli Indios vestiti impregnati del virus del vaiolo fosse una strategia molto razionale e scientifica da parte degli Spagnoli, una vera arma chimica-batteriologica ante litteram). Certo, il fatto che il genocidio nazista veniva perpetrato dai governanti di quella che era forse la nazione più civile del mondo occidentale, apre stupefacenti e preoccupati interrogativi su cosa significhi “civile” o cosa significhi “cultura” e dona a questo crimine un’altra sinistra specificità.

Ma il punto è che queste specificità non configurano una unicità, come vuole la compulsiva narrazione politicamente corretta imperial-sionista.

E’ un punto su cui il Sionismo e i suoi supporter non transigono e non perdonano.

Noam Chomsky ha denunciato il lungo e perdurante negazionismo sionista, che ha proibito per decenni di riconoscere il genocidio degli Armeni (che, come si sa, aveva proprio ispirato quello nazista). Ecco il suo resoconto di cosa successe nel 1982, per esempio, in occasione di una conferenza sui genocidi da tenere in Israele, dove Elie Wiesel doveva essere il Presidente onorario:

“Il governo israeliano fece pressioni su di lui (Wiesel) per non far nessun cenno al genocidio degli Armeni. Avevano permesso di parlare di altri genocidi, ma non di quello armeno. Dovette cedere per le pressioni del governo ed essendo un funzionario fedele, come effettivamente era, fece marcia indietro … perché il governo israeliano aveva detto che non voleva che si creasse un caso sul genocidio degli Armeni”.

Wiesel andò oltre e si mise in contatto anche con il famoso storico dell’Olocausto israeliano, Yehuda Bauer, e lo supplicò di boicottare, insieme a lui, la conferenza. “Un comportamento, questo, che dà il segno della misura in cui gente come Elie Wiesel hanno svolto il loro lavoro di ogni giorno, servendo gli interessi dello Stato di Israele” – spiega Chomsky, “fino al punto di negare un olocausto, cosa che continua regolarmente a fare”.

Noam Chomsky riferisce che Elie Wiesel si mise a lamentarsi: “Vogliono rubarci l’Olocausto!”

Wiesel ebbe il permesso di riconoscere il genocidio armeno solo diversi anni più tardi.

Anche nel mio immaginario il genocidio nazista degli Ebrei ha un ruolo specifico e in qualche modo una collocazione privilegiata. Sicuramente in questo gioca la vicinanza storica, il fatto che tutta la mia famiglia partecipò alla Resistenza, che i miei zii furono tra gli estensori dell’Appello di Milano per il reintegro nell’università dei docenti ebrei e infine che un mio cugino morì a 20 anni in campo di concentramento in Germania dopo essere stato arrestato dalla Gestapo, συμπάϑεια quindi. E sicuramente gioca anche una contiguità culturale. E giocano anche le mie amicizie e le mie conoscenze personali. Ma pensare all’Olocausto come a una unicità, come al “male assoluto” – che è quanto qui da noi in Occidente si è costretti a fare – porta senza troppi passaggi a non vedere, a sottovalutare o addirittura a negare altri immensi crimini come, per rimanere nel medesimo periodo storico, i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, l’Olocausto Celeste.

Porta a valutazioni a senso unico, omologate, conformiste e, come denunciava Chomsky, all’obbligo di essere funzionari fedeli di volontà politiche oppressive, vessatorie, crudeli e squilibrate.

Tutto ciò è ben sintetizzato dalla reazione alle dichiarazioni di Roger Hallam del ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas: “Il genocidio nazista] è stato inumano in modo esclusivo”.

Parole che si sono meritate il commento sarcastico del geniale jazzista britannico di origine israeliana Gilad Atzmon:

Il ministro degli Esteri tedesco è in grado di fornire una lista di quelli che lui considera “genocidi umani”?

Piotr

PS. Faccio notare che il genocidio degli Armeni e degli Assiri rischia di ritornare ad essere roba che scotta, perché tra i protagonisti ci sono stati gli oggi santificati Curdi e molte delle terre sulle quali rivendicano un’esclusività anche politica erano in realtà armene e assire prima di quel crimine. Per non parlare di nuovo delle pulizie etniche operate nel nordest della Siria dall’SDF/YPG quando erano al soldo diretto degli Stati Uniti.

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