MACELLAZIONE RITUALE: TRADIZIONE ARCAICA E CRUDELE

“La compassione è un miracolo più grande del camminare sulle acque”

Vi è un valore morale al di sopra di tutti gli altri: la compassione, la capacità dell’animo umano di condividere la sofferenza dell’altro, unica vera garanzia per il rispetto tra componenti una comunità e la loro pacifica convivenza. Valore che tutti i grandi mistici, santi e grandi filosofi hanno invocato e che oggi sicuramente approverebbero, specialmente se le tradizioni ed i rituali appartengono ormai a contesti violenti mai giustificabili.

L’indifferenza verso il dolore e la vita dell’animale da sempre inclina l’essere umano all’ingiustizia e alla violenza verso il suo stesso simile.

Secondo i dettami biblici all’uomo è affidato il compito di tutelare tutte le creature (Ge. 2,15). Ogni legge è data affinché un popolo attui il suo percorso evolutivo, ma quando la tradizione preclude lo sviluppo etico, civile, culturale e spirituale dell’uomo deve necessariamente essere superata.

Ogni progresso sociale ha potuto attuarsi soprattutto nel superamento di tradizioni non più rispondenti alle necessità civili, democratiche di una comunità. Nulla ha valore imperituro; solo la compassione, l’amore, la misericordia sono immutabili nel tempo alle quali ogni altro principio è destinato ad uniformarsi. “Non fare ad altri ciò che non vorresti per te stesso”, questa è la legge valida sotto ogni cielo e che oggi tutti i Grandi certamente estenderebbero a tutti i viventi.

Una tradizione ha valore e va rispettata solo nella misura in cui è strumento di evoluzione per l’uomo sul piano della crescita della coscienza civile e morale, e soprattutto quando è in accordo con le mutate esigenze dell’animo umano proteso verso la sua integrale realizzazione in armonia con tutte le creature, nel rispetto della sacralità della vita, della libertà, della valorizzazione delle differenze formali costituenti la diversità biologica; diversamente le tradizioni devono essere superate, come sono state superate dal mondo occidentale le crocifissioni, i roghi o lo schiavismo, la lapidazione ecc.

Noi siamo lontani dalla dichiarazione rilasciata nel 1983 al capo della Comunità Ebraica di Parigi quando un gruppo di animalisti e intellettuali francesi chiese di usare anestetizzanti per gli agnelli sgozzati dagli Ebrei. Il capo rabbino rispose che “Per la remissione dei peccati occorre la sofferenza, perché senza la sofferenza degli animali non ci potrebbe essere purificazione e redenzione per la Comunità Ebraica”. Un’affermazione oscurantista, quanto retrograda, dal momento che l’innocente paga, contro la sua volontà, per il peccatore. L’islam di tradizione ebraica richiama la Bibbia in cui per ben mille volte è riportata la parola sangue, sacrificio e vittima. Ma San Giovanni Crisostomo, uno dei Padri della tradizione cristiana, dice: “Che cosa stai dicendo Mosè?Il sangue di un agnello purifica gli uomini? Li salva dalla morte? Come può il sangue di un animale purificare gli uomini, salvare gli uomini, avere potere contro la morte?”

Noi vogliamo uniformarci alla condizione dell’uomo prima del peccato originale in cui nel paradiso terrestre Dio dà all’uomo un preciso comando ad essere vegetariani: “Ecco, io ti do ogni erba che produce seme e ogni albero in cui è frutto saranno il vostro cibo, mentre agli animali do la verde erba dei campi” (Gn: 1,29).

Per ciò che riguarda l’Islam, è nota la compassione di Maometto verso la condizione degli animali: “Esiste una ricompensa per chi fa del bene a qualunque essere vivente”. E secondo una tradizione Sufi Allah disse a Maometto: “Se proprio dovete uccidere, al posto di 40 polli uccidete una capra, al posto di 40 capre uccidete 10 mucche, al posto di 40 mucche uccidete 10 cammelli”, a dimostrazione del valore della vita attribuita ad ogni singola creatura e nella volontà di non causare inutili sofferenze specialmente a quegli animali il cui contributo è stato ed è determinante per il progresso dell’uomo. Sotto questi auspici il Corano continuamente richiama alla compassione e alla misericordia per gli animali e invita l’uomo a trattarli con il massimo rispetto perché “Chi non ha compassione per gli altri esseri viventi non avrà la compassione di Dio”.

Anche nella legge ebraica troviamo chiare indicazioni a superare antiche e non più giustificabili tradizioni: “Voglio l’amore non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti” (Os: 6,6), comando suggellato più tardi da Gesù nel discorso della Montagna, ampiamente accettato e condiviso sia dalla tradizione ebraica che islamica: “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia”. E troviamo ancora che Dio, per bocca del Profeta Zaccaria si dissocia da certi rituali inutili e crudeli: “Pasci quelle pecore da macello, che i compratori sgozzano impunemente e i venditori dicono: Sia benedetto il Signore, mi sono arricchito e i pastori non se ne curano affatto. Neppur io perdonerò agli abitanti del paese oracolo del Signore “Ecco, io abbandonerò gli uomini l’uno contro l’altro, l’uno in balia dell’altro, non mi curerò di liberarli” (Zc:11,4-6)

Franco Libero Manco

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