Cultura essena e nascita del cristianesimo… – Corrispondenza tra Francesco Mattioli e Paolo D’Arpini
Essenismo e cristianesimo – In replica all’intervento di Francesco Mattioli sul mio articolo: https://paolodarpini.blogspot.com/2019/08/la-nascita-del-cristianesimo-nellottica.html.
Mi scrive Mauro Galeotti direttore de La Città.Eu: “Caro Paolo, volevo dirti che ha replicato al tuo articolo sulla nascita del cristianesimo il sociologo Francesco Mattioli. (sul sito: http://www.lacitta.eu/cronaca/46392-il-sociologo-francesco-mattioli-replica-a-paolo-d-arpini.html ). Un caro saluto
Mauro”
Mia rispostina:
Grazie Mauro, apprezzo lo sforzo di Francesco Mattioli, che ho conosciuto personalmente ai tempi di Calcata, di giungere ad una “conclusione” sulla stesura della storia reale, sui fatti, attraverso lo studio delle varie fonti “storiche” disponibili e attraverso le varie interpretazioni elaborate nel corso di due millenni da vari uomini di cultura, perlopiù “religiosi di mestiere” (nel novero ci inserisco anche gli anti-religiosi alla Luigi Cascioli, il compianto benedettuomo che cercò di confutare l’esistenza fisica di Gesù utilizzando le stesse fonti che ne “testimoniavano” l’esistenza). Sì, ringrazio il Mattioli per aver sollevato un velo sul processo di costruzione della storia, e con lui su molti punti concordo. Forse però non è stato da lui colto il punto saliente della mia analisi psicostorica, ovvero la confluenza innegabile della dottrina essena nel cristianesimo.
La scoperta dei rotoli di Qumran è stato un duro colpo per la storiografia cristica ufficiale, quella dei vangeli approvati dal potere temporale ed ecclesiastico unificato attorno al IV secolo. I rotoli di Qumran descrivono il senso intimo del cristianesimo prima della nascita ipotetica di quel Messia chiamato “Gesù”.
I rotoli di Qumran sono antichi rotoli di pelle ritrovati, nel 1947, all’interno di antiche giare nascosta in alcune grotte che si trovavano in una zona desertica a circa 30 Km. dalle rive desertiche del mar Morto. Alcuni di questi rotoli sono dei veri è propri documenti che descrivono il culto, i rituali e la vita degli abitatori di quelle grotte: gli Esseni. Prima del 1947 tutte le notizie riguardanti gli Esseni venivano da Plinio il Vecchio, da Filone, da Giuseppe Flavio ed Epiphanio. Questi infatti narrano che la comunità degli Esseni fu una setta di derivazione ebraica presente in vari luoghi della Palestina sulle sponde del Mar Morto. La loro filosofia è riportata nei famosi manoscritti, in paleo-ebraico ed aramaico (composti da 800 rotoli e 15.000 frammenti) prodotti tra il 170 a.C. ed il 60 d.C. trovati nel 1947 in 30 grotte a Qumran nei pressi del Mar Morto, quartiere esseno dove Gesù celebrò l’Ultima Cena…
C’è un’impressionante coincidenza tra il linguaggio dei Rotoli e quello dei Vangeli, in merito ad espressioni (sono solo alcuni esempi) quali “figli della luce” e “figli delle tenebre”, le “acque vive”, ecc… Inoltre i tratti essenziali del pensiero esseno hanno incredibili comunanze con quello di Giovanni Battista e di Gesù: i toni apocalittici ed escatologici espressi dall’idea dell’imminenza dell’avvento del Regno (Stato di Israele), l’obbligo di non giurare e l’elogio della povertà, ecc… Esistono, inoltre, incredibili somiglianza tra i riti esseni e quelli cristiani: gli Esseni praticavano battesimi immergendo il capo in vasche battesimali in un modo estremamente simile a quello praticato da Giovanni Battista; gli Esseni praticavano dei riti eucaristici nel corso dei quali il Sacerdote spezzava il pane e beveva il vino per primo, seguito dopo dagli adepti, ecc…
Però esistevano anche profonde differenze tra gli Esseni ed i cristiani: gli Esseni credevano che il contatto con Dio potesse essere ricercato solo tramite una personale indagine interiore volta a liberarsi dagli inganni del corpo. Per gli Esseni, l’idea di un sacerdote che fa da tramite tra credenti e Dio (principio fondante del cristianesimo) era un concetto assurdo. Così come era assurda (e blasfema) l’idea di un dio-uomo poiché la carne è illusione, peccato, mentre Dio è puro spirito. L’idea di un Dio che si fa corpo era per loro una mostruosità ed era per loro raccapricciante l’idea di “mangiare Dio” attraverso il pane o di berne il sangue attraverso il vino.
Ma torniamo a Gesù ed al cristianesimo. Gli Esseni credevano nell’avvento di un messia davidico che doveva scacciare, con le armi, il nemico romano e fondare lo Stato di Israele. Per questa ragione, nel I sec. d.C. gli Esseni aiutarono gli Zeloti e il loro aiuto fu fondamentale: essi profetizzarono l’avvento del messia liberatore incoraggiando così il popolo a sostenere la lotta del movimento zelota. Insomma, non solo Gesù visse a Gamala, patria degli Zeloti, non solo fu crocifisso (pena riservata dai romani a chi si macchiava di lesa maestà, come facevano gli Zeloti)… ma Gesù fu anche discepolo di quel Giovanni Battista che predicò e visse in quella stessa piccola zona geografica desertica dove predicarono e vissero gli Esseni. Esseni con i quali Gesù e Giovanni Battista condividevano un gran numero di principi etici e religiosi, con i quali condividevano le stesse attese, lo stesso linguaggio e la stessa terminologia! Sembra un po’ troppo per essere una semplice “coincidenza”! Ma se Gesù fu un Esseno ribelle, come ha fatto a trasformarsi nel mite uomo-dio che dice “Date a Cesare quel che è di Cesare”? La risposta va ricercata nell’essenismo “revisionista” che nacque in seguito al fallimento del messianismo. Gli “Esseni revisionisti” furono sacerdoti che, per ragioni di opportunità, tradirono e gradualmente stravolsero i principi religiosi esseni. E qui torniamo alla funzione di Paolo di Tarso all’invenzione del cristianesimo universale ed all’uscita dalla tradizione giudaica di carattere etnico.
Un parere come un altro, per carità, senza alcuna pretesa di “verità” assoluta.
Un caro saluto a te ed a Francesco Mattioli, ciao Paolo
P.S. Forse per una certa emulazione nei confronti degli esseni che nascosero tutti i loro documenti nelle grotte, anch’io a Calcata lasciai tutte le copie fotostatiche dei miei articoli in alcune grotte. Migliaia di pezzi di carta colorata ed in bianco e nero. Beh quasi tutti gli originali furono distrutti dall’umidità e dal fuoco appiccicatovi da alcuni satanassi miei nemici. Le copie avrebbero potuto fare la stessa fine solo che in extremis mio figlio Felix decise di salvare il malloppo, riponendolo a Calcata in luogo sicuro (almeno spero). Rallegriamoci dunque per la ricerca storica dei posteri, anche se noi non saremo certamente ancora vivi… Ciao