La corruzione è una pratica “logica”
Robert Klitgaard, esperto di corruzione, afferma che «la corruzione è un reato basato sul calcolo, non sulla passione. Le persone tendono a corrompere o a essere corrotte quando i rischi sono bassi, le multe e punizioni minime, e le ricompense grandi».[2] Lo studioso dei fenomeni di corruzione semplifica affermando che la propensione alla corruzione può essere rappresentata dalla seguente formula:
C = M + S – R
dove C, la Corruzione, è tanto più probabile quanto più alta è la somma di Monopolio più Segretezza, meno Responsabilità, cioè responsabilità civile e penale. Nell’equazione di Klitgaard Monopolio e Segretezza hanno valori altissimi quando si tratta di acquisti/vendite del settore militare[3] e l’unica maniera per diminuire la propensione alla corruzione è innalzare la probabilità di una punizione severa, cioè Responsabilità civile e penale. Il meccanismo di corruzione nel caso di un valore C molto alto equivale, nella teoria dei giochi, al caso di “n” persone nella situazione del dilemma del prigioniero, dove l’equilibrio si risolve con la convenienza per tutti della corruzione, cioè ogni “giocatore” – politico, portaborse, agente, ufficiale, e azienda venditrice – tende alla scelta che massimizza l’utile, cioè alla corruzione.[4] Solo una rigorosissima Responsabilità penale e civile può rendere “sconveniente” la corruzione.
Vittorio Marinelli