NPCI: “Aspro scontro tra i vertici del CSM”

Analizzare la “guerra tra bande” in atto e l’azione di una parte della Magistratura liberi dalla visione distorta del legalitarismo, permette di vedere e sfruttare le opportunità che la situazione fornisce ai comunisti e di trarre insegnamenti utili per il futuro.

In questi giorni si sta consumando un aspro scontro ai vertici del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), organo che presiede a divisione e ordinamento dei compiti, assunzione dei magistrati, nomina agli incarichi e carriera e quindi massima espressione del potere giudiziario nel nostro paese, è scosso dalla tempesta.

Dei suoi 24 componenti eletti 16 dai magistrati e 8 dai parlamentari (i tre non eletti sono il presidente della Repubblica che presiede il CSM e il primo presidente e il procuratore generale della Corte suprema di Cassazione), quattro si sono dimessi, uno si è autosospeso e probabilmente altri seguiranno. I dimissionari e l’autosospeso sono accusati (dalla procura di Perugia) di aver manovrato assieme all’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), Luca Palamara e ai deputati del PD Luca Lotti (braccio destro di Matteo Renzi) e Cosimo Ferri, per far designare dal CSM a capo della procura di Roma il procuratore generale di Firenze (Marcello Viola) invece del procuratore di Firenze (Giuseppe Creazzo) in modo da insabbiare l’inchiesta per corruzione a carico di Lotti (caso CONSIP – Centrale Acquisti della Pubblica Amministrazione Italiana, scoppiato nel 2016) di cui la procura di Roma è titolare.

Analizzare lo scontro alla luce del materialismo dialettico e con autonomia ideologica dalla classe dominante è molto utile e istruttivo per comprendere cosa sta accadendo ai vertici della Repubblica Pontificia: la lotta che si acuisce tra i più autorevoli esponenti del campo nemico del proletariato e le possibilità che essa offre per lo sviluppo della nostra attività rivoluzionaria.

In primo luogo dobbiamo non lasciarci confondere dalle grida allo scandalo e dagli starnazzi sulla “indipendenza violata della Magistratura” che emettono gli esponenti del “teatrino delle politica borghese” e i professionisti del sistema di confusione, disinformazione e intossicazione delle menti e dei cuori delle masse popolari. In particolare nelle file delle masse popolari dobbiamo contrastare l’ingenuo legalitarismo di tanti esponenti, attivisti ed elettori del M5S. Le manovre messe alla luce in questi giorni sono cosa che negli ambienti della Repubblica Pontificia che contano già “tutti sapevano”, sono pratiche correnti ai suoi vertici. Di strano e scandaloso in questa vicenda non c’è nulla: non siamo davanti ad un caso di “mele marce”, a una “deviazione dalla retta via”. Ciò che è nuovo è che qualcuno mette alla luce del sole una parte della realtà normalmente tenuta nascosta alle masse popolari.

La Magistratura nel nostro paese non è mai stata un “potere indipendente” (come scritto anche nella Costituzione del 1948). Essa è una delle principali istituzioni della Repubblica Pontificia e, come per le Forze Armate, per le Forze dell’Ordine, per i Servizi Segreti e per il resto della Pubblica Amministrazione, i suoi alti dirigenti erano legati da una fitta rete di relazioni e legami di classe e ambiente di provenienza, di clientele, favori, affari, relazioni di parentela, ricatti e corruzione, ecc. agli altri esponenti del regime DC prima e negli ultimi quarant’anni lo sono stati agli esponenti delle Larghe Intese e, sopra di questi, ai padrini della Repubblica Pontificia: alta borghesia, Vaticano, Organizzazioni Criminali e gruppi imperialisti USA, europei e sionisti. In particolare nessuno ascende alle alte cariche della Magistratura senza i nullaosta dei vertici della RP.

La storia del nostro paese parla chiaro:

- la Magistratura (come il resto della Pubblica Amministrazione e in particolare le Forze Armate, le Forze dell’Ordine e i Servizi Segreti) dopo la Resistenza non è stata epurata dai fascisti, grazie alla sudditanza di Palmiro Togliatti e della destra del PCI alla borghesia imperialista e al Vaticano. Quest’ultimo proprio in quel periodo tramava per dare forma, in alleanza con gli imperialisti USA e con un ruolo ausiliario ma rilevante della Mafia (la strage del 1° maggio 1947 a Portella della Ginestra lo ricorda), alla Repubblica Pontificia e assumeva il ruolo di governo occulto del paese per far fronte alla “minaccia rossa”;

- la Magistratura ha avuto un ruolo attivo nella sterilizzazione delle parti progressiste della Costituzione: fu infatti la Corte di Cassazione a decretare con sentenza del 7 febbraio 1948 la distinzione delle norme della Costituzione in precettive (che entravano subito in vigore) e programmatiche (che sarebbero entrate in vigore solo previe apposite leggi che o non vennero mai fatte o vennero fatte quanto la borghesia e il Vaticano lo ritennero opportuno),

- la Magistratura ha avuto e ha un ruolo attivo negli insabbiamenti dei processi sulle “stragi di Stato”, sulla “trattativa Stato-Mafia”, sulle malefatte del Vaticano e del suo clero (IOR, Sindona, Calvi, pedofilia, Manuela Orlandi, ecc.), sulle attività criminali svolte dalla NATO e dai sionisti nel nostro paese, ecc.;

- la Magistratura ha svolto e svolge un ruolo attivo nella “guerra tra bande” in seno alla borghesia: inchieste e processi “ad orologeria” orchestrati su mandato di una parte della classe dominante per fare le scarpe a concorrenti (è il caso di “Mani pulite” che, facendo leva su reati diffusi nella classe politica e conosciuti “da tutti”, venne montata per far fuori DC e PSI che non erano eliminabili per via elettorale; è il caso dei processi contro Silvio Berlusconi montati per ricattarlo e ridimensionarlo politicamente – nella classe dominante “tutti sanno” che con le “stragi di Mafia” degli anni ’80-’90 e le “trattative Stato-Mafia” (protagonisti tra altri Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella) le Organizzazioni Criminali hanno imposto al Vaticano l’accordo per la nuova direzione politica della Repubblica Pontificia e aperto le porte a Forza Italia);

- la Magistratura ha tutelato e tutela i capitalisti colpevoli di crimini contro le masse popolari, i banchieri truffatori e i boiardi di Stato speculatori e ha perseguitato i Partigiani (esemplare il caso di Francesco Moranino), i militanti delle Brigate Rosse e delle altre Organizzazioni Comuniste Combattenti, reprime i proletari che si organizzano e lottano, contrasta la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato.

Chi nella Magistratura non si allinea a questo orientamento viene fatto fuori: è il caso di Falcone e Borsellino che “si erano spinti troppo avanti” nella lotta contro i referenti politici della Mafia, di Luigi De Magistris silurato a causa dell’inchiesta Why Not?, di magistrati come John Woodcock e di altri meno nominati nelle cronache.

Certamente oggi alcuni magistrati non condividono il corso delle cose promosso dalle Larghe Intese e sostengono il governo M5S-Lega, così come una parte dei vertici militari (il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta viene da quell’ambiente e ne è espressione). Domani alcuni di essi probabilmente collaboreranno con il Governo di Blocco Popolare, tanto gravi e generali sono in ogni settore della vita sociale gli effetti della crisi del capitalismo: la classe dominante non riesce più a governare con i metodi in vigore! Il GBP si avvarrà della loro collaborazione mentre epurerà senza esitazioni quelli che saboteranno le misure prese dalle organizzazioni operaie e popolari. Lo farà attuando la settima misura generale del GBP: “Epurare gli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione che sabotano l’azione del GBP, conformare le Forze dell’Ordine (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza), le Forze Armate e i Servizi d’Informazione allo spirito democratico della Costituzione del 1948 (in particolare a quanto indicato negli articoli 11 e 52) e ripristinare la partecipazione universale più larga possibile dei cittadini alle attività militari a difesa del paese e a tutela dell’ordine pubblico”.

Solo con il Governo di Blocco Popolare, che godrà del sostegno delle masse popolari e che poggerà sulla loro organizzazione e mobilitazione capillare (che quindi avrà una forza imponente alle spalle), sarà possibile tagliare i profondi legami che esistono tra Magistratura e vertici della Repubblica Pontificia. Pensare di poter fare una “riforma della giustizia”, una “riforma del CSM”, ecc. e quindi di scardinare e trasformare pacificamente un’istituzione della Repubblica Pontificia quale la Magistratura è un’ingenuità legalitaria, frutto di una visione dello Stato come istituzione “al di sopra delle parti”, avulsa dalla divisione della società in classi e della lotta tra di esse: è un’ingenuità come pensare di combattere efficacemente la Mafia e le altre Organizzazioni Criminali senza sconvolgere la Repubblica Pontificia (di cui le Organizzazioni Criminali sono parte integrante), di riformare la Banca Centrale Europea e la Commissione Europea con un referendum, di uscire dalla NATO e liberarci pacificamente dalle basi degli imperialisti USA che occupano il nostro paese!

Nell’analizzare la tempesta che sta sconvolgendo in questi giorni il CSM, l’aspetto centrale su cui bisogna concentrarsi non è il singolo caso di corruzione, ma chi sono in seno alla classe dominante i mandanti di questa inchiesta, di questo “scandalo ad orologeria” e qual è la posta in gioco in questa “guerra tra bande”. Per il momento questo non è ancora chiaro. Quello che però è certo, è che ad essere colpito in pieno da questo “scandalo” è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: è a lui che il CSM fa capo, è lui il garante del CSM, è suo il dovere istituzionale di controllarne l’operato e di garantirne il buon funzionamento “secondo i dettami costituzionali”.

Ovviamente Mattarella non poteva non sapere delle manovre di Lotti e degli altri (sta già “trapelando” tra l’altro perfino il suo coinvolgimento diretto nella vicenda, con la notizia di un incontro con Lotti avvenuto al Quirinale – i legami di Mattarella con Matteo Renzi (quindi Lotti) sono cosa nota: fu Renzi a portare in porto il 31 gennaio 2015 la sua elezione alla presidenza della Repubblica). Quello che Mattarella non aveva messo in conto era la rottura dell’omertà da parte di esponenti della classe dominante.

Gli artefici della macchinazione sfruttano lo “scandalo” da loro sollevato e le dimissioni di quattro membri del CSM che ne sono conseguite, per investire in pieno il presidente della Repubblica, minare il suo ruolo, esporlo a ricatto o, forse, preparare la sua defenestrazione.

Mattarella è molto ricattabile: come tutti coloro che sono ai vertici della Repubblica Pontificia ha molto da nascondere. In merito nel Comunicato CC 5/2015 – 2 febbraio 2015, emesso subito dopo la sua elezione a presidente della Repubblica, abbiamo scritto:

“A chi oggi ha dubbi sull’opera futura del nuovo presidente della Repubblica e sul suo legame di sempre con la criminalità organizzata, sul suo ruolo nell’inserimento vittorioso delle Organizzazioni Criminali nei vertici della Repubblica Pontificia, diamo principalmente un’indicazione di metodo: guardate ai risultati degli ultimi trent’anni, guardate principalmente ai fatti. L’ascesa delle OC è stata irresistibile perché la borghesia imperialista italiana ne aveva bisogno. La connivenza con le OC è per la borghesia italiana una necessità dettata dalla sua lotta contro le masse popolari, come lo è la connivenza con la Corte Pontificia e la gerarchia ecclesiastica. I gruppi e i personaggi che hanno avuto potere nella Repubblica Pontificia si distinguono solo tra quelli che hanno direttamente favorito l’ascesa delle OC e quelli che vi hanno acconsentito. Quanto alla famiglia di Sergio Mattarella, è stato vietato anche solo parlare del suo ruolo nella Mafia e in particolare nella strage di Portella della Ginestra (1947): per averne parlato, Gaspare Pisciotta finì avvelenato in carcere e Danilo Dolci fu condannato per diffamazione. Chi invoca a prova dell’impegno antimafia della famiglia di Sergio Mattarella l’eliminazione (gennaio 1980) del fratello Piersanti Mattarella o l’opposizione (luglio 1990) di Sergio Mattarella all’ascesa della banda Berlusconi, confonde le lotte tra cosche mafiose rivali con la lotta contro la Mafia. A questa stregua anche Salvo Lima (anche lui vittima nel marzo 1992 delle guerre di mafia) andrebbe annoverato tra i protagonisti della lotta contro la mafia e la criminalità organizzata!

A chi invece giura sull’impegno di Sergio Mattarella a difesa della Costituzione del 1948, parimenti indichiamo di guardare principalmente ai risultati, ai fatti, più che alle dichiarazioni. Ai risultati sul lungo periodo, se non basta che come Ministro della Difesa del governo D’Alema coprì la partecipazione dell’Italia alla guerra in Jugoslavia (con l’uso criminale di armi all’uranio impoverito) in plateale violazione della Costituzione (l’art. 11) o l’acquiescenza pluriennale al Porcellum, la legge elettorale truffa messa a punto da Roberto Calderoli (Lega Nord).

L’elezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica conferma quindi in tutto e per tutto il corso antipopolare che il governo delle Larghe Intese persegue nella politica italiana: il programma comune della borghesia imperialista (…) La novità sta nel fatto che, come l’ascesa di Bergoglio al vertice della Corte Pontificia, l’elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica segna un rafforzamento dell’influenza dei gruppi imperialisti americani in contrasto con i gruppi imperialisti franco-tedeschi (…)”.

I fatti hanno confermato il corso delle cose previsto. Non solo. Dopo le elezioni del 4 marzo 2018, Mattarella cercò di ripetere le gesta fatte nel 2013 dal suo predecessore Giorgio Napolitano (anche lui grande protagonista della “trattativa Stato-Mafia”): ribaltare l’esito delle elezioni politiche e installare un governo di “pilota automatico” (Carlo Cottarelli).

La minaccia del M5S di chiamare alla mobilitazione contro il colpo di mano (a differenza di quanto non fece nel 2013) e di avviare un movimento per la destituzione di Mattarella, fece fallire il colpo di mano e insediare un governo di mediazione: Mattarella ottenne delle garanzie da M5S e Lega, impose alcuni ministri in ruoli chiave (Tria all’Economia e Finanze e Moavero agli Esteri) e ottenne la nomina di un capo del governo che godeva di considerazione e relazioni in Vaticano. Mattarella ha ottenuto inoltre che restassero al loro posto gli alti funzionari della Pubblica Amministrazione, i membri del Consiglio Superiore della Magistratura, dello Stato Maggiore delle Forze Armate, i vertici delle Forze dell’Ordine e dei Servizi Segreti: in sintesi coloro che muovono le leve della “macchina statale”.

Ora una parte della classe dominante vuole fare le scarpe al presidente della Repubblica o ricattarlo in un passaggio in cui i contrasti con la UE e tra UE e USA si sono acuiti. Chi ed esattamente per quale motivo, per il momento ancora non lo sappiamo. In definitiva però è secondario. Quello che è certo e che più ci interessa ai fini della nostra lotta per creare le condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare, sono infatti due aspetti:

1. la “guerra tra bande” in seno alla classe dominante (borghesia e clero) si acuisce, il fronte delle Larghe Intese, pur essendo unito nella propaganda contro il governo M5S-Lega, è diviso da profondi contrasti. Il calo elettorale dei maggiori partiti delle Larghe Intese (PD e Berlusconi) alimenta questo scontro, a sua volta influenzato dalla lotta che su scala internazionale si fa sempre più acuta tra i gruppi imperialisti USA (e i loro complici sionisti) e i gruppi imperialisti franco-tedeschi e che spacca in due la classe dominante di tutti i paesi imperialisti (“partito americano” e “partito europeo”);

2. la breccia aperta dalle masse popolari il 4 marzo 2018 nel sistema delle Larghe Intese accelera la crisi della Repubblica Pontificia: sconvolge assetti, alimenta la lotta in seno alla classe dominante, aggrava l’“ingovernabilità dall’alto” del paese. L’interruzione di quarant’anni di governi delle Larghe Intese è come l’interruzione di una dinastia. La breccia aperta è molto profonda e scuote la Repubblica Pontificia. In questo senso, quello che sta avvenendo in questi giorni nel CSM fa il paio con la tanto reclamizzata assenza dei tre generali in pensione (Leonardo Tricarico, Vincenzo Camporini, Mario Arpino) dalla Festa della Repubblica (2 giugno 2019) come protesta contro la linea seguita dal Ministro della Difesa del governo M5S-Lega, Elisabetta Trenta: un indice del livello raggiunto dallo scontro interno anche nei vertici militari e, inoltre, tra una parte di essi e il M5S.

Per avere un quadro d’insieme dell’azione che una parte dalla Magistratura sta svolgendo in questa fase, bisogna tenere conto anche degli attacchi di una parte della Magistratura nei confronti della Lega. Essi si sono moltiplicati da quando il governo M5S-Lega si è insediato.

La Lega ha molti scheletri nell’armadio. La Lega Nord diretta da Umberto Bossi e da Roberto Maroni ha partecipato fino al 2011 al governo nazionale con Berlusconi e, anche dopo che Matteo Salvini ne ha preso la direzione alla fine del 2013, ha partecipato e ancora partecipa al sistema di governo locale (regionale e municipale) con il resto dei partiti delle Larghe Intese. Ha condiviso e condivide l’intricata rete di affari, corruzione, favori e clientele con questo sistema e con le Organizzazioni Criminali che con i partiti delle Larghe Intese si sono radicate in tutto il paese, in particolare nelle banche e nelle aziende delle regioni più ricche (Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna) e profondamente intrecciate con la borghesia locale e internazionale. Quindi i magistrati hanno ampie possibilità di colpire e ricattare.

Gli attacchi giudiziari contro la Lega si sono ulteriormente intensificati durante la campagna elettorale per le europee. In una larga parte del paese i rapporti con le Organizzazioni Criminali, i legami di affari, corruzione, clientele e voti del Partito di Berlusconi sono ora passati alla Lega, così come all’inizio degli anni ’90 erano passati a Berlusconi quelli della Democrazia Cristiana (fino allora Giulio Andreotti era stato il massimo referente politico della Mafia). Così come l’inizio della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale (1975) ha fatto venir meno la base economica su cui poggiava il regime DC e l’alleanza delle Organizzazioni Criminali con la DC, l’entrata della seconda crisi generale nella sua fase acuta e terminale (2008) ha minato e via via eroso i presupposti su cui si reggeva l’alleanza delle Organizzazioni Criminali con Berlusconi. L’insofferenza crescente delle masse popolari per le Larghe Intese e il loro programma comune di lacrime e sangue, ha decretato la fine del seguito elettorale di Berlusconi (così come del PD) e le Organizzazioni Criminali hanno cambiato il “cavallo su cui puntare”.

In particolare, oltre alle procedure per il risarcimento allo Stato dei contributi trafugati personalmente da Umberto Bossi e altri esponenti del suo gruppo, tre sono stati recentemente gli attacchi giudiziari alla Lega:

1. Armando Siri, sottosegretario della Lega alle Infrastrutture e ai Trasporti, accusato di corruzione per aver ricevuto una tangente dall’ex parlamentare di Forza Italia e ora consulente della Lega per l’energia, Paolo Arata, legato a Vito Nicastri, industriale vicinissimo al super-latitante Matteo Messina Denaro;

2. Attilio Fontana, presidente leghista della Regione Lombardia, accusato di abuso d’ufficio nel quadro della maxi-inchiesta per tangenti, appalti pubblici truccati (AMSA e altre aziende pubbliche partecipate), infiltrazione della ‘Ndrangheta nel traffico dei rifiuti, finanziamento illecito a Fratelli d’Italia, ecc. che ha portato all’arresto di circa quaranta esponenti di Forza Italia;

3. Edoardo Rixi, viceministro della Lega alle Infrastrutture e ai Trasporti, condannato per peculato a tre anni e cinque mesi e all’interdizione a vita dai pubblici uffici, a causa delle “spese pazze” fatte con i soldi pubblici quanto era consigliere regionale in Liguria.

Anche gli attacchi di una parte della Magistratura nei confronti della Lega non sono finalizzati “a fare giustizia”, a “contrastare la corruzione”, ecc.: essi si sono intensificati dopo l’insediamento del governo M5S-Lega per destabilizzare, indebolire, condizionare il governo M5S-Lega e indurlo ad operare con continuità con quanto fatto per quarant’anni dalle Larghe Intese.

Noi comunisti dobbiamo approfittare e portare le masse popolari ad approfittare dei contrasti che dividono, paralizzano e sconvolgono il campo della borghesia e del clero, dobbiamo cogliere le maggiori possibilità di manovra che essi ci offrono per imporre al governo M5S-Lega l’adozione di misure favorevoli alle masse popolari e per contrastare le sue misure reazionarie, per rafforzare e moltiplicare le organizzazioni operaie e popolari che agiscono da nuove autorità pubbliche e avanzare nella lotta per la costituzione del Governo di Blocco Popolare.

Gli “scandali” per corruzione e affini, così come il resto delle malefatte della comunità internazionale dei gruppi imperialisti (guerre, violazione della sovranità nazionale, ecc.), della borghesia (vendita di aziende industriali a gruppi finanziari internazionali o stranieri, delocalizzazione, morte lenta delle aziende, truffe di banche e assicurazioni ai danni dei risparmiatori, avvelenamento e devastazione dei territori, ecc.), del Vaticano e delle Larghe Intese, alimentano nelle masse popolari la sfiducia nella classe dominante, minano l’idea che “siamo in democrazia”, che “la legge è uguale per tutti”, ecc. Incidono quindi sulla coscienza delle masse e rafforzano la resistenza spontanea che esse oppongono agli effetti della crisi generale della società borghese e offrono maggiori elementi (appigli, spunti) che noi comunisti possiamo e dobbiamo imparare ad usare con sempre maggiore spregiudicatezza e “arte” per portare le masse popolari a organizzarsi e a prendere loro in mano le redini del paese, a partire dalle aziende capitaliste e pubbliche e, subito dopo, dai territori.

Anche gli attacchi di una parte della Magistratura alla Lega giocano a nostro favore: ci offrono infatti maggiori possibilità per intervenire su elettori e attivisti della Lega, in particolare sugli operai, per contrastare il credito dello sciacallo Salvini basato su parole d’ordine come “prima gli italiani”, sulla “legalità” intesa come guerra ai più poveri, sul “buon governo del territorio”, per mettere in luce la contraddizione tra le parole dello sciacallo e i fatti e, soprattutto, per mobilitarli e organizzarli per la difesa dei posti di lavoro, per la creazione di nuovi posti di lavoro e per la lotta al degrado.

A questo fine è indispensabile resistere agli esponenti della sinistra borghese che, di fronte alle attività apertamente reazionarie e antipopolari della Lega, patrocinano il ritorno al PD e alle sue attività reazionarie ammantate di buone parole. In particolare dobbiamo contrastare i traditori degli ideali della Resistenza che usano le sceneggiate di quattro scalzacani che scimmiottano il fascismo del secolo scorso per impugnare essi la bandiera dell’antifascismo che è nel cuore e nella mente di ampie parti delle masse popolari. La bandiera dei Partigiani dobbiamo elevarla noi, sia contro gli scimmiottatori del fascismo dei quali il PD ha protetto la nascita sia contro i traditori degli ideali della Resistenza e delle parti progressiste della Costituzione del 1948!

La breccia aperta dalle masse popolari nel sistema politico delle Larghe Intese crea migliori condizioni per avanzare nella lotta per costituire e far ingoiare alla borghesia imperialista il Governo di Blocco Popolare: approfittiamone!

Comitato Centrale del (n)PCI http://www.nuovopci.it

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