La “sopravvivenza” psichica nel post mortem è solo un’idea…

Intanto occorre chiedersi come possa essere nato e poi diffuso, sempre in una prospettiva evoluzionistica, l’idea di SPIRITO VITALE, Anima o altro (ma tutte parole con lo stesso significato). In una prospettiva anti-evoluzionistica si dovrebbe giungere ad altre conclusioni che al momento NON prendiamo in considerazione. Si tratta quindi della banale e costante osservazione che, all’atto del MORIRE, il moriente emette il cosiddetto ULTIMO RESPIRO. Emette, cioè un lungo atto espirativo che noi sappiamo oggi consistere nello svuotamento dei polmoni, come una sacca di ZAMPOGNA che venga svuotata del residuo di aria per essere riposta nello zaino dello zampognaro. QUESTA è L’ANIMA perché L’ATTO DEL MORIRE CORRISPONDE ALLA PERDITA-ALLONTANAMENTO DELL’ANIMA CHE SE NE VA PASSEGGIANDO…DOVE?…nei “Cieli”, ovviamente.

L’altro aspetto che qui occorre prendere in considerazione è il CONCETTO DELL’ESISTENZA DOPO LA MORTE. E per questo possiamo riferirci intanto al LIBRO TIBETANO DEI MORTI, già ampiamente illustrato dal nostro grande Giuseppe Tucci. Si tratta di un complesso di pensieri, atti e riti che testimoniano una diffusa, in certe culture, modalità di riferimento alla MORIENZA ed al POST-MORTEM. E qui intervengono i dati esperienziali di recente acquisizione scientifica relativi a tutte le forme di pre-morienza, di morte apparente e quant’altro, con forme percettive MOLTO CHIARE che vengono descritte dalle persone RINATE o tornate in vita DOPO periodi più o meno lunghi di ASSENZA DI MANIFESTAZIONI TANGIBILI DI VITA. Di grande successo sono stati i libri di alcuni medici anestesisti che hanno riportato centinaia di testimonianze di loro assistiti che hanno vissuto questa esperienza. Io stesso ho conosciuto una persona che ha vissuto questo STATO-MODALITA’ di esistenza e che mi disse di NON aver più paura di morire. Ho anche assistito a prove di regressione attraverso l’ipnosi, prove che, ancorché non spiegate nel loro generarsi, dimostrano tuttavia un quid di indubbia verità. Queste conoscenze, relativamente nuove, si possono considerare frutto di verifica scientifica, che però conferma quanto la cultura indiana conosceva da tempo immemorabile.

Infatti il noto scrittore di cultura induista, Yogi Ramacharacha, aveva pubblicato un libro intitolato LA VITA DOPO LA MORTE, che fu tradotto in Italia ai primi del novecento dalle edizioni Bocca. (Libro che lessi in giovane età, mi impressionò notevolmente, e mi è servito per confermare le esperienze narrate dagli anestesisti che hanno avuto un grande successo letterario con l’esposizione delle loro esperienze).

Pertanto, l’idea della esistenza dopo la morte può essersi generata e diffusa dai racconti di persone che fin dalla preistoria, hanno narrato le loro esperienze. Naturalmente, questi racconti sono stati filtrati, nei millenni, dalle culture specifiche fino a diventare mitologie. Le mitologie che conosciamo. In questo ambito va preso in considerazione l’interessante libro di Giovanni Luigi Manco, ERCOLE, IL BUDDA MITOLOGICO, edito dalle Edizioni RENUDO. che è stato presentato recentemente per l’interessamento della instancabile Giovanna Canzano.

Di nostro aggiungiamo che Ercole è prefigurazione del mito di Cristo, per tutta una serie di eventi (soprattutto le 12 fatiche, culminate con la discesa agli inferi). Diciamo prefigurazione nel senso che lo SCHEMA del MITO è sempre più o meno lo stesso e viene applicato SISTEMATICAMENTE a tutti i personaggi che, essendo vissuti REALMENTE, o essendo pure creazioni del pensiero (Il pensiero che, platonicamente, si fa carne) necessariamente vivono alcune vicissitudini comuni. In conclusione, e proprio per confermare quanto il cattolicesimo abbia sempre avuto la precisa percezione della eterna continuità dei PROPRI MITI, è necessario citare un gesuita del seicento il quale, protervamente, dichiarò più meno così: pereant qui, ante nos, dixerunt quod nos dicimus. Cioè: “muoiano coloro che prima di noi hanno detto ciò che noi oggi diciamo”. Un altro gesuita si trovò, più o meno nello stesso periodo, a prendersela proprio con Ercole (Eracle), per aver compiuto, prima di Cristo, gli atti che poi Cristo avrebbe compiuto.

Giorgio Vitali

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Articolo collegato di diversa visione:
http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2012/12/ashtavakra-samhita-si-diventa-cio-che.html

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