Quello che insegna l’esito delle elezioni europee del 26 maggio 2019
Allargato il distacco delle masse popolari dai partiti delle Larghe Intese, anche se la propaganda di regime vanta e i disfattisti e i compagni privi di strategia lamentano il rafforzamento della destra!
Zingaretti è contento di aver perso nel 2019 solo poche migliaia di voti rispetto alle politiche del 2018 mentre Berlusconi ne ha persi altri 2.3 milioni.
Dato che non è in grado di mantenere le promesse della Lega, a Matteo Salvini giunto al 35% dei voti nelle elezioni europee del 2019, si prospetta la fine di Matteo Renzi che si pavoneggiava del 40% dopo le precedenti europee del 2014!
Il M5S ha davanti a sé due vie: smettere di cedere alla Lega e impegnarsi decisamente nella mobilitazione e organizzazione delle masse popolari oppure fare la fine di Italia dei Valori!
A noi comunisti spetta rafforzare la mobilitazione delle masse popolari ed estendere la loro organizzazione per prendere in mano le redini del paese!
L’esito delle elezioni europee conferma che in tutti i paesi dell’UE cresce il ripudio delle masse popolari verso i partiti che da quarant’anni portano avanti il “programma comune” di lacrime e sangue della borghesia imperialista. In tutti i paesi europei si sono riversati sul piano elettorale il malcontento delle masse popolari per il corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista e l’opposizione crescente alle politiche della Commissione Europea e della BCE. Anche le masse popolari tedesche e francesi hanno dato un duro colpo ai partiti dei gruppi imperialisti europei. Questo aggraverà l’instabilità delle istituzioni europee e di tutti i governi dei paesi dell’UE. La borghesia imperialista esce indebolita da queste elezioni e con più “gatte da pelare”.
Per quanto riguarda il nostro paese, la maggioranza degli elettori ha confermato il sostegno al governo M5S-Lega. Questo è il principale dato di cui tener conto: la crisi delle Larghe Intese prosegue! Forza Italia è in caduta libera. Il PD la segue: Zingaretti canta vittoria solo perché pensava di perdere più voti, ma ha “contenuto i danni” perché il PD negli ultimi 11 mesi ha mobilitato i suoi elettori contro quelle misure del governo M5S-Lega che sono in continuità con quelle che per quarant’anni le Larghe Intese hanno imposto (in sostanza nell’ultimo anno il PD ha mobilitato contro la linea che il PD ha seguito fino al 2018) e la benedizione del Vaticano ha fatto il resto. Ma il PD è ormai un “morto che cammina ancora”.
La Lega cresce a 9.2 milioni di voti succhiando voti in larga parte da Berlusconi (2.3 milioni dei 3.5 che ha preso in più rispetto alle politiche del 2018). Inoltre l’appartenenza della Lega ad un largo schieramento europeo (a differenza del M5S che a livello europeo è isolato) ha incanalato verso di essa buon parte del “voto utile” di chi voleva colpire le politiche della Commissione Europea e della BCE. Non a caso già alle elezioni europee del 2014 il M5S aveva perso voti rispetto alle elezioni politiche del 2013 (era passato da 8.7 milioni di voti a meno di 5.8 milioni di voti), per poi salire a 10.7 milioni alle politiche del 2018. Non bisogna quindi prestare attenzione alle grida di gioia delle Larghe Intese per il “collasso del M5S”: esiste una differenza tra i voti che il M5S raccoglie nelle elezioni politiche e in quelle europee. È tuttavia un fatto che il M5S perde voti. Questo è avvenuto perché il M5S prosegue nel mediare tra borghesia e masse popolari (tra interessi antagonisti, incompatibili) e con l’illusione di poter cambiare le cose a colpi di leggi e decreti, senza la mobilitazione delle masse popolari. Il M5S paga 1. le promesse non mantenute (ILVA, NO TAP, NO MUOS, Alitalia, Ponte di Genova-Benetton, ecc.), 2. i tentennamenti (NO TAV, ecc.), 3. il consenso alle politiche reazionarie della Lega (decreto sicurezza, legittima difesa, immigrazione, ecc.), 4. il cedimento alla Commissione Europea, alla BCE e alla NATO. Negli undici mesi di governo il M5S è stato al carro della Lega. Se proseguirà su questa strada, di cedimento in cedimento, perderà credibilità e seguito tra le masse popolari e finirà come l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Se il M5S prosegue su questa strada non può che essere fagocitato dalla Lega, che è la lunga mano della Larghe Intese nel governo: per vent’anni ha governo il paese con la banda Berlusconi, ha una serie di personaggi che sono stati ministri, funzionari e consiglieri dei governi Berlusconi (da Giancarlo Giorgetti a Roberto Calderoli), governa tutt’ora regioni con il centro-destra e con esso ha legami di affari, corruzione e clientele (le inchieste di questi mesi sono lì a dimostrarlo). Non è inoltre un caso che all’alleanza ventennale con il mafioso Berlusconi, corrisponde l’estensione delle Organizzazioni Criminali proprio nelle regioni che la Lega governa: l’infiltrazione della Ndrangheta in Lombardia e Veneto e il traffico di rifiuti tossici in Veneto sono emblematici.
M5S è la maggiore forza di governo, ma non usa la sua forza perché teme che la Lega rompa, mentre in realtà è la Lega che non può fare a meno del M5S.
La Lega minaccerà elezioni anticipate, se il M5S non esaudirà i voleri dello sciacallo Salvini (grandi opere, regionalismo differenziato stile “modello tedesco” ossia abbandono a se stesse delle regioni in difficoltà, aumento della repressione verso le masse popolari, aggravamento delle politiche razziste inaugurate dal PD, ecc.). I parlamentari, attivisti ed elettori del M5S che hanno a cuore il futuro del movimento e vogliono cambiare il paese, devono giocarsi il tutto per tutto: il M5S è davanti ad un bivio storico, che deciderà del suo futuro. Sottostare alle minacce della Lega, porterà alla fine del M5S. I parlamentari, attivisti ed elettori del M5S devono legarsi alle masse popolari che lottano nel nostro paese, sostenere le loro rivendicazioni, alimentare la loro mobilitazione, usare i grandi mezzi a loro disposizione per estenderla e rafforzarla, sfidare le minacce della Lega e delle Larghe Intese, tenere testa ad esse, combattere dentro e soprattutto fuori il Parlamento, non cedere alla minaccia di elezioni anticipate!
Così facendo il M5S influenzerà anche gli elettori e attivisti della Lega che hanno a cuore la difesa dei posti di lavoro, delle aziende e la creazione di nuovi posti di lavoro, la salvaguardia dell’ambiente, della scuola e della sanità pubblica, delle pensioni, ecc. Se il M5S gioca d’attacco, la Lega è costretta ad inseguirlo per non perdere seguito.
L’esito delle elezioni europee e il corso delle cose confermano pienamente il bilancio e l’analisi che il (n)PCI ha fatto dopo le elezioni europee del 2014. Rimandiamo i compagni interessati a un’analisi dettagliata al Comunicato CC 21/2014.
Questa è la situazione. Quali sono i compiti dei comunisti?
Tutti i comunisti del nostro paese devono mettere al centro dei loro sforzi la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato. Solo l’instaurazione del socialismo metterà fine alla crisi generale del capitalismo.
Come promuovere la rinascita, stante le condizioni create dall’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria e la sconfitta subita dal movimento comunista?
In un suo recente articolo No compagni, lasciare spazio ai fascisti è un grave errore , comparso il 7 maggio sul periodico la riscossa.com , Alessandro Mustillo, membro dell’Ufficio Politico del PC di Marco Rizzo, il frammento del PRC di Cossutta e di Bertinotti più legato alla memoria e all’eredità del vecchio movimento comunista, ha invocato “una riflessione seria per discutere insieme di quello che manca a sinistra: una strategia”. Ben detto, elaborare e attuare una strategia è proprio quello che ci vuole. Ma bisogna passare dalle parole ai fatti! Il partito comunista non nasce grande e forte, lo diventa, lo dobbiamo far diventare grande e forte. Oggi non esiste “partito comunista grande e forte”: bisogna crearlo. Le elezioni europee lo hanno ben mostrato anche ai compagni che invocano un “partito comunista grande e forte” come premessa per elaborare e mettere in opera una strategia per l’instaurazione del socialismo. Il seguito elettorale del PC di Marco Rizzo, presente in queste elezioni europee in tutte le circoscrizioni e in tutti i seggi del paese col proprio simbolo grazie alla collaborazione internazionalista del Partito Comunista Greco (KKE), è risultato di 235 mila voti (a convalida dei 105 mila ottenuti nelle elezioni politiche del 2018 quando si era presentato solo a poco più della metà degli elettori: a 25.8 milioni su 46.5).
Il partito comunista diventa grande e forte se elabora una strategia giusta e la porta alle masse popolari in modo che esse la attuino.
Un partito che fa propaganda e aspetta che le masse capiscano e vengano al partito, non ha futuro. Siamo in una fase di passaggio della nostra storia e il progresso in ultima istanza dipende dalla rinascita del movimento comunista, dal consolidamento e rafforzamento del partito comunista, dalla capacità degli organismi e dei membri del partito di tradurre nel particolare e applicare nel concreto la linea del Partito. La linea non la si inventa: è dettata dalle condizioni oggettive del paese e dalla sua storia e la scopriamo studiandole con il materialismo dialettico. In questa fase la linea si riassume nel creare le condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare (GBP).
Protestare contro i vertici della Repubblica Pontificia (RP), contro i loro governi, contro l’UE e la NATO è utile, perché sviluppa la coscienza che il rimedio al marasma attuale è l’instaurazione del socialismo (il potere degli operai e dei lavoratori organizzati, la confisca dei grandi mezzi di produzione e la gestione pubblica e pianificata dell’economia del paese, l’universale partecipazione delle masse popolari alle attività politiche e culturali) e rafforza l’organizzazione delle masse popolari.
Rivendicare dai vertici della RP e dai loro governi diritti, beni e servizi è utile, perché mobilita e trascina alla lotta per instaurare il socialismo anche le parti arretrate delle masse popolari, non ancora abituate a organizzarsi e a lottare.
Ma l’unica via efficace per cambiare il corso delle cose è la costituzione del GBP: in questo dobbiamo far confluire ogni lotta. La costituzione del GBP immette le masse popolari in un processo pratico di governo della società, accelera la rinascita del movimento comunista e porta a un livello superiore la lotta per instaurare il socialismo.
Per farlo, un aspetto è decisivo: bisogna mettersi nell’ottica di condurre una vera e propria “guerra di posizione” e costruire collettivi di lavoratori, di cassaintegrati o di disoccupati decisi a vincere e che si pongono come centro di organizzazione e mobilitazione degli altri lavoratori, cassaintegrati o disoccupati. Navigare a vista, improvvisare e muoversi sulla spinta degli eventi oppure delegare ad altri la soluzione del problema (affidandosi al politicante di turno o dando “carta bianca” al sindacato), porta alla sconfitta.
Bisogna partire dagli elementi avanzati delle masse popolari che esistono, costituire con essi collettivi di lavoratori, di cassintegrati o di disoccupati che nel loro contesto prendono in mano la direzione della lotta, aiutarli a ragionare e agire come un vero e proprio Stato Maggiore nel condurre la lotta: analizzare la situazione, studiare le mosse della controparte, contrastarle e ribaltarle contro di essa, imparare via via ad anticipare le sue mosse e a dettare essi il “ritmo delle danze”, scegliere essi il terreno di lotta, mettere essi in atto un susseguirsi di operazioni e mosse diversificate, articolate e incalzanti che via via ribaltano i rapporti di forza, aggregano altre persone alla lotta, fanno aumentare la fiducia nella vittoria della battaglia, estendono il campo delle alleanze, incalzano la controparte e la mettono alle strette, la fanno contorcere, la inducono a fare passi falsi, la obbligano a indietreggiare dai suoi propositi e a ingoiare misure che non vorrebbe, come ad esempio per un padrone rinunciare alla chiusura dell’azienda, assumere nuovi lavoratori, migliorare le condizioni di lavoro, il rispetto delle norme sulla sicurezza e sulla salvaguardia dell’ambiente, ecc.
Agendo in questo modo, anche le manovre dei sindacati di regime, dei politici locali, del prete, del comune, della regione e del governo diventano ingredienti da sfruttare a vantaggio della lotta, giocando sulle contraddizioni tra le parti, i contrasti elettorali, i tentativi dei vertici sindacali di recuperare terreno e “isolare le teste calde”, ecc. mentre se non abbiamo un nostro piano di guerra finiamo per subire queste mosse.
L’esito della lotta dipende quindi da chi “detta le danze”.
Ogni lotta concreta e particolare deve saldarsi con quanto avviene nel territorio in cui si sviluppa, attingere a sua volta sostegno e forza da esso, alimentare la resistenza che le masse popolari oppongono al programma di lacrime e sangue della borghesia e dei suoi partiti: smantellamento sanità, scuola e trasporti pubblici, assenza di lavori di manutenzione delle infrastrutture, devastazione dell’ambiente, pignoramenti e sfratti, diffusione dell’emarginazione e del degrado a causa dell’assenza di un lavoro utile e dignitoso per tutti, ecc.
La brace cova ovunque sotto la cenere: le masse popolari ovunque cercano di far fronte al degrado creato dalla borghesia imperialista, di resistere, di non essere travolte e la loro combattività cresce man mano che per propria esperienza si rendono conto che il partito comunista indica la direzione giusta. In alcuni casi questa resistenza ha acquistato già forma organizzata (comitati, associazioni, sindacati, reti, ecc.) e in altre l’organizzazione ancora non prende forma solo perché manca chi si pone alla testa della sua promozione. Il nostro è un paese che resiste: altro che masse popolari pecorone! Anche l’esito delle elezioni del 4 marzo 2018 e del 26 maggio 2019 lo hanno confermato: le masse popolari non hanno più fiducia nei partiti delle Larghe Intese che per quarant’anni hanno governato il nostro paese (il Partito Democratico e il Partito di Berlusconi) attuando lo stesso programma, il programma di lacrime e sangue della borghesia imperialista. La Lega di Matteo Salvini farà la stessa fine del PD di Matteo Renzi e il M5S con essa se ne subisce il ricatto. Chi vuole porre fine all’attuale corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista, e in particolare nelle file del M5S molti sono i compagni che sinceramente lo vogliono, devono diventare promotori dell’organizzazione delle masse popolari.
Queste sono le lezioni che ci danno anche i risultati delle elezioni europee. Sta a noi comunisti capirle e attuarle.
Nuovo Partito Comunista Italiano – nuovopci@riseup.net