Come votano gli animalisti… se e quando votano?
Il politico, aperto alla nuova realtà sociale, non può prescindere dalla componente morale e spirituale dell’essere umano; non può lottare per la giustizia, esigere le regole del rispetto, appellarsi alla libertà, al diritto, alla pace, se egli stesso, mangiando la carne degli animali crudelmente uccisi infrange i principi per cui dice di lottare.
Il politico insensibile alla sofferenza degli animali, vittime innocenti dell’egoismo umano; incapace di percepirne gli effetti devastanti sugli uomini e sull’intero pianeta, non può essere un capo, un buon amministratore dei beni altrui, un punto di riferimento della nuova società umana proiettata verso un futuro più giusto e migliore. Chiunque mangi la carne degli animali assassinati non è eticamente compatibile ad essere guida. Non c’è rettitudine d’intenti in chi è indifferente alla sofferenza degli altri, in chi accetta sia rubata la vita ad una essere innocente. Non c’è differenza tra il mangiar carne e i sacrifici di sangue che un tempo si offrivano agli dei.
Il politico della nuova era si opporrà apertamente alla cultura di sangue e di dolore, e si rifiuterà di mangiare la carne per non nuocere ad un essere senziente, consapevole che nel valore della compassione, nella saggezza del cuore e nella lungimiranza del pensiero umano sta il superamento della causa primordiale che portò gli uomini alla malattia, alla miseria e ad uccidersi tra loro.
Restare ancorati a tradizioni antropocentriche è ingiustificabile quanto lesivo per il progresso umano. La nuova civiltà richiede politici che sanno ascoltare la voce del cuore, capaci di non scendere a compromessi con la propria coscienza giustificando l’orrore della macellazione, dello sfruttamento dei deboli; capaci di farsi difensori del sacro valore della vita, del bene supremo della libertà cui anelano tutti gli esseri il cui valore è mutilato se circoscritto alla sola specie umana.
Il politico della nuova civiltà umana non lotta per le cose cui ambisce la parte più materiale dell’essere umano, ma per ciò di cui ha realmente bisogno la sua vera natura; avrà il coraggio di opporsi ai meccanismi del potere che precludono la civiltà della virtù e del merito: patrocina la cultura dell’interdipendenza di tutte le cose, il valore della vita e della compassione universale, delle diversità biologiche, della conoscenza delle cause, del senso critico costruttivo, del sincretismo delle grandi dottrine, della cultura della pace e del non predominio.
Nulla può impedire l’evoluzione delle cose. Ma chi è chiamato a governare il popolo, sappia che la nuova civiltà umana verrà e che le primizie avranno per sempre la gratitudine della Vita. Io invoco la compassione che è nel cuore degli uomini giusti; la pietà perduta, la ragione vera per un più alto e luminoso ordine del mondo.
Franco Libero Manco