Libia – Italia e francia si litigano il petrolio…

Che ci fanno i francesi in Libia a soffiare sul fuoco di una guerra civile che potrebbe tornare a incendiare il paese? Nulla, almeno ufficialmente. Sono di passaggio e, se per caso vengono sorpresi a contrabbandare armi, si tratta soltanto di un’innocente scampagnata ecologica. É quel che si conviene per una brava democrazia, per un paese amico e alleato dell’Italia, di quelli che non si sognerebbero nemmeno di farci uno sgarbo. Questo, almeno, é quello che sembrano credere le anime candide del “politicamente corretto”, i piccoli fan di Emanuelino Macron, gli aficionados dell’€uro e dell’Unione Europea, quelli che sono in campagna elettorale permanente contro quei cattivoni di sovranisti che vogliono chiudere i porti.

In realtá, la Francia é in Libia per fare la guerra all’Italia. Una guerra non guerreggiata, beninteso, una guerra sotterranea, senza missili e carri armati, ma – in compenso – ricca di spie ed agenti segreti, di “consiglieri” militari, di “esperti” petroliferi, di ufficiali pagatori.

É una guerra che dura – piú o meno – da 150 anni, da quando, nel 1868, l’Italia ebbe l’ardire di stipulare un trattato di collaborazione con il Bey di Tunisi. Si era in piena epoca del colonialismo e noi, allora, colonizzavamo in quel modo: con metodi pacifici, con l’amicizia, con il lavoro, con la collaborazione. Parigi non gradí quel trattato di collaborazione. Riteneva di avere dei “diritti” sulla piccola Tunisia, per il solo fatto che questa confinava con l’Algeria, grande colonia francese.
La Francia, allora, chiese la tutela di quegli inesistenti “diritti” all’Inghilterra, che li fece consacrare nel trattato di Berlino (1878). E, accampando il “riconoscimento internazionale” – come si direbbe oggi – nel 1881 le truppe francesi varcarono il confine algerino ed occuparono la Tunisia. Con la forza e con le armi, e senza l’amicizia della popolazione.

Poi, di “diritti” in “diritti”, Parigi avrebbe voluto allargarsi verso est, verso la Tripolitania (che confinava con la Tunisia). Dall’altro lato del Nordafrica, l’Inghilterra controllava l’Egitto, e avrebbe voluto verosimilmente procedere verso ovest, prendendosi la confinante Cirenaica e raggiungendo cosí un confine comune con le colonie francesi, piú o meno a metá di quella che é oggi la Libia.

Esisteva, peró, un fastidioso impedimento. In mezzo al Mediterraneo, di fronte a Tripolitania e Cirenaica, c’era l’Italia, che aveva un obiettivo diverso: mantenere un caposaldo sulla dirimpettaia costa africana, in modo da ritagliarsi uno spazio nel Mediterraneo centrale. Il nostro interesse – piú che legittimo – era di impedire che i domíni di inglesi (a est) e francesi (ad ovest) raggiungessero un confine comune e si saldassero a sud delle coste siciliane. E, siccome la prepotenza francese ci aveva tolto la Tunisia, nel 1911 fummo costretti a fare la guerra alla Turchia per prenderci Tripolitania e Cirenaica (che erano colonie ottomane) e sottrarle agli appetiti di Londra e di Parigi. Ci riuscimmo brillantemente, con una guerra che guadagnó alla “Italietta”, appena giunta all’unitá nazionale, l’ammirazione degli esperti militari del mondo intero. Ma inglesi e francesi se la legarono al dito.

Da allora molta acqua é passata sotto i ponti: ci sono state due guerre mondiali, la scoperta del petrolio in Libia, la decolonizzazione, una serie di rivoluzioni, controrivoluzioni, colpi di Stato, complotti, congiure e attentati… Ma l’Italia – almeno fino alla infame guerra del 2011 – é sempre rimasta egemone in Libia, anche quando Gheddafi, per ragioni di politica interna, ha fatto la faccia feroce contro gli italiani.

Gli inglesi hanno insistito fino al 1971, quando i loro 007 organizzarono un colpo di Stato per abbattere il Colonnello (la famosa “operazione Hilton”). Il golpe, peró, venne sventato dai nostri servizi segreti, all’epoca diretti dal generale Vito Miceli. Da allora, gli inglesi si sono in certo qual modo rassegnati, astenendosi quantomeno da operazioni troppo scoperte.
Non cosí i francesi, che hanno continuato imperterriti ad agire in Libia contro l’Italia e contro il filoitaliano Gheddafi. Anche il disastro di Ustica (1980) é probabilmente un episodio di questa guerra sotterranea.
Infine, la recente guerra d’aggressione che ha distrutto il paese, destabilizzando un intero settore del Mediterraneo. Guerra iniziata dal Presidente francese Sarkozy, con il coinvolgimento dell’allora ministro degli Esteri USA, Hillary Clinton. Noi italiani fummo talmente idioti da non difendere Gheddafi e, addirittura, dal partecipare attivamente all’aggressione. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

L’ultimo atto si combatte in questi giorni. L’Italia sta dalla parte del governo di Tripoli. E la Francia, naturalmente, sta con il generale di Bengasi.

Come andrá a finire é presto per dirlo. Ad essere certa é solamente l’ostilitá dell’apparato francese nei nostri confronti. Oramai se ne sono accorte anche le pietre. Non se ne sono accorti – a quanto pare – solamente dalle parti di certi partiti eurodipendenti, in perenne adorazione del presidentino francese e del suo similpartito senza arte né parte. Certo, un ripassino di storia non guasterebbe.

Michele Rallo – ralmiche@gmail.com

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Commento di Marinella Correggia:

Adesso in Libia il più pulito ha la rogna e anzi direi che il più rognoso è Serraj. Basta dire che è protetto da quei criminali odiosi di Misurata. razzisti, colpevoli di aver DEPORTATO i neri libici di Tawergha; islamisti e terroristi. Coinvolti, crredo già all’epoca di Gheddafi, nel commercio dei migranti.

Sono stata due volte in Libia nel 2011 durante i bombardamenti (sono masochista). E ho potuto verificare che le milizie antigovernative di Misurata (la città oltretutto più ricca, altro che “rivolta dei poveri padri di famiglia!”) erano odiati, perché appunto la Nato li stava portando a conquistare la Libia. Per i poveri Tawergha poi, Misurata equivale a Hitler, nel suo piccolo.

Quindi dove ci sono le milizie di Misurata, e cioè accanto a Serraj, non può esserci qualcosa di decente.

Haftar è stato con la Cia e con la Nato, ma davvero, Serraj e le sue milizie sono credo ancor peggio.

Al solito l’Italietta (non a caso dominata dal calcio) che appoggia a tutto spiano Serraj, prima o poi cambierà linea siccome il vento è girato.

Che miseria

Marinella Correggia

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