La guerra per procura è il nuovo paradigma delle guerre? Devono cambiare anche il pacifismo e l’antimperialismo

La guerra fredda
Dopo la seconda guerra mondiale le relazioni internazionali, compresi i conflitti armati, si sono sviluppate all’ interno della cornice della Guerra fredda, cioè dell’ equilibrio tra due blocchi di paesi contrapposti. Dal 1989, con il crollo del blocco dei paesi comunisti, dopo la caduta del muro di Berlino, i paesi occidentali per anni non hanno avuto antagonisti che contrastassero in modo simmetrico le loro politiche militari e, giustificati in vario modo, abbiamo avuto interventi militari occidentali diretti in Jugoslavia, Iraq, Afghanistan e Libia. Le guerre si sono svolte in forme diverse: con o senza l’ avvallo dell’ ONU; ad opera della NATO o di singoli stati ; con pochi paesi partecipanti o con la presenza di numerosi stati. Tutte comunque avevano alcune caratteristiche simili. Tanto che…

Johan Galtung, 2.000: Paradigma uno, equilibrio del potere – Paradigma due, autorità della legge
…J. Galtung nel 2.000 ha definito la prima fase “Paradigma uno, l’ equilibrio di potere”, e “Paradigma due, l’ autorità della legge” il secondo periodo, descrivendo le caratteristiche di entrambi i momenti storici. La guerra fredda non ha bisogno di molte spiegazioni, mentre è utile ricordare le caratteristiche dei conflitti armati post-89.
Paradigma due, l’ autorità della legge.

Lo studioso norvegese scrive che il Paradigma due nasce per “ gestire il conflitto interno con la punizione degli interni al sistema che infrangono le regole”. Per internazionalizzare il paradigma sono necessari due elementi: un sistema di regole (ed abbiamo il diritto internazionale, in realtà spesso troppo generico e dipendente dalle interpretazioni) e concettualizzare il sistema mondiale come sistema interno.

In sostanza tutte le guerre del periodo hanno visto 1) l’ accusa a un paese di avere infranto delle regole 2) pressioni dall’ esterno per imporre al paese un cambiamento interno 3) punizione del paese con un’ azione militare per riportare l’ ordine.
Talvolta, come per l’Iraq nel 2003, l’ infrazione della legge è stata sostenuta solo dai paesi aggressori. Gli interventi armati hanno quasi sempre creato una situazione peggiore di quella precedente, comunque Galtung ci spiega come entrambi i paradigmi sono stati interpretati, oltre che come una descrizione della situazione esistente, anche come un modello per il mantenimento della pace.

Dopo la guerra alla Libia del 2011
Ma l’ ultimo intervento militare diretto occidentale è avvenuto in Libia nel 2011. Successivamente non sono mancate guerre devastanti con responsabilità decisive di paesi occidentali, ma i conflitti armati hanno avuto caratteristiche diverse. Sono state guerre che possiamo definire per procura, e se la guerra in Siria è un modello molto istruttivo ed evidente di cosa intendiamo con questa definizione, anche le guerre in Yemen e la guerra civile strisciante in atto in Libia dal 2011 possono essere indicate con la stessa espressione.

Il ritrovato ruolo della Russia
Intanto è doveroso considerare che dopo il 2011 la Russia, anche se non più in nome dell’ Unione Sovietica, è tornata ad avere un rilevante ruolo antagonista nei confronti delle strategie internazionali occidentali.
Il cambio di caratteristiche delle guerre attuali è ormai evidente, e negli ultimi mesi ne hanno scritto Potere al Popolo, in un documento “ Contro NATO e basi USA, rilanciare il movimento internazionalista contro le guerre” e Francesco Palmas sul quotidiano Avvenire in un articolo dal titolo “Tutti contro tutti come in Siria in un’altra guerra sporca”.

Potere al Popolo riporta prima alcune considerazioni del sociologo venezuelano Alvaro Verzi Rangel che parla di guerra di quinta generazione. Mettendo in evidenza il ruolo delle nuove tecnologie e il modo scientifico in cui vengono usati oggi gli strumenti della comunicazione e della finanza per indebolire i paesi che si vogliono destabilizzare. Per Rangel tutto questo avviene “dato che l’ intervento diretto ha dimostrato nei vari scenari la sua pericolosità per l’ aggressore” . Il documento, dopo aver spiegato che “c’è un cambio di paradigma nella conduzione della guerra”, prosegue accennando alla presenza frequente sui fronti di guerra di truppe del luogo o di singoli alleati particolarmente interessati a quel conflitto, al ruolo tenuto dagli USA in Siria, che è stato di regia e coordinamento dell’ aggressione, con poche truppe impegnate, alla maggiore attenzione dedicata alla logistica. Tutte caratteristiche spesso proprie delle guerre per procura.

Il paradigma delle guerre attuali è la guerra per procura ?
Su Avvenire Francesco Palmas invece parlando dell’ attuale guerra in Libia scrive esplicitamente che si tratta di una classica guerra per procura, “combattuta da vassalli locali eterodiretti da potenze mediorientali rivali “. Cita l’ appoggio e il controllo di Turchia, Qatar e Fratelli Musulmani sul governo di Tripoli e l’ aiuto finanziario e militare di Emirati arabi, Egitto e Arabia saudita all’ esercito di Haftar. Sottolineando soprattutto il modo “sporco”, cioè non trasparente, in cui l’ aiuto esterno si concretizza. Con l’ uso di aerei senza insegne, il possibile intervento non dichiarato dell’ aviazione degli Emirati, la partecipazione alle operazioni di mercenari al soldo di società militari private. Questo per Palmas rende la guerra libica attuale simile alla guerra siriana e al conflitto yemenita.

Se è cambiata la guerra, deve cambiare anche l’ opposizione alla guerra
Ma, se il quadro delle nuove guerre è quello descritto nei paragrafi precedenti, deve adeguarsi alla situazione attuale anche l’opposizione alle guerre. E, per spiegare come questo ancora non sia avvenuto, ricorro nuovamente alla guerra siriana.
La guerra in Siria è iniziata in modo conclamato almeno dal 2012, ma pochi l’ hanno seguita per tutti questi anni. E solo nei momenti in cui sembrava imminente un intervento militare occidentale, la crisi più grave nell’ agosto 2013 poi alcuni episodi minori, si sono mobilitati, o almeno interessati, un po’ tutti gli ambienti che possiamo definire tendenzialmente antimperialisti o pacifisti. Ma, una volta rientrate le crisi e scongiurato l’ intervento militare diretto dei paesi occidentali, è tornato rapidamente il disinteresse verso la guerra siriana, che invece è stata devastante, ha visto i paesi occidentali decisivi nel sostenere il conflitto e spesso attivi anche nel sabotare i tentativi dell’ ONU per riportare la pace.

Cosa si propone questo articolo
Nel mio articolo non entro nel merito di come dovrebbe essere la nuova opposizione alle guerre, e do per scontate, se viene letto quanto ho scritto, che vengano espresse esplicitamente o solo pensate, alcune obbiezioni alle quali ho pensato anche di rispondere preventivamente in queste righe. Ma, da attivista, sarei già contento di aver fatto riflettere alcuni sinceri e bravi attivisti contro la guerra, oggi magari impegnati in altre cose, sul concetto che ripeto ancora una volta nella chiusura in forma di domanda retorica, e mi sono limitato a questo, magari ripetendo più volte gli stessi ragionamenti, spero almeno in maniera diversa tra loro: “Se viene dato per scontato che le guerre attuali hanno caratteristiche nuove, ha senso non riflettere su come il movimento contro le guerre dovrebbe adeguarsi alle nuove situazioni?“

Marco Palombo

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