“Lo scienziato come ribelle” – Recensione

Freeman Dyson scrisse un bel libro, “Lo scienziato come ribelle”.
Lo consiglio (se lo trovate), specie in questa era di scienza come conformismo.
Per esempio, “il 97% degli scienziati concorda con me” (uno dei noiosi mantra agw) anche qualora fosse vero (NON lo è, controllate) NON è comunque un argomento scientifico, altrimenti saremmo ancora tolemaici, visto che Copernico inizialmente era da solo.

Ho anche conosciuto molte persone pronte a sostenere che “il tempo non esiste”, “lo spazio è una illusione”, e mai nessuno che sapesse giustificarne il perché.

Non si fa scienza contando le teste, si fa scienza controllando misure, ragionamenti e risultati sperimentali: i quali, come ricordava Feynmann, o coincidono con le osservazioni o sono da buttare assieme ad una teoria sbagliata.
Se sia bella o siano famosi i loro autori conta zero di fronte ai fatti.

Ma anche Galileo e Popper concordavano (la falsificabilità deve essere galileianamente riferita all’osservabile).
La scienza è analisi e previsioni di fatti, il resto è chiacchiera oppure filosofia della mente.
Niente in contrario all’attività dei filosofi, ma un conto è descrivere cosa produce il pensiero, altro conto è osservare cosa fa il mondo, l’universo intero non si piega alla nostra volontà pensante, come dimostrano le percezioni indipendenti dai nostri voleri.

Il pensiero costruisce anche il Don Chisciotte, la Divina Commedia e l’Odissea, ma ciò certifica semplicemente che gli esseri umani hanno bisogno anche della letteratura fantastica.
Si comincia da bambini con le favole, e poi si impara a distinguerle dai fatti.
Nessun Re ha mai circolato nudo credendosi vestito, una metafora è un simbolo, cioè un atto rappresentativo del pensiero, non un fatto “oggettivo” del mondo.
A voler essere pignoli, la “oggettività” è un mito fasullo, ma il dominio della “intersoggettività percettiva” no, è una cosa che esiste davvero. Senza la quale, infatti, non avremmo nemmeno relazioni sociali di alcun genere, perché non sarebbero possibili: è il terreno comune ciò che ci permette di comunicare e di concordare qualcosa.

Io non “credo” affatto ai risultati scientifici.
Ho passato la vita a spiegare e scrivere le cose che ho capito dopo averle indagate, compatibilmente con le osservazioni sperimentali.
Non osservo dio, che in quanto inosservabile può essere creduto esistente oppure no.
Ma questa è una questione di “fede”, ovvero fiducia, appunto.
La nostra vita dipende da ciò che abbiamo constatato e da ciò che crediamo.
La seconda parte però non è scienza, è fede.
Io credo che mia moglie mi voglia ancora bene, ma questa è fede, se sia vero o no lo sa solo lei.

Quindi noi viviamo sia di conoscenza accertata sia di fede.
Semplicemente, sono due cose diverse.

Vincenzo Zamboni

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