Avanspettacolo americano: “Code Pink” – Dopo le code alla vaccinara ecco le “code rosa”, che piacciono ad un “certo” sistema…
Mi spiegate come mai le Code Pink negli Usa possono sempre entrare in luoghi istituzionali per esibirsi?
Queste di Code Pink, come è possibile che le facciano entrare a “protestare”, in qualunque luogo e davanti anche ai presidenti?
E si portano dietro magliette con scritte.
Da noi 1) non ti fanno entrare nemmeno se se sconosciuto, 2) ti sfrucugliano perché tu non abbia nemmeno una maglietta (anche se a volte non sfrucugliano bene).
Mi spiegate qual è il meccanismo?
Marinella
Integrazioni:
“Quando ero al Cairo anni fa per cercare di entrare a Gaza assediata, ricordo che, mentre protestavamo per le strade insieme a centinaia di pacifisti internazionali, le Codepink furono ricevute dalla moglie di Mubarak e raggiunsero un compromesso per far entrare a Gaza una delegazione ridottissima comprendente le dirigenti delle Codepink e due rappresentanti per ogni delegazione. I nomi concordati per la delegazione italiana erano …… Martina Pignatti e …. Germano Monti. La maggioranza dei pacifisti boicottò l’accordo e continuò la protesta. Ho sempre pensato che le Codepink, pur esprimendo spesso posizioni formalmente corrette, godano di speciali entrature e protezioni istituzionali ad alto livello. Forse sarà per controllare ed indirizzare la protesta? Purtroppo non godo di informazioni più precise. Vorrei solo ricordare, come dato di fatto su cui riflettere, che in occasione della progettata marcia su Gaza di migliaia di militanti internazionalisti (se non erro era il 2009, un anno dopo il maggiore criminale bombardamento israeliano) le autorità egiziane ci bloccarono al Cairo. Ci furono intense manifestazioni in strada e contemporaneamente trattative riservate tra le Code Pink, ed un gruppo ristretto di rappresentanti internazionali, con il governo Mubarak (rappresentato dalla moglie del Rais) per far entrare solo una piccola delegazione simbolica a Gaza formata dalle dirigenti Code Pink e alcuni rappresentanti aggiunti dei vari movimenti internazionali. I nomi dei due rappresentanti italiani (Martina Pignatti e Germano Monti) furono concordati, non dall’intera delegazione italiana di quasi 100 persone, ma da singoli personaggi di cui preferisco non fare il nome per evitare polemiche. Di fatto la delegazione italiana, e tutte le altre delegazioni (compresa la folta delegazione statunitense che era particolarmente incazzata) respinsero l’accordo, tanto che la Pignatti e Monti furono costretti a rinunciare. Alcune Code Pink andarono lo stesso, male accolte dai Gazawi. Penso che ognuno abbia elementi sufficienti a dare un giudizio su come procedono queste cose …. ” (Enzo)
“Peccato che a Dublino, alla Conferenza Mondiale della Pace, mi sono dovuto, con altri, scontrare con l’eminente leader delle Code Pink, Medea, in quanto protagonista di una rivolta di tre quarti dell’assemblea contro il tentativo mio, e più tardi di Marinella, di mettere sul piatto le aggressioni alla Siria, alla Libia, all’Iraq, cioè quella ai maledetti “dittatori” di quei paesi, tali anche nella visione delle brave Code Pink. Forse il loro facilitato accesso agli eventi dell’Impero è dovuto anche a questa loro disciplinata osservanza del più grande dei tabù, del più grande alibi per le aggressioni, la “democrazia”, i “diritti umani”. Vedi i pacifisti del “manifesto”. E anche di Patrick Boylan, come ci è capitato di sperimentare entrambi in occasione di qualche evento pubblico. So’ americani.
Pro memoria, a proposito di certo concetto di democrazia. Fu quello del difensore delle Code Pink anti-Assad e anti-Gheddafi e oggi, probabilmente, anti-dittatore Maduro, quando ritenne di rimuovermi dalla lista NO WAR, come uno Zuckerberg qualsiasi, per aver io ritenuto di non condividere la sua gentile definizione di “ribelli” per le bande mercenarie in Siria. A proposito di questa censura, mi dispiace ricordare che non s’è mossa foglia tra amici e compagni.” (Fulvio)
“Avrei un altra risposta alla domanda di Marinella, ossia: come riescono le CodePink a entrare in luoghi super controllati per protestare le aggressioni imperialiste USA nel mondo? Amici statunitensi mi dicono che alcune di loro hanno sì, tramite matrimonio o parentela, collegamenti con funzionari statunitensi ben piazzati, ma funzionari che, rimanendo anonimi per evitare rappresaglie, facilitano l’ingresso delle CodePink nei santuari altolocati perché quei funzionari sono contrari anche loro alle aggressioni imperialiste USA nel mondo. Solo che non vogliono esporsi personalmente e, quindi, invece di protestare per strada o nelle aule, danno il loro contributo da dietro le quinte per facilitare le proteste delle CodePink. Le CodePink non sono, dunque, paragonabili a organizzazioni come Amnesty USA che, sotto la Clintoniana Suzanne Nossel, lanciò una campagna per tenere le truppe USA in Afghanistan “per proteggere e far avanzare le donne afghane.” Le CodePink non hanno affatto abboccato a quella esca “finta femminista”; anzi, l’iniziativa di Amnesty le ha fatto incazzare e così hanno raddoppiato le loro iniziative per richiamare le truppe USA dall’Afghanistan immediatamente. Quindi non dobbiamo infangarle creando sospetti di doppio giochismi…” (Patrick)