Testimonianza di un cittadino italiano che scrive dal Venezuela… “Pasta, olio e mandolino… contro diritti, salario e patria libera e grande”
Non si tratta di un servizio giornalistico strutturato ma forse proprio per questo offre una prospettiva che sarebbe da approfondire, sulle caratteristiche di parte della collettività italiana presente in Venezuela.
Sovranità, patria, popolo.
Premetto che nei confronti del Venezuela non avevo alcun preconcetto ideologico e neppure ero faziosamente a favore per presunte affinità ideologiche. Ci sono semplicemente andato per trovare parenti, per staccare dalla società in cui vivo e per toccare con mano la realtà… senza filtri di giornalisti o presunti tali che seduti al caldo, magari da New York, con i loro occhi prezzolati sputtanano o pontificano “a favore o contro” chi è in Siria, Iran, Argentina, Bolivia, Nuova Delhi o qualsiasi altra parte del mondo.
Il viaggio, anzi i due viaggi con residenza di svariati mesi (non il mordi e fuggi di 10 giorni), l’ho fatto invece insieme a chi, al contrario, si professava dichiaratamente ideologizzato.
VENEZUELA: si entra con il visto (gratuito) che ricevi automaticamente all’arrivo doganale dove dichiari cosa fai, dove alloggi e se hai sufficiente sussistenza economica (qui dichiari quanti soldi porti con te, pena il sequestro/ammenda). Domande a cui rispondi con un modulario che viene distribuito già in aereo (sia Alitalia che Lufthansa). Già i miei compagni di viaggio iniziarono a storcere il naso… perché secondo loro era una violazione della privacy. Non è così…
La realtà venezuelana non può certamente esser paragonata a quella europea ma semmai a quelle degli altri paesi sudamericani. E allora ripercorriamo le tappe…
Prima dell’avvento di Chavez e della fondazione del MVR (Movimento V Repubblica), un movimento trasversale e non ideologico perché voleva esser il riscatto di tutto un popolo che si sbarazzava di una minoranza di approfittatori amici degli Usa a cui il petrolio venezuelano veniva concesso a costo quasi zero e che fu avversato trasversalmente da sinistra a destra (l’oligarchia mercantilista, la borghesia amarilla venezuelana, i settori comunisti – tranne il PCDV – da subito nemici del nuovo corso popolare)… ecco prima di tutto ciò, un 30% della popolazione (quasi tutti coloni provenienti da Spagna, Italia, Germania, Francia, ecc.) viveva realmente nel lusso sfrenato grazie alla manovalanza di fatto gratuita o quasi.
Non vi erano salari minimi e leggi sul lavoro, quindi si era pagati e anche licenziati singolarmente e licenziati in maniera del tutto arbitraria.
Non vi erano di fatto spese statali in quanto era tutto privato, dentro la logica del mercato libero e delle sue leggi “chi ha soldi, avanti, chi non ce li ha, crepi”… quindi acqua, luce, ecc. erano per metà popolazione una cosa proibitiva. Non vi era illuminazione pubblica se non nelle zone dei ricchi, la rete fognaria era inesistente. La sanità e la scuola erano private e quindi a pagamento. Buona parte dei venezuelani allogeni (emigranti interni, ndr) viveva in baracche, in grotte all’aperto e in quartieri improvvisati. Ti ammalavi? Pregavi il Dio… unica consolazione; per questo il popolo è molto molto religioso (e qui i miei compagni di viaggio storcevano di nuovo il naso “ma come… dovrebbero quantomeno esser atei se buoni compagni”). E invece, che ognuno sia libero di avere le sue tradizioni… contano i fatti.
Nell’ebbrezza di volerci rifare una vita rivoluzionaria, andammo alla delegazione del Ministero del Poder Popular per chiedere chiarimenti circa l’ottenimento della residenza stabile in Venezuela, anche perché esistono in Italia speculatori e affaristi che raccontano frottole per invogliare investimenti, ma che sono solo atti di mero ESPROPRIO (NON) proletario di questi pescecani, spesso italiani rifugiati in Venezuela dai tempi prima di Chavez o da canaglie in fuga per crimini.
E al Ministero del Poder Popular altra sorpresa… tutti i turisti sono ben accetti, tutti con rinnovo di 6 mesi in 6 mesi fino a 3 anni consecutivi (dimostrando di esser economicamente sufficienti come già detto), ma di avere la residenza stabile con permesso di lavoro, no… fatta eccezione per imprenditori che daranno lavoro garantito ai cittadini venezuelani (non ad amici anch’essi migranti dall’estero). Questo per il concetto di DOVERE della patria in primis verso i suoi cittadini compatrioti, per il diritto di cittadinanza che il bolivarismo difende e per il rilancio di una società produttiva; non accettano quindi avventurieri o disperati che vanno a fare import-export dall’Italia, ecc. (peraltro sono già pieni di questi soggetti).
E sgombriamo definitivamente le “palle galattiche” che girano nei media occidentali: qui iniziano le vere differenze tra le fiabe che girano di un paese sotto dittatura, di un regime comunista. La proprietà privata è garantita e tutelata, gli unici espropri sono quelli della catena Hotel Hilton, che si rifiutò di ospitare gli alluvionati per un periodo di emergenza.
La repubblica bolivariana del Venezuela accoglie migliaia, anzi milioni, di rifugiati in fuga in primis dalla Colombia filo USA e liberista e, come ho constatato di persona, anche una folta comunità di libanesi e siriani (in fuga dalle rispettive guerre).
Personalmente ho frequentato la comunità cristiano maronita, ma ci sono pure musulmani a cui Chavez ha dato massimo appoggio ma nel rispetto della terra che li accoglie, ovviamente chiarendo da subito che la terra dove arrivavano era di tradizione cristiana e accogliente al massimo; infatti, personalmente, di burqa non ne ho mai visti, non ho mai sentito lamentele contro il rispetto di festività cattoliche e nessuno almeno ha mai lamentato il fatto che ogni due per due ci fossero santini e madonnine da ogni parte, fin sul cruscotto del pittoresco classico autobus tipico del Sudamerica.
La vita nelle strade è quella classica sudamericana, tanti minibus che collegano le città… tanti taxi per stranieri e ricchi (io l’ho usato personalmente solo la prima volta dall’aeroporto), mercatini rionali (ci sono quelli sotto l’egida del governo bolivariano con prezzi calmierati, dove gli alimenti basici come la farina, lo zucchero, il latte, ecc. sono a regalo, a prezzo popolare).
La vita in Venezuela è dura, come in tutta l’America Latina, ma lo è per via dell’embargo fatto dagli Usa e dal circuito atlantista e per via dell’accaparramento illegale dei prodotti da parte di speculatori della guerra economica (carenze di prodotti quasi sempre create ad arte dagli stessi distributori di merce), commercianti privati senza scrupoli che stivano la merce per rivenderla a prezzi maggiorati ai colombiani e al mercato nero.
Il Venezuela, un paese di bellezze naturali fantastiche: spiagge bellissime, boschi, natura incontaminata, montagne e isole caraibiche.
Un popolo che con il chavismo ha alzato la testa, degno e di patrioti che hanno deciso di uscire dal dominio delle multinazionali Usa che pompavano benzina senza pagare royalty al popolo, ma solo alla corrottissima e multicolorata classe politica del vecchio regime liberista venezuelano. Certo… fa paura vedere quei palazzoni delle classi agiate che hanno piscine vuote, fontane desolatamente asciutte e manutenzione stile case popolari italiane, ma ciò dimostra che ora i lavori si pagano e se non li vuoi pagare, lo sfarzo non te lo permetti… e le piscine e le fontane ad ogni piano di un palazzo sono sfarzo inutile e ostentazione.
Altro che dittatura in Venezuela. Altro che regime.
L’opposizione comanda interi stati e municipi e ha uomini inseriti nei corpi dello Stato, come ad es. nella Polizia Municipale (avversa al popolo), da non confondere con la Guardia Nazionale e l’Esercito Bolivariano… fedeli alla causa della pace e del progetto di inclusione sociale contro decenni di miseria e di abbandono.
La comunità libanese e siriana che ho frequentato mi spiegava come gli autoctoni venezuelani e indios, prima dell’esperienza socialista bolivariana erano carne da macello… senza un minimo salariale, senza tutele, senza acqua potabile, senza possibilità di una casa dignitosa, abbandonati selvaggiamente alle regole dello schiavismo dei ricchi possidenti e dei neoimmigrati senza scrupoli alla ricerca di facili guadagni sulla pelle dei più poveri.
I miei parenti, che sono venuto a trovare, mi hanno tolto il saluto, avevo “sgarrato” parteggiando apertamente per gli sfruttati, per le leggi di minima tutela sociale, per l’appoggio alla medicina gratuita e all’istruzione bolivariana… loro vanno dai privati, non si mischiano con chi come me stava col popolo rozzo, gretto, povero che grazie a Chavez e Maduro aveva osato alzare la testa chiedendo dignità.
Per gli italiani e la borghesia, nel quartiere dove vivevo accanto al noto Hotel Hilton espropriato da Hugo Chavez ai tempi dell’alluvione, ero un traditore, un autentico nemico dei loro interessi di coloni, padroni, abbienti conquistatori del suolo venezuelano.
Ho chiesto come mai questo odio feroce verso Chavez… tutti o quasi gli italiani benestanti hanno risposto con questa frase: “da quando è iniziato il potere bolivariano gli indigeni hanno alzato la testa e parlano di salario, di diritti… prima li pagavamo come decidevamo noi. Odiamo Chavez e Maduro perché sono dei poveracci, dei nessuno che sono arrivati al potere. Che paese schifoso è un Venezuela dove dei poveri, un autista senza lauree addirittura, possono comandare!”. Invece che grande orgoglio mi fa un paese dove il presidente è un operaio, autista, autodidatta, che conosce poeti e autori di tutto il mondo, che rispetta e cita Gramsci e non a vanvera.
E poi arriva il classico: “io ho fatto la mia fortuna facendo arrivare pasta, olio, vino e mozzarelle dall’Italia… poi arrivano ‘sti socialisti sporchi e selvaggi, indigeni a comandare”. Io, lo ridico, trovo fantastico che finalmente si sono messe leggi di dignità e rispetto… e vedo razzismo becero e classismo nei discorsi di questi italonegrieri espatriati e andati a comandare in casa altrui.
Avrei molte altre cose da raccontare dei mesi che ho passato lì, ma per ora mi fermo.
Lunga vita alla Patria Bolivariana (anche questo termine, patria, che in Venezuela si scandisce ogni 15 parole inizialmente aveva stizzito i miei compagni di viaggio) e massimo rispetto al popolo che è in marcia verso la costruzione di un nuovo modello sociale, il socialismo del XXI secolo!
Siamo noi dell’occidente atlantista con l’ embargo, a boicottare e sabotare questo progetto di inclusione sociale.
Vamos Pa’lante, Venezuela patria di pace ed esperimento sociale di nuovo socialismo del XXI secolo.
Sandro Pescopagano
PS: si sono certo compiuti errori, ma sono infinitamente insignificanti di fronte alla gigantesca stazza dei meriti compiuti: SOVRANITA’ REALE (non le pagliacciate), LIBERAZIONE, INDIPENDENZA NAZIONALE, con visione geopolitica che affratella i popoli antimperialisti.
Fonte: Avviso ai naviganti 86 del Nuovo Partito Comunista Italiano