USA, da 243 anni esportatori di “democrazia”, dopo la Siria ci provano con il Venezuela
…non conosce vergogna (ma in politica non esiste) e neppure freno la “dottrina Monroe” che, dal 1823, ispira la politica estera degli Stati Uniti nel continente americano giustificando (fin dalla fondazione degli States, 1776) ingerenze, protezioni e pure interventi armati in qualsivoglia parte del “nuovo continente”.
Iniziarono ad aggredire il Messico per il Texas, Alamo è buona solo per la retorica hollywoodiana, poi, tra una guerra e l’altra (pure civile, sintetizzo per non risultare noioso), arrivarono al:
- “corollario Roosevelt” un’aggiunta del presidente Theodore alla dottrina Monroe, sintetizzabile nelle parole da questi pronunciate davanti al Congresso nel dicembre 1904: “Stante la dottrina Monroe, comportamenti cronici sbagliati nel continente americano richiedono l’intervento di polizia internazionale da parte di una nazione civilizzata” (cit. Wikipedia).-
Ovvero, in parole povere: gli Stati Uniti possono fare in America latina quel che vogliono, come e quando piace loro !!
Quante volte, in che data e “perché” lasciamolo a chi desideri approfondire. Io faccio solo presente che il corollario di cui sopra fu assunto (guarda caso) proprio in occasione della aggressione europea (Italia compresa) al Venezuela e permise agli Usa di sostituire gli occidentali nello sfruttamento delle enormi capacità petrolifere venezuelane sempre, evidentemente, per “esportare la democrazia” a Caracas! E, giacché (come sapevano i romani) “meglio abbondare che essere deficitari” …la “dottrina Monroe”, con annesso “corollario Roosevelt”, i vari presidenti yankee la hanno “estesa” a tutto il mondo conosciuto e pure (ci hanno tentato) nel cosmo infinito!
Quante guerre, mondiali e locali, hanno visto le truppe a stelle e strisce impegnate a pieno titolo ? Più facile sarebbe rintracciare quali “non” le abbiano messe in luce da protagoniste. In ogni caso dei ricercatori indipendenti parlano di 222 in 243 anni di storia. E parliamo di “interventi ufficiali” non di quelli mediante consiglieri militari e truppe speciali o contractors della Cia etc. e neppure delle “intromissioni” economiche e politiche per forzare la mano contro chi non fosse o sia gradito a Washington (o a Wall Street).
Il 23 gennaio 2019 Trump ha minacciato l’invio dei marines in Venezuela, in difesa e sostegno del golpista politico don Juan Guaydo e di quei militari felloni che volessero sostenerlo..esattamente quello che Obama tentò di fare in Siria contro il legittimo governo di Assad, non riuscendoci! Ed allora Trump cosa si sperimenta ? Annuncia il “ritiro dalla Siria”, peraltro neppure iniziato, e minaccia Maduro di fargli fare la fine di Gheddafi.
Voglio sperare, anzi ne sono (quasi) certo, che non ci riesca: come ha fallito a Damasco fallirà pure a Caracas !
Vincenzo Mannello – vincenzomannello@live.com
Notizie di cronaca collegate: https://www.google.com/search?rls=aso&client=gmail&q=golpe%20in%20venezuela%20contro%20maduro&authuser=0
Il golpista venezuelano Juan Guaydo
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Commento di J.E.: “Gli Stati Uniti evidentemente non hanno ritenuto sufficiente per l’America Latina la presa del potere da parte del nazista Bolsonaro in Brasile ed hanno perciò deciso di promuovere un colpo di Stato in Venezuela.
La giusta risposta del Venezuela democratico di Maduro non si è fatta attendere:
Video: https://www.facebook.com/296334033272/posts/10157751071878273/
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Intervento di Marinella Correggia:
“Sul Venezuela, grande differenza fra Cgil oggi e al tempo del golpe contro Chávez nel 2002 La Cgil e il Venezuela….
In rapida successione, la Cgil ha pubblicato un tweet nel quale parlava di un a mozione di condanna dell’auto-proclamazione a presidente di Juan Guaidó e delle ingerenze straniere verso la presidenza democraticamente eletta di Maduro. Troppo coraggio! Tanto che in seguito, altro tweet della Cgil (https://twitter.com/cgilnazionale/status/1088452690001031168?s=20)
nel quale si spiega che il tweet è stato un errore rispetto al documento integrale e “la Cgil rivolge un appello al governo del Venezuela a garanzia dei diritti e della libertà fondamentali dei suoi abitanti. Nessun sostegno a Maduro né alle ingerenze esterne”.
Andiamo indietro nel tempo, all’epoca del tentato colpo di Stato contro il rpesidente Hugo Chavez, aprile 2002. All’epoca, a guidare il tentato colpo di Stato, furono oltre all’organizzazione degli imprenditori, la fedecamaras, anche il sindacato Ctv, che faceva parte della Icftu internazionale, come la triade sindacale italiana. La Icftu e la Cgil, dopo un penoso silenzio sul tentato golpe, il 16 aprile 2002 lanciarono una chiamata alla solidarietà in favore della Ctv. Solo in giugno, la Orit, braccio regionale interamericano dell’Icftu condannò il golpe, strattonata dalla richiesta del sindacato venezuelano della scuola Cte.
E il maggiore sindacato italiano? A un certo punto Ada, una cittadina venezuelana che lavorava all’epoca in Italia (in seguito tornò nel Venezuela) e che era iscritta alla Cgil, si rivolse al manifesto per rendere pubblica la sua protesta. Ne venne fuori un articolo intitolato “Ma la Cgil non ha proprio niente da dire sul Venezuela?”. Diversi iscritti al sindacato interpellarono la dirigenza. In seguito, ma dopo vari mesi, l’allora segretario Epifani in visita in Brasile cambiò posizione. Marinella Correggia”
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Manifestazione a Roma con el Venezuela!
Roma, sabato 26 gennaio 2019 dalle ore 12:00 alle 16:00 in Via Nicolò Tartaglia
Presidio sotto l’Ambasciata: Con Maduro fino alla vittoria!
Il 20 maggio 2018 il popolo venezuelano ha confermato Nicolas Maduro alla presidenza con circa due terzi dei votanti e una partecipazione elettorale non inferiore a quella di molti altri Paesi.
La legittimità di Maduro viene oggi contestata da uno schieramento internazionale capeggiato dagli Stati Uniti di Trump e con in prima fila governi di destra come quello brasiliano e quello colombiano. Costoro vogliono il caos e la guerra civile in Venezuela per mettere fine a un’importante esperienza democratica che ha realizzato negli ultimi vent’anni risultati fondamentali su tutti i piani e fa fronte oggi a un boicottaggio politico, economico e mediatico che vede impegnate le forze capitaliste e imperialiste tuttora dominanti a livello mondiale.
Ironicamente, la legittimità di Maduro è contestata da governi come quello colombiano, un Paese dove non passa giorno senza che venga ucciso un dirigente popolare, o quello brasiliano, capeggiato da un individuo apertamente fascista e nostalgico della dittatura come Bolsonaro. Per non parlare di Trump che tenta di restaurare il tradizionale dominio statunitense su tutta l’America Latina, trovando nel Venezuela Bolivariano un ostacolo da distruggere.
Ma altri Stati latinoamericani e non solo contrastano questo attacco imperialista.
Il Venezuela di Maduro non finirà come il Cile di Allende.
Chiediamo al Governo Italiano e all’Unione Europea di dissociarsi dal forsennato attacco all’autodeterminazione del Venezuela. Ribadiamo la nostra solidarietà al Popolo venezuelano e al suo legittimo Governo!
Presidio
Sabato 26 gennaio – ore 12.00
via Nicolò Tartaglia 11, Roma
(Davanti all’Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela).
Italia-Venezuela Bolivariana
Per aderire inviare una mail a comitatoivb@gmail.com
Adesioni (la lista viene aggiornata man mano):
- Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba circolo di Roma
- Patria Socialista
- Giuristi Democratici
- Altrenotizie.org
- Libera TV
- Associazione Italia-Nicaragua
- Faro di Roma
- Circolo Vegetariano VV.TT.
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Commento di Fulvio Grimaldi: “…voglio aggiungere che, da frequentatore dell’ambasciata venezuelana, conosco la situazione topografica che è del tutto infelice per un qualsiasi obiettivo propagandistico. Farà piacere agli inquilini della sede diplomatica sentire per un’oretta il sostegno vocale e grafico di una dozzina o più (spero, ma non confido) di persone, ma quanto a svegliare coscienze all’opposizione ai golpisti yankee, ai loro subalterni latinoamericani ed europei, effetto zero. Non capisco questa scelta, quando in altre situazioni del genere si è sempre andati a manifestare protesta, sdegno, rifiuto, al carnefice, con implicita solidarietà alla vittima.
Per me il presidio andrebbe fatto sotto l’ambasciata Usa, o quella del Brasile, primo comprimario dell’operazione guerra civile-regime change in Venezuela. Oppure sotto una sede ONU, per reclamare – ovviamente invano, ma politicamente giusto – un intervento del Consiglio di Sicurezza contro gli interferenti, sobillatori e golpisti Usa.
Fulvio”
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Commento di Vincenzo Zamboni: “Negli Stati Uniti qualcuno ha organizzato il tentativo di colpo di stato venezuelano, tant’è vero che gli Usa riconoscono Guaydo il sedicente presidente golpista autoproclamatosi e il Venezuela ha interrotto i rapporti diplomatici con Washington, dichiarando l’espulsione del personale d’ambasciata americano.
Ora, siccome negli Usa si combattono due fronti opposti, quello del Presidente e quello del cosiddetto “deep state”, sarebbe interessante sapere (prima o poi probabilmente lo scopriremo) chi esattamente abbia organizzato il golpe.
La questione non è irrilevante, perché finora, nei suoi primi due anni di presidenza, Mr. Trump ha molto accontentato verbalmente il deep state sul fronte delle guerre e intromissioni militari all’estero, mentre nella pratica ha sempre fatto l’esatto contrario (si pensi a Siria e Nord Corea), frenando di fatto ogni tentativo di ampliare davvero gli interventi.
Siccome fino ad oggi Trump si è rivelato molto abile in questi doppi giochi, sarà interessante comprendere meglio come stiano andando veramente le cose anche questa volta.
Rimaniamo in attesa dei nuovi eventi.
Non dimentichiamo che, fermandosi alle apparenze, un paio di anni fa tutti davano per scontata una guerra contro la Corea del Nord, con rischio di terza guerra mondiale….” (V.Z.)