Germania. Una farsa il blocco delle vendite di armi all’Arabia Saudita

Il blocco totale sulle esportazioni di armi prodotte in Germania verso
l’Arabia Saudita, disposto dal governo tedesco in conseguenza
dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, è “una farsa”. “Gli
esperti del settore sottolineano che l’iniziativa di Berlino è
praticamente inefficace senza un comportamento uniforme su scala
europea”. In particolare, “in futuro, la Spagna potrebbe beneficiare di
commesse dall’Arabia Saudita che sarebbero state altrimenti destinate
alla Germania”. Inoltre, dalla Germania giunge una quota decisamente
bassa degli armamenti acquistati dall’Arabia Saudita. Secondo l’Istituto
internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri), per quanto
riguarda in particolare le “grandi armi”, dalla Germania proviene
“appena l’1,8 per cento del totale importato in Arabia Saudita tra il
2013 e il 2017”. Nello stesso periodo, gli Stati Uniti hanno invece
contribuito alle esportazioni di armi verso Riad per il 61 per cento, il
Regno Unito per il 23 per cento e la Francia per il 3,6 per cento.
Inoltre, a maggio 2017, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump,
ha disposto forniture di armi all’Arabia Saudita per un valore di 110
miliardi di dollari.
All’inizio di ottobre, il presidente francese Emmanuel Macron ha
qualificato come “pura demagogia” un embargo sulle esportazioni di armi
all’Arabia Saudita come quello attuato dalla Germania in conseguenza
dell’assassinio di Khashoggi, di fatto isolando il governo tedesco nella
sua iniziativa. Un isolamento che non è esclusivamente politico, ma
rischia di essere anche economico con effetti negativi sull’industria
della difesa tedesca. Ne è esempio la vicenda dei cantieri navali
Luerssen in Meclemburgo-Pomerania anteriore, cui “più di cinque anni fa
l’Arabia Saudita ha commissionato 35 pattugliatori per la propria
guardia costiera”. Le unità consegnate sono 15, mentre due sono state
ultimate ma non possono essere esportate a causa del blocco posto dal
governo tedesco a tutte le vendite di armi all’Arabia Saudita. Una
decisione che nel caso dei cantieri Luerssen ha comportato una battuta
d’arresto nella produzione e la riduzione dell’orario di lavoro per la
maggior parte dei 300 dipendenti.
Intanto, Riad pare guardare altrove per le proprie commesse militari,
avendo recentemente stipulato una joint venture con il gruppo spagnolo
Navantia per dotare di nuove corvette la propria marina. Dal Regno
Unito, l’aeronautica saudita acquisirà invece 48 caccia multiruolo
Eurofighter Typhoon, sviluppati in maniera congiunta da un consorzio
formato da Italia, Germania, Francia e Regno Unito. Tuttavia, la
commessa è frutto di un accordo bilaterale tra Riad e Londra, e Berlino
non potrà fermare l’esportazione dei caccia anche se parte delle
componenti è prodotta in Germania. L’azienda per la difesa britannica
Bae Systems, parte del consorzio che produce l’Eurofighter Typhoon,
potrebbe quindi ottenere notevoli vantaggi a scapito della Germania.
A rendere scarsamente efficace il divieto di vendita di armi prodotte in
Germania all’Arabia Saudita non è soltanto il vantaggio competitivo che
la decisione del governo di Berlino assegna alla concorrenza delle
aziende per la difesa tedesche. Molto probabilmente, queste potranno
infatti continuare a esportare armamenti verso la monarchia degli Al
Saud attraverso le loro controllate all’estero. Per esempio, Rheinmetall
potrà aggirare l’embargo mediante la sua sussidiaria italiana Rwm Italia
e la sua joint venture con l’azienda sudafricana Denel, formata nel
2009. Entrambe le imprese possono, infatti, esportare armi e munizioni
direttamente dai paesi dove hanno sede, senza necessitare di alcune
autorizzazione del governo tedesco. Infine l’Arabia Saudita potrebbe
acquisire le capacità e i prodotti della joint venture tra Rheinmetall e
Denel acquistando il 49 per cento delle azioni dell’azienda. Dall’inizio
di novembre, “si ipotizza questa possibilità”, ma l’amministratore
delegato di Rheinmetall, Helmuth Mech, non ha voluto rilasciare
dichiarazioni in merito, limitandosi ad affermare che la sua impresa ha
uno stretto rapporto con Denel”.

Lista Disarmo – disarmo@peacelink.it

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