USA. Mid term: “Much ado about nothing (molto rumore per nulla)”
Fa suo, il “manifesto”, l’appello al voto costi quel che costi, rilanciato da quella bella schiera di progressisti liberal, perlopiù mercatisti accademici, sinergici con certe industrie, e trash hollywoodiano, che si sentono orfani di Obama e defraudati della Clinton, contro il Golem fascista che avanza dalle nere montagne di Mordor. E che da noi ha la faccia di Salvini, e ci sta, ma anche un po’ di Di Maio, anche un po’ di Melenchon, anche un po’ di Sahra Wagenknecht e perfino del poro Fassina, tutta pessima sinistra sovranista. Gente per la quale il cappio di Trump al collo dell’Iran e del Venezuela, la sua clava su Siria, Yemen e un sacco di altri posti, le crisi epilettiche guerrafondaie di Pompeo e Bolton, contano poco rispetto a quanto di progressista ci ha lasciato l’accoppiata nero-donna.
Tre colpi di Stato, Honduras, Paraguay, Ucraina, le stesse sette guerre di Bush, assassini seriali tramite droni, la militarizzazione della polizia con l’assegnazione di materiale bellico, primato di neri ammazzati da una polizia sempre più impunita, prigioni segrete della tortura e extraordinary rendition di sgraditi, forze speciali-squadroni della morte in 130 paesi, infrastrutture nazionali fatiscenti in un’economia allo sfascio e la delocalizzazione della produzione all’estero con conseguente impennata della disoccupazione, senzatetto a milioni in tendopoli e baracche, sorveglianza e spionaggio di ogni attimo di vita a raggio mondiale, il più alto numero di immigrati mai espulso dagli Usa, un Obamacare che ha messo la salute dei cittadini poveri tra le zanne delle assicurazioni…. Potrei andare avanti per altre dieci pagine. E si definiscono progressisti.
A risultati elettorali acquisiti, l’organo della sezione italiana dell’Asinello (simbolo del Partito Democratico per chi non lo sapesse, quello dei Repubblicani essendo l’elefante), si è vagamente ricomposto. Il trionfo dei succedanei di Obama e Hillary non si è verificato, il Leviatano Trump ha tenuto botta e Senato, contrariamente a quanto è sempre capitato ai presidenti nelle mid term. Ha perso la Camera, ma i suoi governatori sono 25 contro i 23 dei Democratici. Con il Senato in mano, l’impeachment vagheggiato dai servizi segreti, Wall Street, Pentagono, e “manifesto” è diventato chimera. “L’onda rossa” (rossa?) si è arenata, a dispetto di sondaggi e appassionati vaticinii di tutto il main stream, “manifesto” in testa. E si è dissolta anche la fantastica architettura del Russiagate, le interferenze di Mosca, entusiasticamente condivise dal “manifesto” (mirabolanti rispetto a un paese come gli Usa che mette soldi, sicari e media in ogni benedetta elezione del mondo), che avrebbero fatto vincere Trump nel 2016: Al ministro della Giustizia Sessions, colluso con il procuratore Mueller, che non è riuscito in due anni a tirare fuori uno straccio di prova, è stato sostituito Matthew Whitaker, che da sempre qualifica di bufala l’operazione.
Fulvio Grimaldi – www.fulviogrimaldicontroblog.info