Politica populista o politica di sistema? Che fare…?
Alla domanda che mi viene spesso fatta: “Cosa proponi di fare in politica nei prossimi anni?”, non ho una risposta chiara, solo frammenti sparsi che cerco di riassumere.
1 In Italia, si stanno liquefacendo i due capisaldi della “destra” e della “sinistra” degli ultimi 25 anni: Forza Italia (nata dalle ceneri di DC e PSI nel 1994) e PD (sempre più consunto, dopo la caduta del “muro” della guerra fredda, tra lotte di correnti,dirigenti non all’altezza del loro ruolo e vuoto di idee e di programmi, che non siano quelli dell’industria europea).
2 Al loro posto, sono emersi due movimenti-partiti, il M5Stelle e la Lega, in continua trasformazione e reciproca concorrenza, che solo con grande approssimazione possono essere catalogati l’uno un po’ di sinistra e l’altro di destra; ma hanno caratteristiche molto diverse dalle forze politiche precedenti e raccolgono, nel bene e nel male, molte aspettative popolari, per cui vengono etichettati entrambi (dai loro avversari) come “populisti”.
3 I movimenti di base, ecologisti, solidali e di democrazia partecipata, faticano ad avere interlocutori affidabili e duraturi. Negli anni 1985 – 2000 hanno avuto rapporti soprattutto con i Verdi e anche (con molte differenze geografiche) con i radicali e la sinistra di DP, Rifondazione o SEL. Ma negli ultimi anni, praticamente scomparsi dalle istituzioni queste tre componenti politiche, i riferimenti sono stati sempre più labili, legati a singole persone “sensibili”, elette in varie formazioni, dai 5 Stelle a Potere al Popolo, Liberi e Uguali, Possibile, residui di sinistra nel PD e altrove, anche in liste locali e civiche.
4 Ora, anche in vista delle elezioni europee, sono iniziate le dichiarazioni a favore di liste unitarie di vario tipo, dalla destra al centro-sinistra e alla sinistra. Vedremo solo nel 2019 se e come si presenteranno, ma la cosa più probabile sono tre livelli: sopra un duello tra Lega e 5 Stelle; più sotto due liste costruite attorno a Pd e a FI; infine due (o tre) liste di radicali e della sinistra (che potrebbe unirsi o dividersi tra Potere al Popolo, sindaci come De Magistris e Pizzarotti e Liberi e Uguali).
5 E’ chiaro che, in una situazione del genere,non ci sono grandi prospettive né “visioni”, ma soprattutto navigazione a vista per restare a galla e guadagnare qualche seggio. Le posizioni incerte, altalenanti e le continue inversioni di rotta dei 5 Stelle su temi fondamentali, come l’Ilva di Taranto, le Grandi Navi, i Vaccini, le Trivellazioni metanifere, le varie Alte Velocità, il Mose ecc. ne sono la triste (talvolta incredibile) conferma.
6 Perciò, per i comitati e i movimenti l’unica prospettiva attuale, secondo me, è rafforzare tutte le reti sia di settore (acqua, rifiuti, elettrosmog, no triv, consumi etici, nonviolenza, ecologia ecc.) sia territoriali (comunali e regionali) e non fermarsi alla contestazione di di progetti sbagliati (inceneritori, autostrade, strage di alberi ecc.) ma elaborare e sostenere proposte positive alternative a quelle contestate o del tutto nuove (parchi, zone pedonali, itinerari ciclabili, bio-edilizia, democrazia diretta,fitodepurazioni, restauri, ricicli, riusi, risparmio energetico e non solo)
7 A partire da queste proposte e contestazioni, i movimenti potrebbero con una certa facilità, fare lobby, incidere cioè sui programmi e sulle decisioni politiche ed eventualmente decidere se e come rapportarsi con singole persone o organizzazioni presenti alle elezioni e poi nelle istituzioni.
Il dibattito è (moderatamente..) aperto.
Michele Boato – direttore Ecoistituto del Veneto e rivista Gaia
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Commento di Paolo Sensini: “La politica di sistema è stata mantenuta e foraggiata con gli enormi finanziamenti di Stato all’editoria. Giornali come La Repubblica, L’Espresso, Il Corriere della Sera, La Stampa, Il Foglio, Il manifesto, etc. avrebbero chiuso i battenti già da un pezzo. Ma essendo editoria di Sistema, cioè funzionale al mantenimento dello status quo, nessuno ha mai pensato né osato staccargli la spina. Siccome però molti degli opinionisti che vi scrivono sostengono apertamente che le imprese decotte è giusto che spariscano dal mercato, forse è arrivato il momento di bloccare quel fiume di soldi sottratti dalle tasche dei contribuenti per tenere in piedi imprese fallite. Troppo facile riferirsi sempre al mercato come un totem cui indirizzare astratte lodi, ora bisogna passare dalle parole ai fatti e vedere chi è in grado di reggersi sulle proprie gambe. Viviamo tempi molto interessanti!…”
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Commento di Marinella Correggia: “Sono assolutamente d’accordo con il punto 6. Il suggerimento è costruire reti positive e costruttive e non solo di contestazione delle cose negative. Mi ritrovo in questo dilemma perché da una vita con frustrazione mi divido fra la pars destruens (distruggere le guerre…) e la pars construens.
Sul che fare alle europee, invece, ho le idee confuse. Per via del mio impegno pacifista (non dunque sulla parte ambientalista, eppure le due sono inseparabili ma a quanto pare si fa a compartimenti stagni) gli unici con i quali mi trovo un po’ sono Potere al Popolo. Che però andrebbe rinverdito parecchio!” (Marinella)