Appello del Partito Comunista del Brasile a favore di Luiz Inácio Lula da Silva
Due anni fa il parlamento brasiliano portava a compimento il 31 agosto 2016 un colpo di Stato che deponeva illegittimamente la presidente costituzionale Dilma Russeff. Il 7 aprile 2018 l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva veniva incarcerato dopo un processo manipolato e prima del passaggio in giudicato del processo stesso. Il 1° settembre 2018 il TSE/Tribunale superiore elettorale ha cassato la candidatura presidenziale di Lula, calpestando anche l’ingiunzione delle Nazioni Unite. Un colpo di Stato, dunque, iniziato dal parlamento e proseguito sotto il comando del capitale finanziario e del potere giudiziario, distruggendo le relazioni sociali ed economiche e impoverendo drammaticamente il paese e i suoi cittadini. Si traduce la dichiarazione della segretaria del PCdB che insieme al PT presenta la lista Lula.T.I.
La decisione del TSE/Tribunale superiore elettorale si contrappone alla democrazia e cassa la candidatura di Lula
La decisione a maggioranza del TSE di escludere il candidato favorito (dai sondaggi) nella vittoria delle elezioni presidenziali (del 7 ottobre 2018), l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, si è espressa in modo consonante al modello di parzialità e persecuzione politica che ha segnato tutto il processo della sua condanna e incarcerazione. Di conseguenza questo 1° settembre 2018 entra nella storia brasiliana come un’ altra data di oltraggio alla democrazia e di violenza contro la sovranità del voto popolare.
La decisione di impugnare la candidatura di Lula, del collegamento PT/Partito dei lavoratori-PCdB/Partito comunista del Brasile è avvenuta con un unico voto dissidente del ministro Luiz Edson Fachin. Gli altri ministri hanno seguito il relatore, Luiz Roberto Barroso, che ha trascurato completamente la decisione cautelare del Comitato dei diritti umani dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite/ONU che ha manifestato espressamente la difesa dei diritti politici dell’ex presidente, ciò che include la candidatura presidenziale. Ha ignorato anche lo stesso testo della Legge delle fedina pulita che afferma che la ineleggibilità può essere sospesa finché vi sia ricorso plausibile da giudicare.
La maggioranza della corte elettorale ha anche ignorato i pronunciamenti di un insieme di giuristi e atre personalità rappresentative, in ambito nazionale e internazionale, a favore dell’ applicazione delle norme dello Stato di Diritto.
I ministri del TSE, invece di fare valere la Giustizia con base nella Costituzione Federale, deliberatamente hanno chiuso gli occhi sul fatto che i processi, di prima e seconda istanza, sono avvenuti con una pratica da un vero Stato di eccezione, dal momento che Lula è stato condannato senza prove e solo in base a dichiarazioni di criminali confessi, avvantaggiati dalle delazioni premiate.
Una volta di più non si è rispettato il debito processo legale. Questo è risultato evidente nel rifiuto del TSE di assicurare alla difesa il diritto di cinque giorni per fare le considerazioni finali sul processo, prerogativa ammessa addirittura dalla presidente della corte, ministra Rosa Weber.
Nell’indicare le conseguenze della violenta e ingiusta impugnazione, la maggioranza dei ministri, come ha sottolineato la difesa, ha disconosciuto in modo casuistico il precedente di mille e cinquecento casi di candidati che, dal 2010 ad oggi, anche se sub judice, hanno concorso sino alla fine del processo elettorale, partecipando anche all’orario elettorale in radio e televisione. In modo affrettato si è istituita una nuova interpretazione su che cosa sia un candidato sub judice e, immediatamente, l’ex presidente Lula ha avuto la sua candidatura cassata. E come candidato non potrà partecipare alla propaganda in radio e televisione, anche avendo diritto a ricorsi. Su questo punto vi è stato il voto divergente della ministra Rosa Weber.
La lotta politica e giudiziaria continua, ma la risposta che i popolo brasiliano certamente darà a questa violenza contro la democrazia sfocerà in una vigorosa campagna elettorale per eleggere, il 7 ottobre, la lista presidenziale guidata da Lula, con lui candidato o no.
Recife, 1° settembre 2018
Luciana Satos presidente del PCdB/Partito comunista del Brasile
Fonte: Portal Vermelho
A distanza di due anni dalla deposizione illegale e illegittima della presidente costituzionale Dilma Rousseff il 31 agosto 2016 da parte di un parlamento infedele alla Costituzione, il Brasile conosce una crisi economica e sociale molto grave. In due anni è stato fatto scempio dei diritti sociali e delle regole economiche, con una delapidazione brutale delle ricchezze nazionali. Al momento lo scenario politico è molto preoccupante: in totale illegalità all’ex presidente Lula si vuole in ogni modo impedire la partecipazione alle elezioni presidenziali del 7 ottobre mantenendolo come prigioniero politico in carcere dopo un processo manipolato. Il Comitato per i diritti umani della Nazioni Unite il 17 agosto ha ufficialmente riconosciuto il diritto a candidarsi e a partecipare alle elezioni di Lula e il Brasile è obbligato a seguire tale decisione in quanto firmatario di trattati internazionali. Ma il piccolo gruppo di alti magistrati che devono rispettare la Costituzione e i trattati internazionali cercano in tutti i modi di impedire la partecipazione elettorale di Lula.
In questo contesto i sondaggi indicano che i candidati del centro destra hanno pochissimo consenso, che il candidato della destra estrema fascistizzante Jair Bolsonaro raggiunge il 20%, mentre Lula sfiora il 33%. Il pericolo che le scelte anticostituzionali e lesive delle decisioni delle Nazioni Unite del Tribunale superiore elettorale/TSE e del Tribunale supremo federale/STF apra la strada al fascismo è molto reale. Si riporta la dichiarazione dell’esponente socialdemocratico tedesco Martin Schulz che ha visitato Lula in carcere e esplicitamente afferma l’importanza mondiale del mantenimento della democrazia in Brasile. Già l’eurodeputato Robero Gualtieri aveva visitato Lula il 26 luglio in rappresentanza della socialdemocrazia europea esprimendo pareri analoghi. Altri documenti riportano una intervista di Sarah Cleveland, vice presidente del Comitato dei diritti umani dell’ONU e prese di posizione brasiliane.
Visita dell’ esponente del Partito socialdemocratico tedesco Martin Schulz a Lula
30 agosto 2018
L’ex presidente del Partito socialdemocratico tedesco e ex presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha visitato il candidato presidente Luiz Inácio Lula da Silva nel pomeriggio di giovedì 30 agosto 2018 a Curitiba. All’uscita dalla superintendenza della polizia federale, Schulz ha affermato che le elezioni che si avvicinano non sono importanti solo per il Brasile e l’America Latina, ma per il mondo intero. «La questione che si pone è la seguente: è possibile fare del Brasile di nuovo un motore della democratizzazione nel mondo intero?» . Schulz ha detto che non è di sua competenza esprimere un giudizio sulla giustizia brasiliana «ma la situazione del paese proietta luci di dubbi su tale processo». E ha aggiunto: «credo che il Brasile è molto ben indirizzato e dovrebbe rispettare la decisione della ONU. Nessun potere di questo mondo potrà impedirmi di avere fiducia in questo uomo», ricordando che con Lula ha un grande passato di cooperazione, quando egli era stato presidente del Sindacato dei metalmeccanici, presidente del PT e presidente della Repubblica.
Il leader tedesco ha detto di essere impressionato da Lula «quest’uomo coraggioso combattivo e ottimista» e anche per come «egli resiste a queste circostanze sfavorevoli».
Accanto a Schulz, Fernando Haddad, candidato a vice di Lula e suo porta voce, ha affermato che la presa di posizione della ONU ha moltiplicato un andamento che già si era verificato nel paese e all’estero. «Le persone che seguono il Brasile già si erano sensibilizzate al riguardo della situazione, ma dopo il sigillo della ONU questo processo ha acquisito una legittimità molto maggiore. Ho certezza che tende a crescere, soprattutto se le autorità brasiliane non lo rispetteranno».
Fonte: https://lula.com.br
Sarah Cleveland vicepresidente del Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite su Lula
29 agosto 2018
In una intervista esclusiva al giornalista Brian Mier nella TV 247 la specialista in diritto internazionale e vicepresidente del Comitato dei diritti umani della ONU Sarah Cleveland ha detto che discorda dalle affermazioni fatte da componenti del governo brasiliano che le decisioni dell’ONU in rapporto all’ex presidente Lula siano solo «racomandazioni» che non necessitano di essere applicate. «È una posizione molto pericolosa per qualsiasi paese che voglia essere considerato un paese che rispetta i diritti umani e lo stato di diritto internazionale».
Sarah Cleveland ha ricordato che il Brasile è firmatario del Patto internazionale sui diritti civili e politici e, in base all’articolo I, è obbligatorio rispettarlo. «Il Brasile non può agire contro il signor Lula da Silva o contro altra persona che ha una rivendicazione pendente», ha spiegato. Ha inoltre chiarito che vi è un rischio che i diritti dell’ex presidente Lula subiscano un grave danno, e,per questo, ha il diritto di partecipare alla competizione elettorale da dentro alla prigione, avendo accesso adeguato ai mezzi di comunicazione e ai membri del suo partito e alla campagna, dal momento che il caso è ancora pendente nelle giustizia. «Ha diritto di presentarsi come candidato alla presidenza», ha affermato.
Secondo Cleveland se il Brasile si ricuserà a compiere i suoi obblighi internazionali e violerà i diritti di Lula, il Comitato potrà esigere dal Brasile la riparazione a Lula, inclusi risarcimenti, oltre a non essere preso su serio internazionalmente e ad avere la sua immagine ancora più danneggiata davanti al mondo.«Non possiamo imporre sanzioni economiche al Brasile, ma, dipendendo dalla legislazione nazionale brasiliana, il signor Lula da Silva può presentare una denuncia nei tribunali interni che i suoi diritti garantiti da trattati sono stati violanti e, come ho detto, il Brasile starà violando i suoi obblighi legali internazionale con tutte le implicazioni che ne conseguono», ha avvertito.
Fonte: Brasil 247
Intellettuali e giuristi brasiliani al ministro del Tribunale superiore elettorale/TSE
Luís Roberto Barroso
30 agosto 2018
A sua eccellenza Ministro del Tribunale superiore elettorale
Egregio Ministro,
noi, cittadini brasiliani che sempre abbiamo partecipato alla vita pubblica, abbiamo in comune la preoccupazione per la democrazia, la garanzia dei diritti umani, la legittimità dello Stato e la credibilità internazionale del Brasile.
Sua eccellenza ha professato con vigore valori umanitari. Nel suo libro La dignità della persona umana nel diritto costituzionale contemporaneo (2014) afferma che «la globalizzazione del diritto è una caratteristica essenziale del mondo moderno, che promuove, nel suo attuale stadio, la confluenza fra Diritto costituzionale, Diritto internazionale e Diritti umani. Le istituzioni nazionali e internazionali cercano di stabilire l’inquadramento per l’utopia contemporanea: un mondo di democrazie, commercio giusto e promozione dei diritti umani».
In tale contesto, sua eccellenza si è già manifesto in alcune occasioni sull’importanza che lo Stato brasiliano rispetti le decisioni emanate da organismi internazionali, derivanti da trattati internazionali di diritti umani sottoscritto dal Brasile.
Nel processo di un Richiamo al regolamento in cui si discuteva la legalità delle candidature libere nel sistema politico brasiliano, sua eccellenza ha sottolineato il carattere sovra legale del Patto di San José di Costa Rica, Allo stesso modo, durante l’udienza di insediamento nel Senato federale , sua eccellenza ha ricordato che lo stadio attuale delle giurisprudenza del Supremo tribunale federale è che i trattati internazionali hanno un livello sopralegale; sono al di sopra della legge.
Il 17 agosto 2018 il Comitato dei diritti umani della Organizzazione delle Nazioni Unite/ ONU, un “organo di trattato” (treaty body) del Patto internazionale di Diritti civili e politici, ha accolto la richiesta con carattere di ingiunzione avanzato dall’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva tramite i suoi avvocati. Nel documento dell’Altro Commissariato dei Diritti umani che comunica la decisione, si sottolinea che il Comitato esige che lo Stato brasiliano «prenda tutte le misure necessarie» per assicurare l’esercizio dei diritti politici dell’ex presidente in qualità di candidato – ciò che include l’accesso alla stampa e ai membri del suo partito- «fino a quando i suoi ricorsi davanti ai tribunali non siano giudicati in modo definitivo in processi giudiziari giusti.»
Confidiamo che sua eccellenza, che ha dimostrato forte compromesso con la democrazia e con la giustizia, prenderà in considerazione questi valori nell’analizzare le questioni che coinvolgono la candidatura dell’ex presidente Lula:
Con alte espressioni di stima e rispetto, firmiamo.
Con ossequi
Luiz Carlos Bresser-Pereira, ex-ministro dell’Economia, dell’Amministrazione federale e di scienza e tecnologia
Celso Amorim, ex-ministro degli Esteri e della Difesa
Luiz Felipe Alencastro, professore titolare dell’ Università Sorbonne e della Fundação Getúlio Vargas.
Paulo Sérgio Pinheiro, presidente da Commissione di Inchiesta dell’ ONU sulla Síria e ex-ministro della Segreteria di Diritti umani
Maria Vitoria de Mesquita Benevides, professore titolare della USP/Università di san Paolo
Dalmo Abreu Dallari, professore titolare della USP/Università di san Paolo
Fábio Konder Comparato, professore titolare della USP/Università di San Paolo .
Pedro Celestino Pereira, ingegnere
Fonte: diversi siti
Nota pubblica del Consiglio nazionale dei diritti umani
27 agosto 2018
Il Consiglio nazionale dei diritti umani/CNDH, organo autonomo creato dalla legge 12.986/2014 esprime, attraverso Nota Pubblica, il proprio riconoscimento delle legittimità del Comitato dei diritti umani della Nazioni Unite/ONU, in quanto organo di controllo del Patto internazionale di diritti civili e politici, di conferire interpretazione autentica del trattato internazionale e,in questo senso, riafferma il rispetto delle sue decisioni. In questo senso, è consonante con il Patto internazionale di diritti civili e politici la decisione che Lula possa esercitare i suoi diritti politici, incluso l’accesso appropriato ai media e ai membri del suo partiti politico, in quanto candidato alle elezioni presidenziali del 2018. Il CNDH ritiene, dunque, che le misure interine adottate dal Comitato debbano essere applicate dallo Stato brasiliano, indipendentemente dal loro carattere vincolante, come espressione della sua buona fede nel compimento degli obblighi internazionali assunti al riguardo dell’implementazione dei diritti umani nel paese.
Brasilia, 27 agosto 2018. Conselho Nacional dos Direitos Humanos – CNDH
Fonte: sito del CNDH
(Traduzione di Teresa Isenburg. Precedenti articoli sui siti www.rifondazione.it e www.latinoamerica-online.it)