Stragi di braccianti per il profitto degli agrari e degli industriali
Gli incidenti stradali nel Foggiano che hanno provocato due stragi di operai agricoli ammassati nei furgoni, dopo una dura giornata di raccolta nei campi di pomodoro, sono il prodotto di condizioni di lavoro e di trasporto bestiali, funzionali al massimo profitto degli agrari e dei capitalisti dell’industria alimentare che determinano prezzi, modalità di coltivazione, raccolta e ritiro dei prodotti.
Il business dei braccianti immigrati, operai supersfruttati, con salari spesso a cottimo che non superano i 30 euro giornalieri per 12 ore di lavoro, rende circa 5 miliardi di euro l’anno (con circa 2 miliardi di evasione contributiva) e incide per quasi un quinto del plusvalore generato nella filiera agro-industriale.
Per produrre questo plusvalore se non si crepa di fatica nei campi, si crepa per strada. Infatti, il trasporto degli operai e delle operaie (le più sfruttate, con salari ulteriormente ridotti di un 20%), sia italiani sia stranieri, è in mano al caporalato che si arricchisce sulla loro pelle, lucrando sul misero salario e facendoli viaggiare (a pagamento) come bestie su furgoni fatiscenti, mettendo continuamente a rischio la loro vita.
Lo Stato borghese, il suo governo centrale e gli enti locali conoscono bene il fenomeno, ma con la complicità dei vertici sindacali fanno poco o nulla per combatterlo, perché organico agli interessi dei grandi e medi imprenditori agricoli e degli industriali, veri responsabili delle condizioni infernali in cui vivono e muoiono i braccianti.
Non a caso ora assistiamo al solito ipocrita coro di critica del solo caporalato, un sistema di reclutamento, mobilità e controllo della forza-lavoro a prezzi stracciati che lo Stato ha sempre favorito (ad es. affossando il trasporto pubblico e chiudendo entrambi gli occhi su quello che avviene nelle strade e nei campi), mentre nemmeno una parola viene spesa contro i padroni che lo utilizzano a piene mani.
Allo stesso tempo il governo del peggioramento utilizza a piene mani il razzismo per dividere gli sfruttati e aizzare la “guerra fra poveri”, accusando gli operai immigrati di rubare il lavoro agli “italiani”, quando a rubare tutti i giorni il plusvalore sono i padroni.
Perché avviene tutto questo? Perché c’è una precisa volontà politica di facilitare l’ottenimento del maggior profitto possibile in un settore a bassa composizione organica di capitale, esposto ai ribassi dei prezzi e alla concorrenza internazionale, attraverso il supersfruttamento (i salari sono circa la metà dei quelli minimi, la giornata lavorativa è prolungata al massimo), l’assenza di tutele e diritti, le discriminazioni, il lavoro nero, gli accordi fuori da qualsiasi contrattazione.
I sedici braccianti africani morti nel foggiano sono le vittime dell’infernale meccanismo capitalistico, che non può essere “corretto” con le ricette ciarlatanesche di cui si riempiono la bocca i politicanti borghesi e i sindacalisti collaborazionisti, ma solo abolito con la rivoluzione proletaria e la socializzazione dei principali mezzi di produzione e della terra.
Perciò rinnoviamo l’impegno di lotta contro questo sistema infame e criminale, assieme agli operai agricoli di tutte le nazionalità che oggi scioperano e manifestano in Puglia rivendicando i propri diritti.
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia