Politica estera italiana, della serie: “Piglia incarta e porta a casa” – Il Conte Pinocchio, Macron il gatto spellacchiato e Merkel la grassa volpona – Per l’Italia è sempre la solita storia
Due settimane fa trattavamo della prima uscita internazionale – all’ultimo G7 – del professor Giuseppe Conte, fresco di nomina alla guida del governo italiano. Per rendere l’idea di ciò che era accaduto, avevo scomodato Collodi, disegnando l’immagine di un ingenuo Pinocchio-Conte irretito dal Gatto e dalla Volpe, che per l’occasione vestivano i panni di Jean-Claude Junker, Presidente della Commissione Europea, e di Donald Tusk, Presidente del Consiglio Europeo.
Ebbene, lo scenario si è ripetuto l’altro giorno a Bruxelles, in occasione del summit che doveva tracciare una linea comune dell’Unione sul tema dell’immigrazione. Conte era partito da Roma digrignando i denti: dovranno fare i conti con me – sembrava dire – e vedrete che l’Europa dovrà rimangiarsi i patti di Dublino e tutte le altre porcherie che ci hanno scaricato addosso.
E, invece, che cosa è successo? È successo che il Gatto e la Volpe si sono nuovamente materializzati: questa volta, però, vestivano i panni di uno spelacchiato felino di Montmatre e di una giunonica predatrice prussiana. Pinocchio, invece, era sempre lo stesso: un ragazzino inesperto, ancora incredulo per essere stato ammesso alla tavola dei grandi, preoccupato soltanto di apparire educatino, sistematino, perfettino, adatto a dialogare democraticamente con interlocutori tanto illustri, mica come quel rozzo populista di Salvini che si permette di insolentire i grandi d’Europa.
In sostanza, il “pollo” ideale per Gatto-Macron e Volpe-Merkel, che se lo sono messo nel mezzo e se lo sono giocato come hanno voluto, tra pacche sulle spalle e sorrisetti complici, dandogli addirittura l’impressione di considerarlo un loro pari. In realtà, i due compari avevano un solo obiettivo: evitare che la crisi dei migranti potesse portare alla caduta del governo Merkel in Germania. Se Pinocchio avesse costretto la Fatona dai Capelli di-Stoppia ad accogliere il punto di vista italiano, questa sarebbe stata automaticamente sfiduciata dal suo ministro degli Interni, il conservatore bavarese Horst Seehofer.
E, invece, Pinocchio si è buttato nella trappola a capofitto, con una ingenuità che – sempre per restare nel campo delle favole – avrebbe fatto invidia ad Alice nel Paese delle Meraviglie. Si è prostrato alla Volpe-Merkel, accogliendo la norma sui “movimenti secondari” (punto 11 dell’accordo) che consentirà alla Germania di rispedirci migliaia di migranti indesiderati.
E, per par condicio, Pinocchio ha accettato col sorriso sulle labbra anche la follìa proposta da Gatto-Macron: l’obbligo di creare in Italia e nei “paesi di primo arrivo” dei centri di smistamento controllati dall’Unione Europea. Questi centri dovranno stabilire chi fra i richiedenti asilo sia un “rifugiato” e chi un “migrante economico” (punto 6 dell’accordo). I migranti economici dovrebbero essere teoricamente rimpatriati, mentre i rifugiati dovrebbero essere ripartiti fra gli Stati dell’Unione. Ma, attenzione, solo su base volontaria. La qualcosa significa che resteranno quasi tutti in Italia.
Ebbene, Pinocchio-Conte ha accettato tutto, ha firmato tutto, ha sottoscritto tutto, avendo il barbaro coraggio – al suo rientro in Italia – di dichiararsi soddisfatto «all’80%» per i risultati del vertice.
Dimenticavo: ha accettato anche la proroga delle sanzioni alla Russia, malgrado queste fossero in contrasto con il “contratto di governo” della sua maggioranza; e malgrado – soprattutto – fossero contrarie agli interessi della nostra economia nazionale (è di questi giorni il grido d’allarme della Coldiretti).
Che dire? Questo governo giallo-verde proprio non funziona. O, meglio, funziona solo nella sua parte verde, mentre il giallo grillino è una desolante concentrazione di inadeguatezza. E non mi riferisco soltanto al premier Conte (in quota gialla). Ma anche a certi ragazzini senza arte né parte, impegnati soltanto a spararle grosse prima che la brutalità dei numeri li richiamino ad una realtà economico-finanziaria ineludibile.
La verità è che la situazione italiana non può essere risolta senza il ricorso a misure radicali: sul piano economico, l’emissione di denaro nostro, senza ricorrere ai prestiti della finanza usuraia; e, per quanto riguarda l’immigrazione, l’adozione di quel blocco navale che i grillini assolutamente non vogliono.
Un consiglio a Salvini: chieda queste due cose senza tentennamenti, senza giri di parole. E, al primo “ni”, stacchi la spina al governo di Pinocchio e vada a elezioni anticipate. Stando ai sondaggi, la Lega è già il primo partito in Italia. Dopo di che, al Gatto e alla Volpe non resterebbe che una precipitosa ritirata nel Paese dei Balocchi. Lucignolo li accoglierebbe a braccia aperte.
Michele Rallo