2 giugno 2018 – In prossimità della Festa della Repubblica la situazione politica italiana è “disperata” (ma non troppo)
Manca poco alla celebrazione del 2 giugno, potremo festeggiarla in pace? Ormai ogni parola sembra futile, anche perché inutile. Nel senso che non sta a noi dirimere i nodi che si son venuti a creare. Forse una mancanza di umiltà politica ha portato a questa situazione paradossale. Se ci sarà un domani, come prevedibilmente ci sarà, ricorderemo questi momenti come l’inizio di una “nuova” Repubblica. Intanto giungono notizie fresche, ieri pomeriggio all’insegna di “provaci ancora Sam” (del Laboratorio Teatrale Ridi Pagliaccio), Luigi Di Maio torna a bussare alla porta del Grand Hotel Quirinal e rilancia il nome di Paolo Savona, non al Mef «ma in un’altra posizione», trovando per il Tesoro «una persona della stessa caratura del professor Savona», annuncia il pentastellato su Facebook (ormai la vera Agorà, essendo la “piazza” scaduta a parcheggio auto). Mattarella potrebbe accettare il compromesso, anche per evitare una probabile debacle elettorale ai suoi, l’aumento dello spread e una possibile rivolta popolare. Bisogna anche sentire cosa ne pensa Salvini dell’offerta (i conti bisogna sempre farli con l’oste) ma la mia impressione è che potrebbe abbozzare, anche perché il “vento a favore” non dura a lungo e prima di arrivare a nuove elezioni può cambiare corso… Non aggiungo altre parole ma -a mo’ di esemplificazione del caos in cui ci troviamo- lascio qui una traccia di interventi e commenti sulla situazione politica che stiamo vivendo.
Paolo D’Arpini
Scrive J.E.: “C’è chi mi vede in piazza a sostenere Di Maio contro Mattarella a picchiarmi con la CGIL e PaP? L’alternativa è stare a guardare, ma mi sa che può finire male, a lasciare la piazza ai fascisti di Salvini, perché tale è gran parte della sua base. Siamo vicini a Maidan, molto vicini. Bastano 30 cecchini e il lavoro è fatto. Scommetto che tra i Generali qualcuno ce lo vede, Salvini Duce. Unica strada è sostenere, con convinzione e partecipazione, i 5S sulla via politica della trattativa con i dominanti sabotando ogni tentativo di coalizione…”
Scrive Nuovo Partito Comunista Italiano: “Noi comunisti chiamiamo e partecipiamo alla mobilitazione per l’attuazione piena e aperta delle promesse elettorali del M5S e per la piena attuazione delle parti progressiste della Costituzione del 1948 che i governi della Repubblica Pontificia (I e cosiddetta II Repubblica insieme) hanno ignorato o calpestato. Chi prenderà questa strada, anche se oggi non è d’accordo con noi, trarrà via via lezione dal corso delle cose. Siamo certi che continueremo ad avanzare insieme con tutti quelli che non sacrificheranno gli interessi e gli ideali di giustizia, di eguaglianza e di libertà delle masse popolari…”
Commento di P.P.: “L’inspiegabile e gravissimo errore di Mattarella è poi stato ampliato e trascinato in un vero baratro dal Commissario europeo al Bilancio, Guenther Oettineger, che con rarissima insipienza e inopportunità ha dichiarato: “I mercati insegneranno agli italiani a votare per la cosa giusta”. Persino il ministro Calenda ha chiesto che “il presidente Juncker faccia tacere il Commissario Oettinger … Oettinger si scusi con i cittadini italiani o si dimetta”. Oettinger ha chiesto scusa ma il danno del combinato disposto Mattarella-Oettinger ormai è stato fatto, ed è mastodontico, fuori da ogni spiegazione se non quella che qualcuno nell’élite dei tirannosauri è ormai disperato e si sta disunendo come un pugile rintronato…”
Altri pareri:
COSA DICE IL DIRITTO COSTITUZIONALE
Il testo che segue è stato pubblicato dal deputato 5 Stelle Danilo Toninelli che lo ha erroneamente attribuito a Costantino Mortati, padre della Costituzione. In realtà è di Temistocle Martines, ex docente costituzionalista alla Sapienza di Roma, e già consigliere comunale a Messina come indipendente di sinistra. I social (troll) si sono scatenati sull’errore, per pubblicizzare una falsità patente: secondo loro il testo nella sua interezza dimostrerebbe che Mattarella ha agito nei limiti della Costituzione. Ah sì? Leggiamo allora il testo nella sua interezza (lo vedete riportato in fondo):
“Appartengono alla categoria degli atti formalmente presidenziali, ma sostanzialmente governativi gli atti che siano espressione di attività di indirizzo politico (ad es. la nomina dei Ministri). Rispetto a tali atti il Presidente della Repubblica può solamente esercitare un controllo di legittimità. … Tuttavia se l’organo che li ha deliberati o ha formulato la proposta insiste nel volere il provvedimento, il Presidente non può ulteriormente rifiutarsi di sottoscriverli”.
E la stessa cosa è detta nel Manuale di Diritto Costituzionale di Caretti-De Siervo:
“La disciplina costituzionale appare esplicita nell’escludere un potere del Presidente della Repubblica nella scelta dei ministri”.
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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEI GIURISTI DEMOCRATICI
“La scelta del Presidente della Repubblica non è condivisibile perché il rifiuto alla nomina non può mai fondarsi su un giudizio politico sul soggetto, ma solo su una sua inidoneità giuridica a ricoprire l’incarico. Non convincono poi le ragioni addotte. Secondo il nostro ordinamento sono le scelte degli elettori che determinano la nascita del Governi, non le reazioni dei mercati finanziari”.
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PAOLO FLORES D’ARCAIS
“L’articolo 92 della Costituzione garantisce al Presidente della Repubblica la possibilità di rifiutare la nomina di un ministro proposto dal Presidente del Consiglio incaricato. Ma il margine di discrezionalità di cui può avvalersi il Presidente della Repubblica è stabilito con precisione dagli articoli 54 e 95.
Quest’ultimo stabilisce che chiunque sia nominato ad una carica pubblica deve adempiere il suo mandato con disciplina ed onore. Il Presidente della Repubblica può perciò obiettare alla nomina di un ministro che gli sia stata proposta dal Presidente incaricato se rileva nei comportamenti passati del candidato qualcosa che confligge con l’onorabilità. Nessun rilievo del genere è stato avanzato dal Presidente della Repubblica nei confronti del professor Savona”.
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PAUL KRUGMAN, premio Nobel per l’Economia
“E’ veramente orribile: non c’è bisogno di essere populisti per essere inorriditi dal fatto che i partiti che avevano vinto un chiaro mandato elettorale sono stati esclusi perché volevano un ministro dell’economia euroscettico”. “La fiducia nella moneta unica batte la democrazia? Davvero? Le istituzioni europee soffrivano già di mancanza di legittimità a causa di carenze democratiche. Questo non farà che peggiorare le cose”.
Nota: Krugman alcuni giorni fa aveva dichiarato di essere preoccupato per un governo Lega-M5S. Evidentemente è però molto più preoccupato che una decisione così avventatamente antidemocratica possa peggiorare in modo irrecuperabile la situazione in Italia e in Europa. Tanto che persino il PD pare che non se la senta di dare la fiducia a Cottarelli.
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PAOLO MADDALENA, giurista e giudice emerito della Corte Costituzionale
“La mancata approvazione della proposta di governo dei vincitori delle elezioni politiche M5Stelle e Lega è il riconoscimento formale della fine della democrazia e del passaggio della sovranità del popolo Italiano alla finanza e alle multinazionali. Il pensiero neoliberista può festeggiare il suo trionfo liberticida”.
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VALERIO ONIDA, ex presidente della Corte Costituzionale
“Il Presidente della Repubblica può evidentemente esercitare una sua influenza, un magistrato di persuasione e di influenza, può dare suggerimenti, può dare consigli, può dare avvertimenti, può esprimere preoccupazioni, ma non ha un potere di decisione definitiva sull’indirizzo politico e quindi anche sulla scelta delle persone che devono andare a realizzare l’indirizzo politico di maggioranza”.
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GUIDO SALERNO ALETTA, Milano Finanza (i famosi “mercati”!)
“I precedenti cui si attinge, quelli delle mancate nomine a Ministri della Giustizia dell’avv. Cesare Previti da parte del Presidente Scalfaro e del procuratore Nicola Gratteri da parte del Presidente Napolitano, erano state ricostruite dalla stampa per ragioni oggettive: il primo era avvocato difensore, in processi in corso, del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi; il secondo ricopriva un incarico di Magistrato inquirente: nell’un caso e nell’altro, c’erano cause di incompatibilità funzionale.”