Basta figli, meglio la partita di pallone – Italiani in via di estinzione… per carenza di riproduzione
L’articolo che vi propongo non richiede particolari commenti. In Italia mancano totalmente serie politiche di sostegno alle famiglie e la responsabilità è indubitabilmente dei politicanti privi di qualsiasi senso dello stato e lungimiranza. Basti citare il fatto che in Germania a tutte le famiglie quando nasce un figlio viene concesso un sostegno economico fino alla maggiore età, che se non venisse utilizzato consentirebbe di accumulare circa 50mila euro, coi quali si garantirebbe l’accesso agli studi universitari e qualche anno di respiro nella ricerca di un lavoro. Evito di citare quanto fanno altri paesi europei per non destare ulteriore sofferenza nei lettori italici. Claudio Martinotti Doria
Italia, è emergenza demografica
Nascite ai minimi storici nel 2017, italiani sempre più vecchi. I recenti dati Istat fotografano un bilancio della popolazione alquanto allarmante. Che futuro vi può essere senza bambini? Italia, è emergenza demografica.
Sarebbero 100 mila in meno gli italiani rispetto all’anno precedente, secondo i dati rilevati dall’Istat è stato battuto un nuovo record storico per il crollo delle nascite, un 2% in meno in confronto al 2Al di là degli articoli apparsi sui giornali in seguito al rapporto sui dati di quest’anno, accompagnati dai corrispettivi annunci politici in campagna elettorale, la crisi demografica non sembra occupare un posto centrale nelle priorità della classe politica. Effettivamente le conseguenze di quest’emergenza si produrranno nel medio lungo periodo, perciò, secondo le regole del gioco elettorale, il problema può anche attendere.
Gli italiani non fanno più figli, perché? Che futuro può esserci senza nascite e che cosa rischia il Paese senza affrontare quest’emergenza? La politica passerà mai ai fatti in questo senso?
Sputnik Italia ha raggiunto per un’intervista Gian Carlo Blangiardo, professore di demografia all’Università di Milano-Bicocca.
— Secondo i recenti dati ISTAT gli italiani sono sempre più anziani. Nel 2017 si è registrato un crollo delle nascite, un ennesimo record negativo. Professore Blangiardo, possiamo parlare di una vera e propria emergenza demografica?
— Assolutamente sì. Siamo abituati a parlare di crisi economica e dell’importanza di uscire dal tunnel. Abbiamo dimenticato che nello stesso tempo in cui la crisi economica c’è stata ed è forse finita, si è sviluppata un’altra crisi, ancora più rilevante, quella demografica.
I dati dell’altro giorno ci hanno segnalato che effettivamente esiste un grosso problema. Se non ci sarà in tempi rapidi un’inversione di tendenza rischiamo di trovarci di fronte a dei cambiamenti, che poi saranno estremamente difficili da gestire e modificheranno la stessa qualità di vita della popolazione.
— Spesso si sente dire che i giovani non vogliano più creare famiglia e che lo stile di vita sia cambiato. Probabilmente mancano anche le possibilità. Quali sono i motivi per i quali non si fanno più figli?
— In realtà c’è uno scollamento fra ciò che si vorrebbe e ciò che si fa. Di fatto il modello ideale dei due figli per donna è abbastanza ricorrente. In fondo le coppie vorrebbero avere due figli, poi in realtà ne hanno 1,3, molto spesso quindi uno solo, perché è una corsa ad ostacoli. Si parte con l’idea, si incomincia tardi perché si creano le coppie tardi, perché c’era da studiare, trovare un lavoro e via dicendo. Il primo figlio arriva spesso quando l’età è un po’più avanzata rispetto al passato e i tempi per il secondo restano in sospeso, perché ci si rende conto che va gestito questo bambino. Non vi sono grandi aiuti a disposizione spesso, si scoprono inoltre tutti i problemi che nascono nell’essere genitori. Questo fa sì che il gioco sia a rinvio, spesso l’età avanza e poi non si realizza più i propri progetti.
— Spesso il problema è la mancanza di stabilità e l’assenza di un lavoro. Fattori che fanno paura per affrontare questo importante passo, non crede?
— Certamente, ci sono aspetti economici di corso diretto, spesso vi sono situazioni che in qualche modo creano incertezza nella capacità di sostenere il peso di una famiglia con figli. Una volta c’era più capacità e propensione a rischiare indipendentemente dall’avere o meno delle garanzie. Oggi si è più propensi a fare il passo solo se vi sono le condizioni per poterlo fare. Questo porta al gioco del rinvio che, di fatto, poi è una rinuncia.
— È una crisi molto spesso ignorata e sottovalutata dai politici, è d’accordo?
— Sì, è una crisi sottovalutata anche dai mezzi di comunicazione. Al di là delle giornate come queste, in cui arriva il comunicato e poi tutti si lanciano a dire più o meno le stesse cose fino al prossimo comunicato, la cosa finisce lì.
Per quanto il tema sia importante e le conseguenze siano tutt’altro che trascurabili, i politici quando c’è l’occasione di questi giorni prendono posizioni, poi ognuno torna a fare quello che vuole. Non c’è la voglia di essere coerenti a certe posizioni e magari pagare il prezzo corrispondente. Siccome la coperta è corta, è chiaro che se si tira da una parte in qualche modo si scontenta qualcun altro.
Quindi per il politico, che ha le elezioni fra un mese o fra un anno, diventa un problema. La demografia produce i propri effetti quando si pagano interventi a medio lungo periodo, mentre la scelta politica e il confronto elettorale è nel breve periodo, questo è il vero problema che blocca la componente politica.
— A parole i politici rievocano questo problema, anche se non troppo spesso. Quando si arriva ai fatti tutti se ne dimenticano. Bisognerebbe investire più risorse per la famiglia, no?
— Le do un’indicazione. Pensi che esiste il volume “Rapporto sulla popolazione in Italia” della casa editrici Treccani nel quale ci sono le stesse problematiche uscite in questi giorni. La differenza è che questo volume è uscito nel 1980 e aveva come prefazione un intervento dell’allora presidente del Consiglio dei Ministri Francesco Cossiga. Nel 1980 molti di questi fenomeni, come l’invecchiamento e la diminuzione della fecondità, erano già stati evocati. Allora fra l’altro non si parlava ancora del problema dell’immigrazione. Quanti passi sono stati fatti in avanti dalla politica su una situazione ben nota?
— Quale futuro ci può essere senza giovani e soprattutto senza bambini? Quanto può durare questa situazione?
— Il grande problema del futuro è che in assenza di un ricambio generazionale ci troviamo con una quantità consistente di popolazione da assistere, tantissimi vecchi. Nel 2060 ci sarà almeno un milione e mezzo di persone con almeno 90 anni, oggi sono 700 mila. Tutti i discorsi della sanità e delle pensioni verranno assolutamente esasperati. A fronte di tutto questo la popolazione produttiva in seguito alla caduta della natalità sarà minore rispetto ad oggi.
Avremo meno lavoratori produttori e molti più soggetti da sostenere e mantenere. Chiaramente è un grosso problema che fa saltare certi equilibri. Non è fantascienza, ma la realtà con la quale saremo inevitabilmente costretti a confrontarci. Anche chi credeva che l’immigrazione avrebbe sistemato tutto magicamente, si sta rendendo conto che non è così. Gli stessi stranieri nel 2017 hanno fatto meno figli rispetto all’anno prima. Anche la popolazione straniera sta adattandosi a quello che è il modello riproduttivo italiano.
— Speriamo che arrivino risorse e fatti concreti per evitare conseguenze drastiche.
— Ci vuole qualcuno che si prenda la briga di assumersi la responsabilità di decidere e di continuare su questa strada coerentemente alle decisioni prese. Bisogna garantire delle forme di aiuto secondo un certo modello che dia una mano alle famiglie a fare il proprio mestiere, quello di far nascere i bambini e di educarli. È un processo che deve avvenire con coerenza e con la garanzia di continuità nel tempo. Non puoi dare il bonus bebè un anno, fra l’altro non è una grande misura, e poi l’anno prossimo dimezzarlo o toglierlo. È una scemenza.
Tatiana Santi per Sputnik Italia
Fonte: https://it.sputniknews.com/opinioni/201802115637250-Italia-emergenza-demografia-nascite-popolazione/