Vladimir Putin piace perché…
Lo sapevate, vero, che i russi sono cattivi? Nonostante la stampa italiana sia costantemente impegnata a ricordare che la Russia è un nemico e Putin uno zar assetato di sangue, il presidente russo riscuote un grande successo nel Belpaese. Perché Putin piace agli italiani?
Sono numerosi i tentativi dell’apparato politico e dei media americani di creare zizzania fra l’Europa e la Russia, rea di “destabilizzare i Paesi europei e di influenzare le sorti di tutte le elezioni del mondo”. Ogni giorno i giornali americani, e quindi anche italiani, accusano la Russia di spargere le famose fake news per spaccare l’opinione pubblica europea.
Ebbene, a forza di ricordare ogni giorno che la Russia è il male usando gli stessi giri di parole e sfiorando a volte il ridicolo, evidentemente parte dell’opinione pubblica si è stancata del solito coro mediatico. Nonostante una forte russofobia onnipresente, infatti, la Russia e il presidente Putin hanno “conquistato” tantissimi ammiratori. Perché? Sputnik Italia ne ha parlato con Paolo Borgognone, saggista, autore di svariati libri fra cui “Capire la Russia. Correnti politiche e dinamiche sociali nella Russia e nell’Ucraina postsovietiche”, “Deplorevoli? L’America di Trump e i movimenti sovranisti in Europa”.
— Paolo Borgognone, perché secondo lei Putin ha moltissimi ammiratori in Italia? Che cosa piace esattamente del presidente russo?
— A mio parere quest’ammirazione è più che giustificata e comprensibile, perché Vladimir Putin rappresenta l’ultimo vero statista internazionale. In un periodo storico in cui, in Occidente soprattutto, la politica la fanno i banchieri, totalmente staccati dai bisogni delle classi popolari, è chiaro che per i ceti penalizzati dalle logiche di globalizzazione liberale, Putin risulta un politico non solo attraente dal punto di vista del carisma, ma anche credibile per quanto riguarda le politiche da lui portate avanti. La Russia, da un’economia sempre più prospera rispetto al caos degli anni ‘90, è un Paese che anche sull’arena internazionale ha recuperato il suo ruolo e la sua dignità in un mondo che sta diventando multipolare. Questo ovviamente non piace agli strateghi della NATO, che invece esigono un mondo unipolare a guida americana.
— Allo stesso tempo notiamo che il mondo mediatico italiano demonizza Putin. Che ne pensa di questo fenomeno?
— Penso che siamo ad un paradosso tragicomico per certi aspetti. La vicenda mediatica portata avanti da quotidiani come La Stampa e La Repubblica sull’onda delle dichiarazioni prive di senso di Joe Biden sulle fake news è ridicola, arriva al limite del grottesco.
L’Unione europea nasce per togliere sovranità e democrazia agli Stati per conferire questa sovranità ai mercati finanziari privati internazionali. In questo contesto andiamo a demonizzare la Russia e le sue classi politiche, che hanno percorso la strada opposta, cioè hanno restituito sovranità al popolo dopo gli anni ‘90, in cui la Russia era un bazar. Nei Paesi dell’Unione europea si vota, però il governatore della Bce Mario Draghi dice che chiunque vincerà alle elezioni sarà la Bce, il Fondo monetario internazionale e la Commissione europea a decidere quali saranno le politiche economiche che il Paese dovrà attuare. Il circo mediatico ovviamente plaude a Mario Draghi e alla Bce come alla quinta essenza della democrazia.
Noi, che siamo una colonia con più di cento basi militari americane, andiamo a sindacare ed attuare forme di demonizzazione mediatica rispetto alla Russia, che percorre una strada differente. C’è sempre stata una volontà russofobica dell’Occidente. Senza andare troppo lontano, andiamo per esempio agli anni ‘90 con il memorandum Brzezinski, il quale dice sostanzialmente che la Russia deve essere smembrata in protettorati su base etnica direttamente o indirettamente gestiti dall’Occidente e dalle sue imprese private. Nel 2013 Hillary Clinton alla vigilia del golpe di Euromaidan dice: gli Stati Uniti faranno qualunque cosa per impedire che lo spazio geopolitico ex sovietico possa in qualche modo riaggregarsi attorno all’idea di Unione eurasiatica. Poi abbiamo visto il colpo di Euromaidan.
— La russofobia nei giornali italiani a volte, come lei sottolineava prima, arriva al limite del grottesco. Dalla Catalogna a Brexit e alle elezioni di Trump è sempre colpa dei russi e di Sputnik. Come si può spiegare una russofobia di questo livello?
— È la solita ricerca del capro espiatorio per colmare le lacune e il malcontento. Questa russofobia dilagante oggi si manifesta nella maniera più evidente attraverso “la crociata anti fake news”, lanciata fra l’altro da media che per primi dispensano fake news. Quotidiani come La Stampa non hanno ancora smentito la fake news messa in giro nel 2011 sui 10 mila morti di Gheddafi in Libia, che sarebbero stati uccisi dall’aviazione libici, invece in realtà sono stati il pretesto per la guerra scatenata dalla NATO.
Questi quotidiani attaccano i media che mettono in discussione la vulgata unica, il pensiero unico dominante in Occidente per diffondere notizie false. Tutto ciò perché le classi politiche occidentali sanno benissimo di essere al lumicino dei consensi. Le classi dirigenti sanno di essere i responsabili del malcontento dilagante, perché le politiche degli ultimi anni del liberismo economico più brutale hanno innescato un malcontento nella popolazione. Questo malcontento viene gestito con la strategia del nemico esterno, la Russia ovviamente.
— Perché?
— C’è un contesto storico di russofobia che ha sempre fatto presa sulle classi intellettuali, oggi la russofobia viene utilizzata in maniera più capillare, perché la Russia è diventata un attore globale capace di mettere in crisi l’esistenza di un mondo unipolare. A livello culturale la Russia riesce a veicolare un modus pensandi alternativo al pensiero unico occidentale. Putin e la Russia oggi in Europa possono risultare attraenti perché riprendono un discorso importante riguardo a molti aspetti della tradizione, in Europa ormai smarrito. La demonizzazione mediatica di Putin e della Russia è il risultato di un conflitto di classe in corso a livello globale fra il mondo liberal occidentale ed un sistema di valori alternativo antagonistico rispetto al liberalismo di mercato.
In un recente articolo del New York Times si accusava il governo austriaco, in particolare il partito FPO, di essere una quinta colonna di Putin. Il governo austriaco si è insediato da tre giorni ed è già una quinta colonna di Putin! Basta essere favorevoli a dialogare con la Russia per essere accusati di essere una quinta colonna.
— Con questa folle russofobia mediatica della Russia è possibile che si ottenga l’effetto contrario: più articoli uguali si scrivono sulla Russia, più si demonizzano i russi e più la gente si stanca di quest’informazione?
— Certamente. La loro azione propagandistica sortirà molto probabilmente l’effetto contrario e indesiderato: più si va a colpire con illazioni e con articoli al limite del ridicolo la Russia e Putin, più ci si scontra con la realtà dei fatti, ma anche con la sensibilità di un’opinione pubblica che comincia a capire dove sta l’inganno. Oggi i media alternativi al modello dominante in Occidente, come per esempio Sputnik, hanno un seguito molto rilevante. In Occidente e in Unione europea la russofobia è l’ideologia ufficiale, è importante che ci siano dei media capaci di offrire una narrazione differente. La risposta è la creazione di misure repressive anche in internet volte a censurare o ad ostacolare il lavoro di questi media alternativi. Per chi si riempie la bocca tutti i giorni di parole come democrazia non mi sembra molto coerente la volontà di limitare il raggio d’azione di questi siti. È tutt’altro che democratico.
Tatiana Santi
(Fonte: https://it.sputniknews.com/opinioni/201712295459670-perche-putin-piace-agli-italiani/)