Geopolitica manicomiale – Grande israele e strategie mediorientali al setaccio
La strategia di politica estera in Medio Oriente di Sanders e Trump coincideva: tutto il Medio Oriente allargato doveva diventare vassallo di Israele e Arabia Saudita in tandem. Questo lo sapevamo benissimo anche noi che abbiamo visto nell’elezione di Trump un bastone gettato tra le ruote dei sanguinari neo-liberal-cons clintonoidi. Che i piani di Trump fossero contraddittori e che difficilmente il Pannocchia sarebbe riuscito a fare quel che prometteva, lo scrissi pochi giorni dopo le elezioni, ma continuo a ritenere che la sua elezione sia tuttora un intralcio negli ingranaggi dell’impero. Infatti il deep state continua a manovrare per delegittimare il Presidente. E non credo che sia solo una questione di reazione-vendetta da parte della Clinton. La sanguinaria erinni (che io continuo a tutt’oggi a ritenere peggiore di Trump, ammesso che ci possa essere un presidente americano meno peggio), questa bestia in senso omerico, sta perdendo potere per via del vecchio adagio andreottiano “Il potere logora chi non ce l’ha” e i suoi la stanno mollando. E quindi credo che si tratti proprio di una crisi profonda dei meccanismi imperiali.
E non è da escludere che gli USA mollino i sogni di gloria dell’YPG/SDF.
Ho riferito di coperture aeree da parte russa di azioni armate dei Curdi contro l’ISIS e da ieri ci sono notizie serie riguardo contatti ad alto livello tra dirigenti YPG e PKK (che è la forza che dirige politicamente l’YPG) e il governo siriano in vista di un ritiro dell’YPG/SDF dalle zone arabe contrattando in cambio il riconoscimento dell’autonomia (non dell’indipendenza). Dal canto suo, il governo russo già da tempo ospita una sorta di ambasciata curdo-siriana a Mosca e si sa di contatti militari ad alto livello tra Curdi e Russi.
D’altra parte la situazione è molto difficile per i Curdi. In Iraq le cose non gli stanno andando bene. Il clan Barzani sta perdendo potere a beneficio del clan Talabani, mafioso anch’esso ma meno compromesso con USA e Israele e con buone relazioni con l’Iran e il governo iracheno. Un appoggio protratto degli USA ai Curdi potrebbe portare ad un pericolosissimo deterioramento del rapporto USa-Turchia con grande soddisfazione per la Russia.
Infine le “bizzarrie” nordcoreane hanno ricordato prepotentemente che il “pivot to Asia” non è più rimandabile. Gli USA hanno ormai raggiunto il classico “sovradimensionamento strategico”, ben noto agli studiosi di imperi. Potrebbe venirne a capo solo usando la supremazia nucleare (o una supposta supremazia nucleare), perché la supremazia convenzionale non ce l’hanno mai avuta; si dovettero fermare in Corea, si sono dovuti ritirare in Vietnam, le hanno beccate persino in Somalia. Possono vantare vittoria solo a Grenada. Anche la Libia è per metà stata riconquistata dai gheddaffiani, In Siria il ridicolo spiegamento (ridicolo sotto il profilo strettamente militare), di 35 (dicasi trentacinque) aerei da combattimento russi, li ha gettati nello scompiglio. E dopo quasi sette anni di guerra, la compagine Esercito Arabo Siriano-Hezbollah-Corpo Volontario iraniano, è ormai la forza combattente più addestrata del mondo.
Il Medio Oriente è sempre stato un gran casino. Ma da quando è collassata l’URSS è stato gettato in una situazione di caos che non ha precedenti, nemmeno dopo la caduta dell’Impero Ottomano. In questo caos Trump è entrato a gambe tese con il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele. Il famoso intellettuale ebreo Erich Fromm disse una volta: “L’affermazione degli Ebrei in Terra di Israele non può essere una pretesa politica realistica. Se tutte le nazioni rivendicassero improvvisamente i territori in cui i loro antenati sono vissuti duemila anni fa, questo mondo sarebbe un manicomio.”
Ora, la mossa di Trump è proprio manicomiale, tenendo conto del valore simbolico di Gerusalemme e della forza che questo simbolo ha. Il paradosso è che non è stata una mossa irrazionale. Gli USA hanno il fiato corto e hanno bisogno di forzare la mano. La mossa manicomiale serve a far emergere una volta per tutte un fronte di psicopatici del potere in Medio Oriente, liberandoli dalle ostacolanti ambiguità del sostegno ai Palestinesi e del formale rifiuto di Israele e la mossa manicomiale gonfiando al parossismo il “simbolo Gerusalemme” lo può far esplodere, sbarazzando così finalmente il campo. La mossa manicomiale ha come punto di appoggio nel mondo arabo Mohammad bin Sultan, che dal canto suo una mossa manicomiale di minor levatura l’ha già fatta in casa propria, cioè la Casa Saud. Mohammad bin Sultan è ora a tutti gli effetti il “nuovo che avanza” in Arabia Saudita e nel Golfo. Lui è il Progresso (e non uso questo termine a caso, dato che per me non ha connotati positivi, tanto quanto non ce li ha il termine Regresso). L’ambizioso principe saudita aveva già fatto sapere a chi di dovere che per lui i Palestinesi potevano andare a farsi friggere perché erano d’impedimento all’alleanza con Israele. Ora dovrà cercare di far aderire a questa idea tutti i Paesi del Golfo che già ha inquadrato nella sua “NATO musulmana” (Qatar escluso, ovviamente). Non credo che le petromonarchie faranno più di tanto resistenza, se non a parole e per far moina.
Con la Siria e l’Iraq impegnati a ricostruire lo Stato, la resistenza palestinese organizzata, in mano ad Hamas (Fratelli Musulmani) e Autorità Palestinese (ciccia e pasticcio con Israele e USA), ha buone probabilità di sfaldarsi.Ne uscirà fuori una nuova organizzazione di resistenza? La nuova resistenza palestinese sarà in grado di non sentire le sirene di quei farabutti falsi amici di al Qaida e ISIS che gli USA quasi di sicuro gli metteranno tra i piedi?
Piotr
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Commento di Fulvio: “mi pare che hai dovuto rivedere qualcosa di certe analisi sulle coperture russe a MBS e relative mosse. Che la russia si arrampichi sugli specchi per mantenersi in un impossibile bilico tra riad, tel aviv, damasco e tehran è un fatto, che ciò riesca e che sia un bene e del tutto discutibile. che gli usa diano di matto perché in difficoltà in m.o. trascura le soluzioni b, c, d, che hanno sempre in riserva. sconfitti in Siria? forse in Iraq. Con una Siria a macchia di leopardo, una serie di basi strategiche in zona curda e araba, hai voglia a dichiarare gli aggressori perdenti. e quanto ai curdi, hai voglia che abbandonino il progetto separatista. stanno con chi glielo garantisce meglio.
intanto Mosca si ritira dallo Yemen in protesta contro la giusta esecuzione del tiranno traditore Saleh e appoggia formalmente il fantoccio saudita e Usa Hadi e dunque il genocidio in Yemen, fornendo anche armi ai sauditi distruttori della Siria, chissà con quanta gioia a Damasco e a Tehran. Mosca ritira le truppe dalla Siria, mentre è in corso la nuova offensiva isis con tutti i jihadisti salvati da Raqqa e riarmati e ripagati. un quarto di Siria sotto occupazione curdo-usa, un altro pezzo sotto turchi-jihadisti, zone di de-escalaton del cazzo che preludono a nuovi conflitti e spartizioni. nulla da dire sui 40 km siriani zona cuscinetto di israele?
realpolitik? Certo, ad alto profilo etico e grandioso successo geopolitico.
Chi sta attaccato alla mammella della mamma, farebbe bene a staccarla con un morso.
Scrivo con la spalla bionizzata, un dito solo e un bel po’ di dolore. Quindi trattasi di cazzate. Però meno di quelle di chi ondeggia sull’altalena dell’illusione.
ci libereremo mai delle subalternità emotivo-cerebrali di stampo stalinista-togliattiano? Cerchiamo di lasciare il culto dei paesi-guida a giulietto.
Fulvio.”