1917 La rivoluzione russa: una rivoluzione contro la guerra
La rivoluzione russa d’Ottobre del 1917 avvenne perché la borghesia continuava a piegarsi al ricatto delle potenze belligeranti europee e non usciva dal macello della guerra. Nello stesso anno gli Stati uniti erano entrati in guerra.
E’ davvero un aspetto che occorrerebbe sottolineare. Forse si sarebbe dovuta lanciare per il 7 novembre la proposta di una giornata di ricordo della rivoluzione del 1917 che avvenne perché il popolo russo voleva a tutti i costi uscire dal macello mondiale.
Qui di seguito alcune righe da me scritte quest’anno per Adista.
Esattamente 100 anni fa, nel gennaio 1917, il prigioniero di guerra monferrino n. 17700 Olindo Bosco, dal campo di Breitenler, Austria, scrive alla famiglia, in un italiano irregolare ma con la bella grafia imparata alle elementari: «Cari genitori so che mi discorrete. Preghiamo la pace presto». Il 31 dicembre di quello stesso anno, Olindo scrive: «Preghiamo che possa venire presto la pace».
Ma in quell’anno, mentre il Grande macello continua in nome di assurdi nazionalismi, un Paese entra nel crimine della guerra e un altro se ne sottrae, chiedendo a gran voce la pace. Il primo Paese: gli Stati Uniti che, tempestivi, si fanno avanti per non rimanere fuori dalla spartizione della torta. Al contrario, uno dei primi atti del governo bolscevico nato dalla Rivoluzione d’ottobre in Russia, e la proposta rivolta a tutti i belligeranti di un immediato armistizio generale, per giungere entro breve tempo ad una conferenza per una pace “giusta e democratica». Lenin legge la risoluzione davanti ai soldati sopravvissuti alle trincee, e a un popolo affamato e mutilato: «Il governo operaio e contadino, creato dalla rivoluzione del 24 e 25 ottobre e basato sui soviet dei deputati operai, soldati e contadini, propone a tutti i popoli belligeranti e ai loro governi di iniziare immediatamente trattative per una pace giusta e democratica». La rivoluzione si rivolge ai governi perché, senza quelli, la pace tarderebbe troppo ad arrivare, ma sostiene soprattutto che occorre «aiutare gli altri popoli a intervenire nelle questioni della guerra e della pace». Lenin spiega che la rivoluzione sarà accusata di violare i trattati ma ne è fiera: «Rompere le alleanze di sanguinose rapine è un grande merito storico». La Russia repubblicana e rivoluzionaria offre la disponibilità a esaminare qualunque proposta, senza precondizioni. Inascoltata, salvo che dalla Germania, la Russia esce dalla guerra unilateralmente, accettando dure condizioni.
È la prima, enorme applicazione di quello che sarà uno slogan dell’epoca sovietica: miru mir (pace al mondo, e anche mondo di pace poiché mir significa sia pace che mondo). Un grande esempio di saggezza da parte di una rivoluzione che, liberati 150 milioni di russi dalla schiavitù zarista, prometteva tutto, oltre al pane e alla pace: che un fabbro potesse diventare dirigente di officina, un barbiere alto funzionario, un infermiere direttore di ambulatorio, un macchinista capo di un settore della rete ferroviaria.
Già nella primavera del 1917, subito dopo la prima fase della rivoluzione russa – la sollevazione di febbraio culminata con l’abdicazione di Nicola II, grazie agli scioperi di massa e alle guarnigioni che, mandate a reprimere il popolo, si mescolavano con esso -, la neonata Repubblica russa aveva manifestato un’altra saggezza: il 12 marzo era stata abolita la pena di morte.
Marinella Correggia
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