Lo spaziotempo spiegato dal matematico Vincenzo Zamboni

Lo spaziotempo è un concetto mentale, quel che esiste sono i fenomeni.
Lo spazio e il tempo sono relazioni d’ordine, prima ancora che metriche (come specificato anche da Einstein nella sua introduzione alla relatività).
Se non sono dati fenomeni ordinati o ordinabili che relazione osservabile c’è ?
Si tratta dell’ordinamento dei fenomeni sulla base dei nostri movimenti.
Noi percepiamo fenomeni ordinati, e chiamiamo spaziotempo la loro collocazione in ordine, ma senza fenomeni non osserveremmo alcuna struttura.
Non puoi sapere se lo spaziotempo sia sorto col big bang o no, e chiedersi se siano esistiti fenomeni spaziotemporali precedenti oppure no è logicamente sensatissimo, ciò che manca sono osservazioni su cui ragionare.
Non conosciamo segnali osservati di cui possiamo dire “questo precede il big bang”, ma forse un giorno li troveremo, non possiamo saperlo ora.
Assumere che il tempo sia nato col big bang non è fisica, è una dichiarazione di fede, manca solo il nome per la n-sima religione.
D’altro canto una singolarità universale è una legittima ipotesi matematica ma non una osservabile, per impossibilità a priori di distinguervi osservatore ed osservato, con interazione tra i due.
Quindi è una tesi nè verificabile nè falsificabile.
La singolarità universale è come il punto euclideo, una idea mentale, non una osservazione e nemmeno una osservabile.
I “dati” fisici sono segnali dei nostri strumenti.
Senza segnali sui nostri strumenti (incluso il nostro corpo, di cui gli apparecchi artificiali sono estensione) e senza noi osservatori che li percepiamo potete spiegare che relazioni esistano tra fenomeni inosservati, e soprattutto nel caso di inosservanili a priori, come una singolarità universale ?
Il tempo non è lineare, perchè sono i tempi (plurale) ad essere multilineari.
Non esiste ” IL tempo “(non esiste un tempo universale, vedasi anche Landau, Teoria dei campi), esistono i tempi, tra i quali i tempi propri, perennemente tangenti alle linee degli eventi entro il quadrispazio.
Ma anche quelli, in fisica delle particelle, sono una estrapolazione un po’equivoca.
Il nostro tempo proprio, una volta scelto un orologio solidale, è una osservabile, quello di una particella entro una rete di interazioni è una estrapolazione matematica un po’ scivolosa senza orologio solidale loro.
Non ha senso dire “all’inizio lo spazio era così piccolo (come il tempo) da dirlo appena nato “.
“piccolo” non equivale a “giovane”.
Se guardi x piccolo non implica giovane, concetto che dipende dalla storia di x a partire dalla nascita.
Che, nel caso della ipotetica singolarità originale, non è osservata.
Possiamo estrapolare le nostre conoscenze su range anche inferiori a quelle di Planck, ma non sappiamo se il risultato sia vero o falso finchè non osserviamo cosa succede.
Centoventi anni fa estrapolando le loro conoscenze sulle dimensioni di uno o pochi Angstrom i fisici concludevano che gli atomi dovevano immediatamente collassare annichilendosi, tuttavia loro si rifiutavano di farlo, perchè i fisici dovevano ancora scoprire qualcosa che allora non sapevano.
E a differenza dell’atomo di idrogeno una singolarità universale è per definizione inosservabile.
sia tempo che spazio sono concetti sperimentali comparativi, richiedono differenze, e in una singolarità matematica non esistono differenze, altrimenti esisterebbero parti e non avremmo più una singolarità, che come il punto euclideo è un pensiero mentale, non una osservabile.
Un insieme di ipotesi inosservate, dunque, e anche inosservabili.
Esulano dalla fisica.
nessuno ha sotto gli occhi la singolarità universale, e, peggio, nessuno può averla.
Nonostante i teoremi di hawking-hartle.
Naturalmente si può spiegare la esistenza delle tracce residue, che però potrebbero essere sorte su un range molto piccolo ma non singolare: cosa ne sappiamo di cosa succede su range inferiori a quelli di planck, ammesso che esistano ?
Niente, a tutt’oggi.
Possiamo solo ipotizzare.
Nemmeno la relatività generale ci può fornire certezze, dove non vi siano conferme osservative: ci può dare idee, ma non certezze.
La realtà non si confina all’osservabile, ma la fisica sì.
Non abbiamo modo di osservare tutto.
La fisica è un sottoinsieme di realtà.
A meno che uno supponga che i campi elettromagnetici e le interazioni nucleari non esistessero quando gli umani non se ne erano ancora accorti.

Vincenzo Zamboni

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