In difesa dell’autonomia sindacale ed in critica dell’ingerenza di Di Maio
Sono stato 30 anni nel sindacato, sono stato consigliere nazionale, regionale, provinciale e per 5 anni presidente della sede di Urbino. Conosco bene il sindacato, tutto, luci e ombre, pregi e difetti. Posso anche criticare alcuni aspetti e alcuni uomini del sindacato e chi mi conosce sa che non ho mai risparmiato né critiche né fatti, anche molto duri. Ma non mi sono mai permesso di mettere in dubbio né il ruolo né l’autonomia del sindacato.
Non è permesso a un Di Maio qualsiasi di dire quello che ha detto (”O i sindacati si riformano o ci pensiamo noi, quando saremo al governo cambieremo le regole per il sindacato”) e il bello è che lui neanche si rende conto della gravità del fatto, ne sono convinto, Non lo può perché il suo pensiero sbagliato e autoritario è condiviso da una buona fetta del popolo, del suo popolo, del solito popolino da bar, quello che pur non sapendo nulla di ordinamento statale o di Costituzione si permette di sparare sentenze a vanvera, a tocchi, come tagliare la porchetta.
Però Di Maio non è un parolaio da bar e nemmeno uno studentello ignorante. Di Maio è un onorevole della camera dei deputati della Repubblica italiana, è un vice-presidente della camera e, che gli piaccia o meno, uno stipendiato dalla Repubblica. Non gli è permesso di ignorare la Costituzione, l’art. 18 sulla libertà di associazione e l’art. 39 che recita “L’organizzazione sindacale è libera Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.”
Se tanto mi da tanto il baciatore di reliquie potrebbe essere il peggior presidente del consiglio che si sia mai visto.
Carlo Migani
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Commento di Francesco Granchio Favara: “Una cosa che pochi hanno compreso e che proprio ieri postavo; in cantiere a casa pentastellata c’è il varo di un sindacato a 5 stelle che già esiste a Roma in ATAC. (e questo spiega in parte l’attacco).
Ma una cosa non riesco a comprendere. Alcuni compagni (li considero ancora tali) ieri mi dicevano che alla fine non abbia detto cose inappropriate, ricordandomi che anche Prodi e la stessa CGIL negli anni ‘90 chiedevano l’attuazione per i sindacati dell’art.39 della Costituzione. (dimenticando che chiedevano l’attuazione perché alcuni sindacati di base non avevano uno statuto in linea con i principi di democrazia richiesti appunto dall’art. 39)
Ora mi chiedo se non abbiamo il pessimo vizio di tirare in ballo sempre la costituzione ma spesso a sproposito.
L’art. 39 parla di principi di democrazia che nulla c’entrano con le azioni del sindacato stesso, ovvero cosa dovrebbero riformare del sindacato? nessuno fin’ora me lo ha spiegato. Non si vuole l’ingerenza dei partiti? sono d’accordo ma è fin dalla fine degli anni 60 che l’allora movimento di autonomia chiedeva che i partiti non ingerissero nella vita sindacale… adesso se so svegliati?
Poi che facciamo? interveniamo anche nell’autonomia della Magistratura?”