Trapianto di cultura – L’Italia cambia pelle ed anche il cuore…
Malgrado i provvedimenti previsti da Minniti il trasbordo di immigrati continua ininterrotto. Nel frattempo il gobierno Gentiloni cerca di far rientrare in calendario la legge sullo Ius Soli. Però consiglierei prudenza, viste le conseguenze che tale legge potrebbe comportare (http://paolodarpini.blogspot.it/2017/09/pd-e-ius-soli-qualcosa-che-dovremmo.html).
Dalle proiezioni di voto conseguenti all’istituzione della nuova legge risulta che il PD andrebbe verso una perdita in voti dal 2 al 5%, che andrebbe ad aggiungersi alla fuga di elettori disgustati dalle politiche vessatorie e disastrose del rottamatore (vaccini, vitalizi, incompetenza, corruzione, banche, disoccupazione, debito pubblico, etc.), il che significa che il PDrenzi potrebbe anche precipitare, andando a finire nel novero dei “partitini” sotto il 10%.
Eppure alcuni piddini buonisti affermano che l’integrazione, con le centinaia di migliaia di immigrati (ma ormai sono milioni) che attraccano sulle nostre coste, sarà possibile. Anzi che questi “rappresentano il nostro futuro”. E portano l’esempio delle popolazioni barbariche che giunsero in occidente verso la fine dell’Impero Romano e furono integrate, dopo un certo periodo di tempo, sia nella cristianità che nella cultura latina. Non sarà così invece per le invasioni odierne di africani e mediorientali intenzionati a tenersi la loro cultura anzi a far cambiare religione usi e costumi agli europei.
Lo dimostra il fatto che i maomettani, anche dopo due o tre generazioni in Europa, continuano a mantenere le loro tradizioni, continuano a costruire moschee ed a chiedere cambiamenti istituzionali per l’affermazione della loro fede. Iniziando dall’istruzione scolastica, con la richiesta di interruzione di riti tradizionali (natale, pasqua, etc.) e con la pretesa di introdurre nei programmi educativi l’apprendimento dell’arabo e dei principi “sociali” dell’islam (sharia, etc.)
La trasformazione culturale passa anche attraverso il sistema alimentare (halal) che prevede la macellazione per sgozzamento di armenti senza stordimento, ed a tal proposito vedasi le ricorrenti carneficine pubbliche (eufemisticamente chiamate “festa del sacrificio”) compiute con le benedizioni dei nostri politicanti ed addirittura con la loro partecipazione.
Ma la dimostrazione evidente che un’integrazione fra le culture europee (sopratutto quelle laiche) ed islamiche è impossibile sta nella storia. Durante la conquista dei Balcani da parte dei muslim gran parte delle popolazioni dell’est Europa (albanesi, croati, macedoni, ceceni, etc.) fu convertita all’islam ed ancora mantiene quella fede con le conseguenze che tutti conosciamo.
Qualcuno, sempre fra i buonisti, insiste nel dire “se non è possibile l’integrazione almeno sarà possibile una convivenza…”, ma l’esempio della possibile convivenza la vediamo, ad esempio, in Siria dove sotto il governo laico di Assad i cristiani e le altre minoranze hanno facoltà di esistere mentre nelle zone conquistate dai “credenti” di fede sunnita la situazione è ben diversa… chi non si converte a Maometto è passato a fil di spada o deve nascondersi.
Poi c’è il fattore demografico.
Gli italiani spaventati dalla crisi economica e pervertiti dal consumismo e dalla devianze sessuali non fanno più figli mentre i musulmani, indipendentemente dalle condizioni economiche in cui si trovano, e avvantaggiati dall’assistenza che ricevono in Italia, continuano a figliare. Una popolazione italiana sempre più anziana, viziata ed imbelle, facilmente soccombe ad una popolazione giovane decisa a tutto. E lo scopriamo giornalmente dalle cronache “mondane” che, malgrado la censura (o l’auto-censura), non possono nascondere quel che sta avvenendo…
Aggiungo che la stragrande maggioranza dei nuovi immigrati è composta da maschi forzuti e capaci di azioni decise.
Mi viene in mente anche un altro fatto significativo che è andato evidenziandosi sempre più in questi ultimi anni.
Qui in Italia, nord o sud che sia, le persone impaurite dalle continue aggressioni e furti tendono a farsi un cane. Molti -soprattutto le donne sole- tengono in casa diversi animali e spesso trattasi di cagnoni belli grossi che fungono da “difesa personale”. I musulmani al contrario odiano i cani, che sono considerati persino più impuri dei maiali, ma sono abituati a fare comunella fra correligionari. Non vedo mai, passeggiando per strada od ai giardini pubblici, un musulmano da solo, girano sempre in gruppi numerosi.
Sapete cosa significa ciò? Il proverbio dice che l’unione fa la forza. Quindi traetene le dovute conclusioni e consideratene le conseguenze.
Paolo D’Arpini