Siria, l’Eufrate, l’operazione al-Jazira e il criminale opportunismo curdo
Non c’entra nulla con la nota agenzia d’informazioni. L’operazione al-Jazira è un’operazione militare di aggressione ed occupazione di suolo siriano da parte degli USA e dei loro ascari curdi dell’YPG/SDF (sì, proprio quei curdi “marxisti, democratici e femministi” così amati dalla sinistra, che si conferma avere un vero quinto senso nel prediligere i più spudorati lacchè dell’imperialismo).
Questa operazione ha come scopo la conquista della valle del fiume Khabur, ovvero di tutto il distretto di al-Hasakah più le regioni del distretto di deir-Ezzor a Est dell’Eufrate.
Quindi questi opportunisti “marxisti, democratici e femministi”, così bravi a sbandierare le loro miliziane davanti alle telecamere per far vedere quanto sono progressisti – e molto accorti nel marketing visto che fanno vedere le più belle, alla faccia del femminismo (la miliziana non bella vale di meno nelle PR, eh?) – questi manigoldi si vogliono sostituire all’ISIS nello scontro a deir-Ezzor col legittimo governo di Damasco.
Ricordo che deir-Ezzor era assediata dall’ISIS da tre anni e la recente rottura dell’assedio ha allarmato moltissimo Israele che ha subito bombardato alcune basi dell’Esercito Arabo Siriano, come avvertimento, e gli USA che adesso vogliono lanciare i Curdi fino ai confini della città.
Se si guarda una carta geografica si capisce bene qual è l’obiettivo strategico degli USA e dei suoi ascari: impossessarsi di un triangolo di Siria che controlla buona parte del confine siriano-iracheno a Est dell’Eufrate.
I Curdi in quell’area sono una esigua minoranza. Non credete alle favole di quelli che vi diranno, come faranno di sicuro i nostri media, che vanno a “riprendersi le loro terre dall’ISIS”. Già nelle regioni che hanno conquistato finora si stanno dedicando alle pulizie etniche (come il vescovo di al-Hasakah ha testimoniato). Nella valle del Khabur, se riescono nella loro aggressione, faranno lo stesso, per forza di cose.
Per la cronaca, la coalizione USA sta distruggendo al-Raqqa da cima a fondo con migliaia di vittime civili, una devastazione che fa impallidire quella di Aleppo Est (la zona che era occupata da al-Qaida) ma di cui nessuno parla e su cui nessuno piange. Shhhh…! Divieto di parlarne! Divieto di commuoversi!
Detto incidentalmente, gli abitanti di al-Raqqa già l’hanno scorso ebbero il fegato di ribellarsi contro l’ISIS, non è quindi escluso che avranno anche il fegato di ribellarsi contro i “liberatori” curdi.
E qui si aprirebbe un ampio discorso: voi pensate che una popolazione abituata da decenni alla secolarità, alla multiconfessionalità e alla multietnicità si possa adattare agli inquisitori dell’ISIS o ad una etnia prevaricatrice? Pare che il Festival di Venezia sia stato all’insegna dell’anti-trumpismo in quanto era all’insegna del valore del multi-ogni-cosa. Bene, allora era anche, lo sapesse o meno, all’insegna della Siria laica, multiconfessionale, multietnica e indipendente (ma mi sa che l’idea non ha sfiorato questi cineasti alla Clooney (che non hanno avuto niente da dire sulle stragi – assolutamente senza precedenti – di neri da parte di una polizia militarizzata durante la presidenza Obama; ma si può cedere alla sincerità di questi personaggi?).
Un discorso simile lo possiamo fare per la Libia (dove il fondamentalismo riscontra una tenace e, direi, “naturale” resistenza, dopo più di 40 anni di laica Jamahiria Libica Popolare e Socialista) e per lo stesso Iraq. Infatti chi odia i governi laici in quella martoriata parte del mondo, non sono loro, ma siamo noi Occidentali. Odiavamo persino Ahmadinejad che era l’unico presidente laico in Iran dai tempi di Banisadr, cioè da 25 anni (ricordo a chi crede alle fake news della presstitute – vi ricordate la storia di Sakineh, che adesso è libera cittadina? – che Ahmadinejad abolì ufficialmente la lapidazione, per altro sospesa nel 1981 dallo stesso Khomeini, e personalmente era anche contrario alla pena di morte tout-court; inoltre propose molte riforme per laicizzare lo stato, tanto da entrare in conflitto con gli ayatollah).
I nostri “valori occidentali” sono da un pezzo sulla strada della rottamazione. Magari qualcuno di essi sopravviverà in Oriente, ma qui da noi stanno facendo una brutta fine.
Lo ha confermato senza peli sulla lingua Macron, recentemente, nel suo discorso al corpo diplomatico francese: “Non dovete difendere i valori francesi, ma solo gli interessi della Francia”. Sic et simpliciter!
Già in politica estera i “valori” lasciavano il tempo che trovavano, ma adesso, in piena crisi sistemica, sono dichiarati esplicitamente essere una palla al piede. Macron ha quindi continuato affermando che la “sovranità popolare” in Europa d’ora in avanti sarà relegata a qualche elezione locale, a cose di poco conto. D’altra parte Mario Monti e gli altri eurocrati lo hanno da sempre teorizzato: la UE deve essere governata da una dittatura illuminata, da una repubblica dei saggi (e Monti dal canto suo ha aggiunto che questi “saggi” erano i banchieri e i finanzieri – sic!).
Non c’è da sorprendersi: dalle crisi sistemiche nascono emergenze su emergenze (più o meno “naturali”, spesso pilotate) e dalle emergenze nasce la possibilità di sovvertire le regole finora valide, a partire dai patti costituzionali (Renzi è la ridicola materializzazione italica di questo Zeitgeist).
Lasciati senza una base di regole condivise, i “valori” diventano così semplici parole, usabili come grimaldelli, come pistole, fucili, come bombardieri e missili, buoni per ogni scasso, rapina o guerra.
La coalizione USA a sostegno dell’operazione al-Jazira ha dunque diffidato l’Esercito Arabo Siriano a oltrepassare l’Eufrate a deir-Ezzor. Ma da alcuni giorni l’Esercito Arabo Siriano si sta proprio preparando ad attraversare l’Eufrate a deir-Ezzor (perché sapeva cosa avevano in mente i Curdi). Cosa succederà?
Il confronto per la valle del fiume Khabur forse chiarirà molto dei rapporti di forza sul campo ed eventualmente che tipo di “accordi” ci sono tra Siria, Russia, USA e Curdi (con Iran, Iraq e Turchia sullo sfondo).
Tra le altre cose bisogna vedere fino a che punto gli USA intendono sfidare la Turchia, sostenendo l’YPG. Già col fallito golpe (ispirato dagli USA) l’hanno fatta avvicinare tremendamente a Mosca.
Alla fine di agosto, poi, Erdogan si è addirittura incontrato coi vertici militari iraniani. Un avvenimento eccezionale. E infine la Turchia è sempre più interessata all’Organizzazione di Shanghai. Cosa faranno gli USA per non spingerla del tutto verso l’Oriente eurasiatico?
I Curdi stessi possono impossessarsi dei pozzi di petrolio iracheni e siriani, ma avranno bisogno delle compagnie petrolifere russe e delle pipeline siriane per dargli un valore. Qui la geografia conta. I Russi e anche le truppe di Damasco da un po’ si sono interposti tra il Rojava curdo e le zone siriane occupate dall’esercito turco e dai “ribelli” filo-turchi. Possiamo vederla anche così: fanno buona guardia allo status quo in quella zona. Nel frattempo io mi immagino che Mosca si stia lavorando la Turchia per convincerla alla de-escalation nella regione di Idlib, e quindi, di fatto, a mollare al-Qaida (qualsiasi sigla usi adesso) e costringere i “ribelli” a trattare.
Tuttavia ogni interpretazione si scontra con due cose: col caos oggettivo della situazione sul terreno e della strategia USA e dei suoi alleati e con la povertà delle notizie “vere” che ci arrivano.
In questo quadro titoli come quelli della Stampa (”I Curdi e Assad si alleano per la liberazione di Raqqa”) sono di una ciarlataneria senza pari. Quelli di Limes (”I Curdi e Assad si spartiscono l’Est della Siria”) sono invece di una cialtronaggine senza pari (io mi “spartisco” con un ladro quello che mi appartiene?). E questi signori sarebbero rappresentanti dell’informazione “seria”, non fake?
In ogni caso, molto difficilmente ciò che sortirà sarà classificabile come “giusto”. Il “giusto” era il giusto di prima, quello che si è sedimentato come “giusto” nelle nostre coscienze, ma che irrimediabilmente viene reso immateriale dalla crisi sistemica.
Nella configurazione del mondo, ma anche in quella di casa nostra.
Come avrebbe detto Pier Paolo Pasolini, noi che ancora crediamo nel “giusto” e che abbiamo in orrore le ingiustizie, forse siamo “gli ultimi, ma proprio ultimi umanisti”. Animali in via di estinzione.
Negli anni Sessanta-Settanta un rapporto 1-80 tra lo stipendio più povero e quello più ricco era ritenuto intollerabile dai guro economici americani. Oggi il rapporto 1-10.000 (vedi Marchionne) è considerato “giustificabile” persino dalla gente normale, perché ha fatto “tanto bene alla Fiat”. Già, ma qualsiasi cosa possa aver fatto in Fiat, è un campione della logica che sta devastando dalle fondamenta le società del nostro vecchio Occidente, portandosi appresso tutti i loro bei “valori”!
Così, di giustificazione in giustificazione passa di tutto: il welfare è fonte di sprechi e corruzione, quindi distruggiamolo totalmente, idem per i trasporti pubblici, idem per il Servizio Sanitario Nazionale, idem per l’Istruzione Pubblica. Chiaro, noi non vogliamo distruggere totalmente il dominio pubblico, ma giustifichiamo chi lo “(contro)riforma”, cioè chi compie un passo dietro l’altro per distruggerlo totalmente, come 27 paesi tra cui il nostro hanno deciso di fare con accordi resi noti da Wikileaks.
Qualcuno si consola con la storiella del “male minore”.
Hannah Arendt diceva “Il male minore è sempre e comunque un male” e Karl Kraus affermava: “Se devo scegliere il minore tra due mali non ne scelgo nessuno”.
Ma da noi se uno non sceglie per forza uno dei due mali, è considerato immaturo (a parte il fatto che quello che di solito, nei nostri ambienti, è considerato il minore, di solito è il maggiore). Allo stesso modo, chiunque non creda nelle fake news della presstitute e del Ministero della Verità (da noi ministra onoraria è la Boldrini) è considerato complottista e ipso facto indegno di essere ascoltato (anzi, tra poco meriterà di andare a finire in galera o di essere rovinato – ovviamente l’accusa usata sarà anch’essa fake, mica ti diranno la vera ragione).
D’altra parte le dittature sono dittature, per quanto si vogliano far passare per “illuminate”.
Ci vogliono estinguere bruciando come dei piromani la foresta attorno a noi. Ma terremo duro!
Piotr
Integrazione dell’11 settembre 2017:
“Gli aerei USA hanno bombardato una colonna dell’Esercito Arabo Siriano (o di suoi alleati iraniani) a deir-Ezzor. La notizia non è stata ufficialmente confermata. Se lo sarà, non mi stupirà per nulla, perché sarebbe un naturale avvertimento dopo la proibizione della coalizione USA a Damasco di non varcare l’Eufrate a deir-Ezzor.
Contemporaneamente, i Russi hanno schierato a deir-Ezzor (altri) 170 uomini.
Difficile capire quali saranno a questo punto le decisioni della Sira e dei suoi alleati, Russia in primis.
Dal canto loro, gli USA stanno lottando contro il tempo. Tra poco si aprirà il secondo round di negoziati ad Astana, ai quali parteciperanno tutti i “ribelli moderati” (cioè quelli legati alla Turchia e al Qatar), con una Turchia attivissima per i successo dell’iniziativa.
Come dicevo, secondo me a Idlib con probabilità si arriverà a un negoziato. Il fronte caldo si concentrerà nella provincia di deir-Ezzor.
La propaganda occidentale si è già messa in moto: “armi chimiche contro i civili della città” (ovvio, no? il giusto premio per aver resistito per 3 anni all’ISIS fedeli a Damasco. Hanno la faccia come il culo questi “creativi” delle fake news).
Ovviamente gli Israeliani non perdono occasione per ribadire che loro sono eccitati dall’idea di un Grande Kurdistan (” per la stabilità del Medioriente”). Non lo avevamo mai messo in dubbio. Di sicuro l’attivismo della Turchia per i negoziati di Astana è legato al pericolo che percepiscono da parte curda.” (Piotr)