Siria. Le tacite bombe di sion… – Israele bombarda e Putin tace (chi tace acconsente?)

La Siria inizia la riconquista di Deir Ez Zor e Israele, padrino e curatore di Isis, bombarda vicino Damasco con la grottesca motivazione delle bombe-barile e delle armi chimiche. Tutto normale, lo hanno fatto già tante volte, sempre impuniti.

Quello che sorprende, anzi sbigottisce, è che il supersistema di difesa anti-aerea russo S400 ancora una volta non sia entrato in azione. C’è un tacito accordo tra Tel Aviv e Mosca?

Netaniahu era appena rientrato dall’incontro con Putin.

Del resto sono i russi, bravissimi, ad essersi spesi senza remore in difesa della Siria, a non aver sollevato obiezioni alla conquista di vasti pezzi di Siria da parte dei mercenari curdi sotto comando Usa, a tollerare che i turchi abbiano fatto di Al Bab una loro roccaforte, ad accettare che il Nord Est siriano, Idlib, sia diventato un protettorato turco occupato da jihadisti sotto padrinaggio di Erdogan e ad aver sancito le famose zone di “riduzione del conflitto” che sono altrettanti pezzi di una Siria a macchie di Leopardo, occupate dai suoi nemici mortali.

Ci sono a Mosca contraddizioni interne allo Stato come quelle che agitano Washington? C’è uno Stato Profondo russo collegato alla diaspora russa in Israele che rema contro? Gli oligarchi di cui Putin non ha ancora saputo e voluto disfarsi lavorano per il re di Prussia? Negli stessi canali russi, semi-ufficiali, si levano voci di perplessità, se non di forte critica, a quanto sopra.

Certa cose sono incomprensibili.

(Fulvio)

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Commento di Jure: “Di sicuro la situazione complessiva è caotica. E tale sembra essere pure internamente in ogni protagonista di rilievo, Israele compreso. Certo che se è reale il sospetto di Fulvio il guaio è grosso, ma gli indizi ci sono.
Pure dentro Israele c’è un bel casino, con sionisti frazionati e integalisti oramai fuori binario (si è aperta pure la caccia al cristiano, oltre che al negro, a Tel Aviv: aspetto una parola da Francesco…). Da quel che si sente in giro, Israele vorrebbe uscirne compattando il sionismo con un attacco al Libano, obiettivo Hezbollah, naturalmente, su cui ogni sionista di rispetto sacrificherebbe i propri figli. E se la Russia non si oppone…”

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Commento – Integrazione di Piotr:
“Non è assolutamente facile formulare una risposta precisa, e nemmeno ipotesi anche solo sostanziate decentemente. I puntini da unire per avere una parvenza di figura riconoscibile sono veramente troppi. Ne cito alcuni:

1) I rapporti molto complessi tra Russia e Israele. Si pensi, solo a mo’ di esempio, al legame tra Avigdor Lieberman, l’attuale ministro della Difesa israeliano, e la Russia e al fatto che è sostenuto dagli immigrati russi in Israele che di solito non hanno rotto i legami con la patria di origine. Si è saputo di uno “scambio di opinioni” tra Putin e Netanyhau durante un incontro molto poco formale (anzi, fu una visita a sorpresa di Netanyhau in Russia e questo è già significativo), dove Putin infuriato sbatté fuori dalla porta Netanyhau prendendolo per la collottola (il tema del litigio era l’Iran, tanto per cambiare, il più serio competitor regionale di Israele). Ora, questo comportamento così “corporale” è impensabile al di fuori di un rapporto di tipo molto particolare, direi “intimo”. Si pensi al fatto che Israele ha lasciato che i bombardieri russi volassero tranquillamente sul suo spazio aereo (lo dissero proprio dopo l’abbattimento dell’aero russo da parte della Turchia).

2) La Russia ha sempre cercato la via del negoziato coi “ribelli” che riteneva più deboli/ragionevoli. La politica delle aree di de-escalation segue questa linea che ha portato i suoi frutti, persino ad Aleppo. Mentre con l’ISIS ha una politica di sterminio, Mosca deve aver pensato che coi miliziani rinchiusi nella sacca di Idlib può usare un’altra strategia. Intanto perché essi sono più che altro legati alla Turchia, che la Russia si sta lavorando ai fianchi per lo meno dai tempi del fallito golpe contro Erdogan (e questo spiegherebbe anche al-Bab), poi perché vuole concentrarsi coi Siriani su altri obiettivi che sono, in sostanza il recupero del controllo della frontiera con l’Iraq (vedi lo sforzo su deir-Ezzor), il deserto attorno a Damasco e obiettivi più facili, come la regione di Hama. Se posso fare un esperimento mentale, mi immagino che la caduta di Idlib allarmerebbe molto i Turchi, poco gli USA e pochissimo gli Israeliani, che invece sono furenti per i progressi dell’Esercito Arabo Siriano verso deir-Ezzor. Se l’esperimento mentale è giusto, è una buona cartina di tornasole.

3) Infine bisogna ricordare che la partita in Siria si è complicata in modo tremendo. Si pensi al battaglione di ex miliziani della galassia chiamata Esercito Siriano Libero che recentemente per conto dei Turchi ha assalito direttamente truppe statunitensi che operano con l’SDF. Si pensi infatti al conflitto tra Turchia e i curdi dell’SDF sostenuti dagli USA. Si pensi alla frattura Arabia Saudita-Qatar (e quindi Arabia Saudita-Turchia, che comunque nel conflitto siriano hanno sempre avuto interessi divergenti). E infine si pensi al fatto che in alcune zone di de-escalation controllate dall’Esercito Siriano Libero sembra che operino la polizia militare russa e in alcuni casi persino le truppe di Damasco. Come si vede gli accordi sulle safe zones danno origine a configurazioni sul terreno molto complesse.

4) Non dimentichiamoci poi che la Russia ha ancora aperto il fronte Crimea/Donbas.

Alcune notizie sono certe, altre da verificare e tutto, infine, è da capire. Ripeto: non sappiamo assolutamente nulla di quel che si dicono a due a due Russia, Israele, Turchia, Stati Uniti e Iran. E nemmeno si riesce a capire quale sia la linea di politica estera degli USA in Siria (l’unica cosa che appare chiara è che a parte il sostegno all’SDF curdo, per il resto è caotica).

Mi ricordo che ai tempi della guerra all’Iraq un alto papavero del Pentagono affermò che gli USA non erano in grado di condurre contemporaneamente due guerre in due teatri differenti. Uno era il Medioriente e l’altro era, guarda un po’, … la Corea. Sembra che gli USA abbiano veramente troppe gatte da pelare. Se va in tilt può succedere il peggio e né la Russia né la Cina hanno voglia che ciò succeda. Quindi stanno cercando di fare in modo che non vada in tilt e che rimanga un “partner” con cui negoziare e non vogliono contribuire a indebolire ulteriormente Trump, dato che per ora l’alternativa a The Donald è peggiore di lui (da cui, detto incidentalmente, l’accusa che dietro a Charlottesville ci sia la Russia è una cretinata al di là di ogni immaginazione).

Insomma, un gioco complicatissimo e delicatissimo.

Notizia recente: degli elicotteri USA hanno evacuato dalla zona di deir-Ezzor una ventina di comandanti dell’ISIS “di origine europea”. Più probabilmente erano consiglieri e agenti americani/NATO.

Notarella finale. L’altro giorno ho visto alla TV un film interessante, di cui non ricordo il titolo, dove il comandante di un gruppo “clandestino” dello spionaggio tedesco deve incastrare un importante personaggio arabo che vive ad Amburgo ritenuto a capo di una rete terroristica. In una riunione con i suoi capi e rivolto sarcasticamente alla responsabile della CIA dice: “Certo, potrei rapire la sua famiglia, o potrei cercare di ucciderlo. Ma io preferisco un’altra strategia: portarlo dalla mia parte dandogli la cittadinanza che da tempo chiede”. “E perché fa questo?” gli chiede la funzionaria della CIA. “Per rendere più sicuro il mondo” risponde la spia tedesca, ripetendo ironicamente proprio le parole retoriche che aveva usato l’americana il giorno prima.
Bene, la nostra spia tedesca costruendo una sapiente tela di ragno riesce a convincere il figlio del “bersaglio” a collaborare con loro con la promessa che al padre non sarebbe successo niente di grave. Ma all’ultimo momento la CIA, col beneplacito dei capi dell’Intelligence tedesca, interviene in modo brutale rovinando tutto e mandando in bestia il nostro intelligente agente coperto.
Un esempio di strategie diverse. C’è quella del ragno e quella del rinoceronte.
(Piotr)”

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Commento di V.B.: “Probabilmente i Russi non si sentono tanto forti da combattere contro tutti contemporaneamente (ISIS, USA, Al Qaida, Israele, ecc.) e cercano alleanze temporanee per affrontare un nemico alla volta (anche se diffidare è sempre salutare). Per quanto riguarda Idlib sono segnalati da mesi scontri feroci tra Tahrir Al Sham (ovvero Al Qaida in Siria) e Ahrar Al Sham (organizzazione sostenuta direttamente dalla Turchia). Evidentemente Al Qaida non gradisce molto la svolta della Turchia.
Lo stesso nella Ghouta Orientale, alle porte di Damasco, dove le organizzazioni legate ad Al Qaida si scontrano con quelle che hanno raggiunto una tregua con il Governo Siriano e i Russi. Tra le organizzazioni che hanno accettato la tregua ci sarebbe anche Jaish Al Islam, gruppo legato all’Arabia Saudita, che ultimamente sembra essere venuta a più miti consigli e non parla più della defenestrazione di Assad.” (V.B.)

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