USA, Italia, Libia, Siria… fase finale – La cricca sionista ingrassa la corda e stringe il cappio
Siamo in mezzo a una guerra mondiale e su questo vertono le nostre preoccupazioni. Nessuno qui tifa per qualcuno, nemmeno per se stesso, ma cerchiamo faticosamente di discernere cosa sta avvenendo nel modo più lucido e verosimile possibile.
Qualcuno pensa che il mondo sia suddivisibile in Buoni e Cattivi e inoltre che sia possibile distinguerli facilmente. No, non è così. Non lo è quasi mai e specialmente non lo è durante una crisi sistemica mondiale dove tutti si riposizionano in continuazione in barba a qualsiasi principio morale, etico, ideologico e politico.
Io nel mondo attuale vedo il nostro vecchio sistema occidentale, dal 1945 a guida americana, in fortissima crisi (assieme a tutti gli ideali buoni o cattivi che a questo sistema erano legati). E’ un sistema ancora potentissimo ma sa perfettamente che le condizioni fondamentali che gli hanno permesso di prosperare e primeggiare negli ultimi 300 anni sono messe radicalmente in discussione con un crescendo esponenziale, a partire da quella condizione basilare che era il controllo geopolitico (diretto o indiretto) della maggioranza delle terre emerse e dei mari. All’inizio del secolo scorso esso assommava a circa l’80% del globo. E’ evidente che adesso non è più così e questo anche grazie agli effetti inintenzionali della globalizzazione (BRICS, SCO, banche asiatiche di investimento, eccetera), che era stata inizialmente una strategia per gestire la crisi in funzione pro-occidentale.
Da ciò ne derivo che attualmente c’è un blocco, quello occidentale a guida USA, che ha tutti gli interessi a perseguire una politica aggressiva per mantenere con le unghie e coi denti quella precondizione e una serie di Paesi, tra cui la Russia e la Cina, che invece hanno tutto l’interesse a perseguire una politica difensiva.
Ci sono anche motivi storici per questa suddivisione ma su di essi adesso non mi soffermo. Guardiamo solo quel che accade. Da quando è iniziata la crisi, CIOE’ DALLA FINE DEGLI ANNI SESSANTA – e non nel 2007/2008 come dicono economisti ferratissimi, espertissimi e stimatissimi ma incapaci di capire alcunché di reale – l’Occidente, con USA in testa, non ha fatto che aggredire: Vietnam, con due milioni di morti, e dopo la pausa per riprendersi dal trauma della sconfitta, Serbia, Sudan, Somalia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina, ancora con milioni di morti, anche qui con un’accelerazione esponenziale. Anche le “primavere arabe” e i vari “regime change” tentati o compiuti sono assimilabili ad atti di guerra.
Il caos è stato esportato ovunque e ora investe in pieno anche Washington dove era già iniziato sotto l’ultima presidenza Obama, dopo che la Clinton era stata allontanata dal Dipartimento di Stato e il generale Petraeus dalla CIA, e oggi sta arrivando a nuove vette, con una “rivoluzione colorata” tentata dai neo-liberal-cons (che vanno dal falco repubblicano McCain, fan e amico dei jihadisti, alla sanguinaria democratica Clinton) proprio a casa loro (incidentalmente, a me sembra che la politica estera di Trump sia una prosecuzione di quella degli ultimi anni di presidenza Obama – così come sta proseguendo la già chiara da allora rissa sui ponti di comando statunitensi – così come quella del primo Obama è stata la continuazione della politica estera dell’ultimo Bush jr. Quelli che vedono cesure nette a ogni cambio formale della guardia prendono abbagli molto grossi).
Se dunque in questo caos qualcuno riesce a distinguere i Buoni dai Cattivi è veramente bravissimo. Io non ci riesco. Capisco invece sempre meglio che i Cattivi possono travestirsi da Buoni e i Buoni possono diventare Cattivi (vedi ultimamente i dirigenti politici e militari curdi). E anche molte ONG, ahimè, portano avanti politiche cattive travestite da parole d’ordine buone.
Purtroppo è una tara storica dei militanti di sinistra, intrinsecamente ideologici e idealisti, fidarsi delle parole ed esaltarsi per le più belle senza indagare il pulpito da cui viene la predica. Ma i fatti parlano altrimenti e i fatti contano di più delle parole, molto di più, perché i fatti sono centinaia, migliaia, milioni di morti, sono sofferenze e distruzioni. Per me il discrimine è questo, non le parole, di cui francamente mi sono stufato, specialmente quelle buoniste della sinistra delle anime belle (quelle della destra sono più brutali e quindi meno insidiose).
Siamo seri! Nessuno di noi scodinzola dietro a Trump o dietro a Minniti. Ma nemmeno dietro al generale Haftar. Anzi, siamo anche noi un po’ straniti a dover cercare di capire se un presidente americano stia facendo qualcosa per la distensione o anche solo stia attuando una descalation dell’aggressività statunitense (ad esempio in Siria) o se un generale libico stia facendo qualcosa per pacificare e stabilizzare il proprio Paese aggredito da anni da truppe congiunte della NATO e del jihadismo internazionale (tra l’altro col plauso della nostra sinistra).
In linea di principio non amiamo né i presidenti statunitensi né i generali libici. In linea di principio i potenti non ci inducono gran simpatie. A Putin riconosciamo diversi meriti, ma non lo consideriamo rappresentante del nostro Ideale. Tuttavia, la politica e la storia non si fanno aspettando il Puro che mette a posto le cose, l’immacolato difensore del santo Graal che guarisce le ferite dell’anima e della carne. Questo è quello che hanno fatto i monaci stiliti in mezzo al deserto. Possiamo resistere alle tentazioni salvando la nostra anima, ma attorno a noi lasceremo, impotenti o ignavi, che si compia un massacro dopo l’altro (cosa che dubito possa salvare la nostra anima per davvero).
La Storia procede per un misto di interessi, di ideali e di convinzioni. In genere gli ideali che trascurano gli interessi materiali non hanno, però, gambe. Anche banalmente perché le persone devono vivere per avere ideali, non si tratta di compromettersi con gli interessi delle élite. Persino Martin Luther King affermava che una chiesa che non si occupasse degli interessi materiali delle persone comuni era destinata al fallimento, per quanti alleluia potesse recitare. Al contrario, molto spesso gli interessi possono procedere senza ideali se non ideali farlocchi e roboanti cuciti ad hoc sopra gli interessi stessi. Nel capitalismo ciò è portato al parossismo, a volte in modo raffinatissimo, a volte in modo assolutamente volgare e sbracato. E capitalismo e imperialismo sono due processi intersecati.
Pensare senza nuance, pensare in bianco e nero senza sfumature di grigio e sguarnire le difese intellettuali e politiche è in pratica la stessa cosa. Noi in realtà siamo l’esatto contrario di chi pensa di saperla lunga. Proprio per questo le sfumature di grigio sono la “nostra cifra” e non il bianco e il nero. Sappiamo che sappiamo pochissimo. Intanto perché sappiamo che quel che emerge è solo la punta dell’iceberg. Noi, con grande sforzo, tentiamo con la logica e il buon senso di avere un’idea di ciò che c’è e avviene qualche centimetro sotto il pelo dell’acqua.
Ad esempio, perché oggi l’Italia lascia capire che con l’Egitto sono continuati negoziati economici e politici. Cosa è successo? Che altri tipi di negoziati ci sono stati con gli USA, la Francia, gli UK e Israele (diretti interessati)? Cosa sta per accadere? Come mai i Siriani sono riusciti ad avanzare fino a der-Ezzor (grazie a Dio!)? Solo perché loro e i Russi sono bravi a combattere? O perché di riffa o di raffa Trump sta cambiando la strategia statunitense in Siria ed è arrivato a patti (segreti) con i Russi? Attenzione! Sappiamo benissimo che se Trump ha cambiato strategia non lo ha fatto perché è un “idealista”, ma perché costretto dai rapporti di forza. Ripeto: aveva già iniziato a farlo l’ultimo Obama, boicottato dalla cricca Clinton-Pentagono-CIA.
Anche le risposte non sono mai univoche, ma sono un misto di cose e bisogna stare attenti che queste cose non si mangino la coda.
A proposito. Le continue sconfitte dell’ISIS sono causa di rabbia e sconforto in Israele. I suoi media negli ultimi mesi l’hanno fatto capire perfettamente e adesso lo ha fatto capire anche la sua Aviazione che ha bombardato una base siriana immediatamente dopo l’annuncio che l’assedio a der-Ezzor era stato spezzato. Motivo del bombardamento? Perché quella base “produceva armi chimiche e barili esplosivi” (sic!). Un vero bombardamento giustificato dalle vecchie fake news a cui nessuno crede più. Come si vede, la disperazione porta anche a fare e dire idiozie. Un pericolo.
Attenti però che non ci sono solo le fake news. Ci sono anche i fake ideals.
Piotr
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Commento di F.G.: “Non so in che misura il tuo saggio, del tutto condivisibile, possa convincere chi ha come elemento costitutivo della propria visione del mondo la divisione tra “buoni” e “cattivi” e lo dice in assonanza con la maggioranza che oggi prevale.
Ma hai fatto bene a scrivere queste cose, anche a futura memoria di una resistenza che non si è lasciata decerebrare.
Vorrei anche aggiungere che se è giusto tener conto di sfumature, di grigio, a volte, sempre più spesso, al di là di quelle tocca schierarsi o con il bianco o con il nero.”
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Commento di J.M.: “Molto interessante e istruttivo – grazie Piotr. A proposito dei voltagabbana delle 5-Stelle, la cosa può stupire ma non sorprendere. Se 30 denari bastavano per tradire Gesù Cristo, figuriamoci oggi quando la Federal Reserve (che non e’ per niente federale ma tutta talmudista), può stampare carta ad libitum e convincere il mondo che non e’ carta ma oro. E in pratica ricattare chi si ostina a non credere alla palla del popolo eletto (leggi “sanzioni,” che equivalgono a un blocco del commercio, perché, come sappiamo, gli scambi di valute passano attraverso le forca caudina del dollaro della “Federal Reserve.” La quale, in tal modo, controlla tutto e tutti).
Che Israele in completa impunità (anche la Russia. mi sa, è impotente), possa bombardare chiunque dove e quando voglia, (direttamente o tramite i goy americani), la dice più lunga di ogni dissertazione.
O meglio, chi è interessato a dissertazioni interessanti, potrebbe leggersi, per esempio, il capitolo “La questione ebraica” nel “Diario di uno Scrittore” di Dostoyevski.
Un’altra nuvola che minaccia di trasformarsi in uragano incombe sul tartassato Occidente, e ha a che fare con la libertà di espressione.
Le cosiddette luci della ribalta si sono quasi spente sulla faccenda di Charlottesville. Che però – a fait accomplì – si e’ rivelata un’operazione il cui fine e’ lo smantellamento del primo emendamento della costituzione americana sulla libertà di espressione. Con chiare ripercussioni sui satelliti.
Rimando chi sia interessato a un articolo scritto per il Saker – Italia, “Le Due Americhe a Charlottesville.” http://sakeritalia.it/?s=le+due+americhe” (J.M.)
Articolo collegato: https://it.sputniknews.com/opinioni/201609133364125-corea-nord-atomica/