«Digital News Initiative» – Con Radar il controllo dell’informazione passa a Google…
Sputnik ha pubblicato recentemente un articolo sull’accordo dal valore di 800.000 dollari siglato tra il leader tecnologico della Silicon Valley e la UK Press Association per il progetto «Digital News Initiative», un progetto triennale di Google dal valore di 170 milioni di dollari, che comprende tra i suoi numerosi obiettivi, la creazione di «informazioni» automatizzate o scritte dai robot. Questo specifico programma è formalmente conosciuto con il nome di «Reporters and Data and Robots», o RADAR, e, in base a quanto è stato già scritto, i «giornalisti robot» progettati da Google si serviranno di open source paragonabili a quelle impiegate dei governi e dalla polizia per produrre dei rapporti che in seguito invieranno agli altri media per la loro diffusione o che serviranno da base per articoli scritti da persone in carne e ossa.
Ci sono molti dettagli tecnici su come funzionerà, ma non è ciò che oggi mi interessa. Vorrei piuttosto esaminare i pro e i contro che questo sistema comporta e valutare il suo impatto sui media internazionali e sull’informazione mondiale in generale. Per quanto concerne i vantaggi, RADAR potrebbe rivelarsi utile in quanto raccoglitore di informazioni se riuscisse ad accedere a fonti ben conosciute e altre meno note, soprattutto se fornisce una funzionalità di ricerca facile da usare e capace di filtrare i risultati. Inoltre, la capacità di Big Data di trattare milioni e milioni di informazioni è un aspetto che potrebbe rivelarsi utile se utilizzato per produrre periodicamente delle informazioni sull’economia, la società, e la criminalità.
Il problema, tuttavia, è che il servizio RADAR potrebbe avere un costo eccessivamente elevato e per questo accessibile solo alle aziende dei media tradizionali che potrebbero servirsene per divulgare le sue informazioni al pubblico attraverso i filtri abituali o rivendere i rapporti più grezzi ad altri clienti. In entrambi i casi, i media farebbero da intermediari tra Google e il pubblico. Inoltre i rapporti di RADAR non sono così precisi come le persone si aspetterebbero, perché c’è un’enorme differenza tra la raccolta dei fatti in forma organizzata e provare a estrapolare dei modelli e delle analisi su un dato soggetto, in particolare sui rapidi cambiamenti internazionali. Un altro problema è che non è possibile sapere con certezza quali fonti Google consentirà a RADAR di utilizzare, questo vuol dire che potenzialmente potrebbe censurare lui stesso i suoi rapporti evitando che arrivino informazioni dai media russi e da altri media multipolari, o deformandoli con discrezione per fini di «propaganda».
Nel complesso, l’entrata di Google nel business dell’«informazione» automatizzata testimonia il suo desiderio di monopolizzare quest’industria emergente e di espandere ulteriormente il suo già consistente potere politico. Controlla la sfera informativa grazie al suo motore di ricerca accuratamente organizzato e ora vuole prendersi cura del modo in cui le persone interpretano le notizie che esso stesso fornisce. Tutto ciò pone Google in una posizione privilegiata, in grado di esercitare un potere illegale sulla percezione umana e condizionarne il futuro politico, sia che si tratti di aizzare i cittadini contro i propri governi, interferire nelle campagne elettorali, o favorire una narrazione globale unilaterale.
Andrew Korybko