Massimo Angelini: “Le mie lacrime di San Lorenzo… del 12 e 13 agosto 2017″

Condivido una mia breve riflessione pubblicata sul Secolo XIX del 11 agosto 2017

Perché è bello continuare a cercare le lacrime di san Lorenzo: come venivano chiamate le stelle cadenti o, più prosaicamente, lo sciame delle Perseidi, ben visibili soprattutto nella notte tra il 12 e il 13 agosto, e non il 10, come ancora oggi, ma erroneamente, suggerisce la consuetudine (e l’attribuzione al giorno dedicato al santo martire)?

Forse perché, insieme con le eclissi e l’arcobaleno, solo le stelle cadenti ci incoraggiano a rialzare ancora la testa verso il cielo, in un tempo nel quale, vuoi per l’inquinamento luminoso sopra le città, vuoi perché semplicemente non se ne sente più il bisogno, al cielo quasi non si volgono più gli occhi. Eppure, fino a ieri lo si guardava spesso e intensamente: magari per conoscere se il giorno successivo avrebbe piovuto o sarebbe cambiata la temperatura (la notte insolitamente stellata o la luna circonfusa di vapori o il sole che tramonta insaccato tra le nuvole annunciano un peggioramento, si diceva), ma oggi ci sono le previsioni meteo. O per cercare segni e presagi per prevedere il futuro, ma forse neppure i poeti sanno più dare un nome alle forme mutevoli delle nubi. Oppure per conoscere l’andamento dell’annata agraria: già… gli almanacchi raccomandavano di osservare attentamente l’arcobaleno, perché se tra i suoi colori prevale il giallo, l’annata ventura sarà propizia per il frumento; se prevale il verde, lo sarà per l’olio; se prevale il rosso, lo sarà per il vino. O ancora per pregare e cercare Dio, che oggi, per molti e sempre più, è solo un’ipotesi e neppure necessaria.

Così, complici il meteo, le reti di garanzie e gli algoritmi di previsione che hanno reso superflua qualunque Provvidenza, le luci della città, la stessa fine del desiderio – del resto, come considerare, così desiderare viene dalle stelle (sìdera), e alla possibilità di esprimere un nuovo desiderio rinviano proprio stelle cadenti –, il cielo si è chiuso sopra le nostre teste come una vòlta solida e impenetrabile. Chissà se col tempo, venendo meno la necessità di sollevare la testa e lo sguardo, ci abitueremo a camminare un poco più curvi?
Ma c’è dell’altro: le stelle cadenti sono anche imprevedibili, e la loro effimera comparsa, benché attesa, ci sorprende e, come ciò che, raro, non è prevedibile e ancora sorprende – come i funghi e, ormai, poche altre cose –, ci affascina e nutre l’immaginazione.

Allora ben vengano le lacrime di san Lorenzo che ci sorprendono, muovono i desideri e ci portano lontano dalle luci artificiali a guardare ancora una volta il cielo e, così, a ritrovarci: ne abbiamo bisogno. Un grande mistico dello scorso secolo, Pavel Florenskij, nel 1937, pochi mesi prima di essere fucilato, in una lettera dal gulag scriveva ai figli: “Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso sull’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, quando qualcosa non vi riuscirà, quando la tempesta si scatenerà nel vostro cuore, uscite all’aria aperta e intrattenetevi, da soli, col cielo. Allora la vostra anima ritroverà la quiete”.

Massimo Angelini

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