Messaggio al popolo italiano: “Decostruire quel che è stato mal costruito…”
“Caro popolo italiano, il progetto dell’euro è nato su ispirazione statunitense quando c’erano l’Unione Sovietica, la guerra fredda e l’inflazione. Ora non ci sono più URSS e guerra fredda, e siamo in deflazione. Perciò è ora di buttare via l’euro e ricominciare a modo nostro, con moneta nostra”.
Non è difficile da capire. Un governo serio non dovrebbe far altro che comparire in Tv, dirlo, e mettersi al lavoro.
Sostenere che un costruito artificiale sia irreversibile è stupidamente illogico, perché ogni costruito può essere decostruito semplicemente smontando i pezzi, uno per uno, in ordine inverso rispetto a quello del suo montaggio.
E persino nel caso degli edifici in cemento armato esistono le tecniche di demolizione controllata.
Sostenere però che sia irreversibile l’euro, come dichiarano draghi minuscolo e gli altri sicari economici suoi complici, è, oltre che illogico, pure antistorico, insomma un controfattuale che ipotizza il contrario di quanto è già avvenuto nella realtà.
Nel XX secolo abbiamo visto andare in frantumi, per irrisolvibili contraddizioni interne, tutte le unioni monetarie sperimentate in Europa (e anche altrove): il gold standard, l’unione scandinava, Bretton Woods, l’area rublo, lo SME.
E’ insensato immaginare che non andrà in pezzi anche l’eurozona, unione oltretutto caratterizzata da vincoli più rigidi delle precedenti, e quindi ancora più contraddittoria (il cambio fisso immodificabile genera fenomeni prociclici che acuiscono al massimo le divergenze economiche tra i membri dell’unione).
E del resto, prima della decina di premi Nobel che lo hanno dichiarato nell’ultimo quindicennio, nel 1971, cioè ormai 46 anni fa, Kaldor lo aveva spiegato con dovizia di motivazioni tecniche: l’euro è stato concepito in modo che lo farà inevitabilmente fallire.
Ora va bene che chi ci ha investito le proprie fortune economiche o politiche (non di rado entrambe) sia affezionato alla propria creatura, ma il re è così nudo che più nudo non si può.
A questo punto non si tratta di chiedersi se l’euro sopravviverà o no, quanto piuttosto se vogliamo uscirne in modo razionalmente gestito, oppure nel caos disordinato più totale quando il sistema imploderà con un crollo fragoroso, poiché nessuno sarà più in grado di sostenerlo.
Quando Nigel Farage disse all’europarlamento “Non ci sono abbastanza scialuppe di salvataggio” chiunque avesse un briciolo di intelligenza notò che “Farage è un fascista” non era una obiezione né una risposta: Farage aveva banalmente detto le cose come stanno, e casomai c’è da stupirsi dei silenzi reticenti di una sinistra che era nata per difendere il lavoro contro il capitale mentre un bel giorno è passata al nemico, difendendo la finanza contro i lavoratori.
Ne usciremo presto e bene o tardi e male ?
Vincenzo Zamboni