“Ha da venì Baffò!” – Stalin, nella memoria popolare, è ancora un idolo
Ieri, 14 luglio 2017, giorno della celebrazione della Rivoluzione Francese, siamo andati Caterina, Renzo, Grazia ed io a fare una passeggiata sul fiume Panaro con l’intento di parlare della rivoluzioni passate e di quelle a venire. Stranamente tra i momenti radicali del cambiamento avvenuto a livello politico sul pianeta ci siamo trovati tutti concordi nell’importanza avuta da Stalin per ristabilire una giustizia popolare soprattutto per il ruolo svolto contro il nazismo. Non dimentichiamo infatti che se la guerra contro il nazismo ed il fascismo risultò vittoriosa è dovuto al sacrificio del popolo russo ed alla determinazione di Stalin che giunse ad occupare Berlino ed a liberare gli ebrei detenuti nei campi di concentramento ben prima che gli americani mettessero piede in Germania. Infatti essi vi misero piede solo in seguito alla resa tedesca. I tedeschi temevano molto di più i russi di quanto temessero gli americani e perciò ad essi si arresero. Su Stalin sono state dette molte cose brutte e molte di queste sono ancora da provare, resta il fatto che nell’immaginifico popolare Stalin risultava essere il protettore delle masse popolari ed il giustiziere contro le sopraffazioni capitaliste. “Ha da venì Baffò” era la frase che maggiormente si sentiva ripetere nei consessi politicizzati del dopo guerra ed anche oltre…
Paolo D’Arpini
Ed a conferma di quanto discusso ieri ecco a voi un intervento in sintonia…
Il Prof. Reznik e la targa di Stalin
Il Prof. Henry Reznik è un docente all’accademia statale russa di giurisprudenza e si è dimesso per protesta. perché nell’accademia è ricomparsa in questi giorni una lapide commemorativa di un discorso di Stalin. La lapide era stata messa lì nel 1949 e poi tolta quando Kruscev promosse la destalinizzazione.
Dopo aver definito Stalin “il becchino del diritto che ha autorizzato le rappresaglie di massa extragiudiziarie, le torture, la soppressione del concetto della presunzione d’innocenza e anche la deportazione di interi popoli”, il Prof. Reznik se la prende anche con Vladimir Putin, “grande amico di Bashar Assad, di Donald Trump e di Silvio Berlusconi”.
Insomma, l’attuale Russia di Putin e Putin stesso assomiglierebbero sempre più alla Russia di Stalin e a Stalin stesso.
Ovviamente il Prof. Reznik ha tutto il diritto di esprimere le sue opinioni, ma forse bisognerebbe ricordare alcune cose che forse risulteranno sgradite a molti in questo clima generale di neo-guerra fredda contro la Russia.
-Secondo sondaggi affidabili, fatti da agenzie occidentali, l’uomo politico di tutti i tempi più popolare in Russia è ancora Giuseppe Stalin. I Russi, che non sono stupidi, sanno bene che, industrializzando a tappe forzate l’ex URSS e poi conducendo la “grande guerra patriottica” , Stalin ha dato il contributo decisivo alla vittoria su Hitler e ci ha liberati TUTTI dal Nazismo.
-Per motivi analoghi oggi Putin ha un gradimento in Russia di circa l’85%. I Russi sanno bene che Putin è riuscito a trarre il paese fuori dal baratro in cui lo aveva cacciato l’ubriacone Eltzin, fantoccio nelle mani dell’imperialismo USA e della grande finanza.
-Il Presidente Bashar Assad, di cui pure si fa cenno, ha avuto alle ultime elezioni presidenziali in Siria l’88% dei voti con il 63% dei votanti. I Siriani sanno bene che Bashar. il suo governo, ed il suo esercito, con l’aiuto prezioso della Russia di Putin, hanno finora impedito che il paese fosse distrutto dall’attacco concentrico di imperialismo USA, paesi della NATO, sceicchi ed emiri del Golfo con Arabia Saudita in testa, Stato Islamico, Al Qaida, Fratelli Musulmani e formazioni jihadiste varie (tutte eterodirette ed ampiamente armate e finanziate dall’estero).
Mi dispiace per chi ingenuamente aderisce alla propaganda della neo-guerra-fredda, ma Putin e Bashar sono sempre più forti col sostegno dei loro popoli (con la mano della Cina sullo sfondo).
Roma 15.07.2017 Vincenzo Brandi
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Commento ricevuto: “Già un russo che si fa chiamare Henry è un ossimoro vivente. Inoltre, da quanto mi dite, le “sue” azioni non hanno neanche il pregio del copyright: dal 1945 sono sempre le stesse pompate a forza nell’immaginario collettivo sia storico che quotidiano di noi “liberi occidentali” Lasciamolo nuotare in pace nella merda della sua piscinetta. (Giorgio Stern)”