Summit di Amburgo – Tra il Donald ed il Vladimir c’è di mezzo … CIA, Stato profondo, Sion, etc. etc.

È chiaro che Vladimir Putin ha strappato concessioni significative da Donald Trump alla conferenza G-20. Poiché i media occidentali erano ossessionati dall’analisi spinta di ogni espressione del presidente statunitense, alla ricerca di qualsiasi segno di connivenza o assurdità nel suo discorso, ciò che è venuto fuori è la sensazione che gli Stati Uniti avessero indossato il mantello del paria; le loro politiche sembrano ostacolate da un leader incapace di leggere nulla tranne i tabloid in drogheria, mentre guarda solo notiziari in cui può notare una certa simpatia per la sua causa, non importa quanto sia grama.

È difficile dire se Donald Trump veramente controlli il proprio governo. Ho già scritto che Pentagono, CIA e Stato profondo sembrano considerarlo una specie di ostacolo, una zavorra, una coliciste che si gonfia e s’infiamma, quindi è difficile sapere se un suo accordo sulla Siria sarà rispettato dalle istituzioni la cui cooperazione è fondamentale per attuarne le dichiarazioni. A Darah, la Giordania guarda con attenzione migliaia di combattenti iraniani fondersi con flora e fauna della zona.

I giordani sono esperti nell’intrattenere i terroristi e perciò possono dire esattamente quando le carte cambiano. Quindi re Abdullah bin Antoinette Avril Gardiner era ad Amburgo almeno nello spirito, se non nella mise da nano. Con un nuovo cessate il fuoco mediato da statunitensi e russi, i sanguisughe di Amman possono tirare un sospiro di sollievo ora che l’Iran è temperato dalla non violenza. Naturalmente, tutto ciò significa che ci saranno migliaia di soldati siriani liberi di combattere altrove contro SIIL e al-Qaida. Gli organi di propaganda statunitensi continuano a brandire l’avanzata delle forze democratiche siriane che descrivono in parte curde e in parte arabe.

I comandanti statunitensi (clandestini in Siria) hanno anche dichiarato che l’85% delle forze che entrano ad al-Raqqa sarà araba, un’esagerazione tale da invitare a un’inusuale crassa risata, sapendo tutti che la cosiddetta “parte araba” delle SDF sono in realtà siriaci non arabofoni il cui odio per i musulmani terrorizza gli abitanti della città da liberare. Fonti mi confermano che i cittadini di al-Raqqa non sono contenti si essere liberati se i liberatori sono peggiori dello SIIL. Oh bene. Nella provincia occidentale di al-Raqqa, la SAAF demolisce intere aree infestate dagli avvoltoi dello SIIL. Aerei hanno colpito duramente Bir Abu Qubra, la stazione di Fahdi e a nord del villaggio al-Zamlah.

Trrump vuole disperatamente fare ciò che fece Putin a Palmyra. Vuole una vittoria militare sponsorizzata dagli Stati Uniti anche se le loro truppe sono in Siria illegalmente. Lo vuole così tanto che è disposto a licenziare i terroristi a Darah, così assiduamente curati dall’ex-ambasciatore statunitense in Siria Robert Ford, ora visti da tutti, eccetto i sionisti, come un jukebox senza dischi. Qualcuno deve aver detto a Trump che le sue forze a sud sono sul punto di sparire, non solo ad al-Tanaf, ma anche a Darah dove i cittadini insistono sempre più sulla loro ritirata quanto mai prima. Sicuramente, questo non può essere buono per il morale dei terroristi. Nel frattempo, i cordoni della borsa si chiudono. Il Qatar sa che tutti guardano come Doha finanzierà i vari gruppi in Siria. I sauditi hanno già avvertito Jaysh al-Islam che la guerra gli è sfuggita e che ora sono favorevoli a una “soluzione politica”, anche se significa ingoiare l’amara pillola del Dottor Assad saldo al potere dopo un’altra elezione vinta. Mentre la guerra nello Yemen rinsalda le forze yemenite che ora occupano interi territori sauditi e l’Iran avanza fortemente nel campo politico e militare, dovrebbe essere ovvio, anche a un saudita, che le politiche che perseguono conducono solo alla perdizione. Nella preparazione di queste conferenze internazionali, emerge l’impressione che Putin controlli il suo Paese. Le sue promesse sono onorate e guai a colui che non si allinea.

Negli Stati Uniti, il modello che emerge è frammentazione, decentramento, nepotismo greve, frivolezza e superficialità, dall’alto in basso fino ai gradini più infimi della gerarchia del potere. Stampa, sionismo, sorosismo, disprezzo della CIA, gelosie del dipartimento di Stato, martinismo del Pentagono e tutti il resto sono intenti a sconfiggere l’autorità di un presidente altrimenti eccentrico e indifeso. I grandi vincitori sono Iran e Russia. Gli Stati Uniti possono rivendicare la vittoria a Mosul, ma nessuno ci bada a casa. Questo è ciò che accade con gli eserciti di volontari. Quando muoiono in battaglia, la gente dice che se la sono cercata. È solo quando il tuo militare è una recluta che ti appassioni e alzi i pugni. No, gli USA ci sbattono di nuovo e non ci saranno sfilate coi nastri, statue e sicuramente neanche poemi epici. Quando ti allei a perdenti come sauditi, qatarioti e sionisti, non aspettarti un granello di congratulazioni.

L’EAS è libera di perseguire SIIL e al-Qaida in Siria. Solo 3 giorni fa l’Esercito circondava i giacimenti di al-Hayl e le montagne circostanti, 40 km a nord-est di Palmyra e mortalmente vicini alla cruciale città-caserma di al-Suqanah. Se le SDF non abbatteranno presto le difese dello SIIL ad al-Raqqa, l’EAS li batterà e ruberà le fanfare a Trump, per cui tutto sarà stato inutile.

Ziad al-Fadil – Syrian Perspective
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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