il “senso” della democrazia…
Nella Atene classica la democrazia (governo del popolo) comparve, in origine, per designare la concezione politica sostenuta da un partito, detto democratico, appunto, che si opponeva a quello aristocratico (governo dei migliori, laddove naturalmente ognuno ha le proprie idee su chi sia “Migliore” di chi altri).
Il trionfo della democrazia si manifestò attraverso l’intensa attività dei demagoghi, ovvero “conduttori del popolo”; capipopolo, nozione quindi che indica semplicemente il leader rappresentativo di un gruppo, priva di qualunque connotazione negativa.
Naturalmente, questo esempio di politica, con forti connotazioni di democrazia diretta, date dalle assemblee nella agorà (piazza), era esercizio limitato solo ad alcuni abitanti, che godevano, a differenza degli altri, del titolo di “cittadini”. Erano esclusi da questo novero di godenti dei diritti politici gli schiavi, gli stranieri domiciliati nella città, ed anche coloro che avevano un solo genitore in possesso del titolo di cittadino.
Nel corso dei secoli, attraverso le esperienze della Repubblica di Roma, dell’edictum Pistense (lex consensu populi et consitutione principis fit) dell’864, delle assemblee dei Comuni, delle rivoluzioni inglese, americana e francese, e delle successive vicissitudini moderne, la democrazia si è ampliata in senso sempre più inclusivo.
Non è certo il caso di ritornare indietro sopraffatti da quattro cialtroni difensori della concezione tirannica della tecnocrazia europeista serva del globalismo liberista antidemocratico ed antipopolare.
La democrazia non va abbandonata, va estesa, fino al prevalere della sua forma diretta su quella rappresentativa.
Vincenzo Zamboni