Si ricomincia da tre – In Camera caritatis il voto segreto seppellisce il “porcellum 3.0″ la legge elettorale voluta da renzi/berlusca e grillo
Delitto a lucine rosse. E verdi. Quelle che si sono clamorosamente accese nella votazione segreta dello scandalo. La scena madre del giallo teutonico, nel senso della legge elettorale, e che ha sullo sfondo il lontano Trentino Alto Adige.
L’identikit del presunto assassino è tratteggiata da un Silvio Berlusconi fuori di sé in una telefonata allo stesso colpevole: “Matteo mi hai fregato un’altra volta”. Ancora tu, ma non dovevamo vederci più? L’ex Cavaliere sconfessa pure la sua amazzone Michaela Biancofiore, autrice dell’emendamento-lapide dell’accordone a quattro.
Tutti accusano tutti. Alessia Morani e Alessia Rotta, le due “Alessie” renziane del Pd, mostrano con cura meticolosa foto e tabulati che inchioderebbero i grillini. Il delitto perfetto presuppone caos e caso ma lo sguardo smarrito della coppia Guerini & Rosato, a fine giornata, indica dubbi, incertezze, interrogativi. Grillo e Berlusconi parlano e scrivono quasi simultaneamente. “È stato Renzi”. Il presunto assassino rimane zitto. Si cercano indizi per scagionarlo. In ordine sparso: “Grillini a parte, non dimenticate che nel Pd alla Camera ci sono 40 orlandiani” (da Andrea Orlando, Guardasigilli e pupillo di Giorgio Napolitano, ndr). “Non avete idea dell’antico odio trasversale contro gli eletti privilegiati del Trentino”.
In un “noir” del genere, tocca quindi all’uomo silente del Colle armarsi di lente e indagare. Sulla scena del delitto, colpiscono subito le impronte digitali lasciate da vari renziani: “La legislatura è morta, adesso si va al voto con le leggi che ci sono”. Entrambe modificate dalla Corte Costituzionale: il Consultellum (ex Porcellum) per il Senato, il Legalicum (ex Italicum).
Due, i dettagli da correggere con un eventuale decreto legge del governo Gentiloni: le soglie di sbarramento (al Senato: 8 per cento per chi va da solo, 3 per chi sta in una coalizione che raggiunge il 20; alla Camera: 3 per tutti) e la parità di genere. A Montecitorio rullano i tamburi di guerra ma il Quirinale non si scompone più di tanto. Ufficialmente, alle agenzie, si consegna una sola parola: “Preoccupazione”. Del resto, sono mesi che si evoca un fatidico Incidente, con la maiuscola, attribuito al segretario riconfermato del Pd. E il “detective” del Colle avrebbe già pronta la risoluzione del giallo. Una soluzione che rischia di tramutarsi in un sentiero strettissimo, se non un vicolo cieco, per il guerrafondaio del Nazareno (inteso come sede del Pd).
Regola numero uno, per il Colle: se la prossima settimana, a partire da martedì 13, viene confermata la dipartita del tedesco, l’uniformità di Consultellum e Legalicum non può essere fatta per decreto legge nella parte decisiva delle soglie di sbarramento. Un decreto può correggere dettagli minori, ma la scelta del quorum è “politica” e spetta al Parlamento con un’apposita leggina. Non solo.
Regola numero due. In ogni caso questo sentiero porta alle elezioni nel 2018, alla scadenza naturale della legislatura. Se poi il governo dovesse cadere prima, qualora ci fosse un’accelerazione sul voto anticipato a settembre, la questione delle soglie resta comunque: no a un decreto che introduca i quozienti. Senza dimenticare che un decreto del genere deve sempre passare per i due rami del Parlamento. E coi franchi tiratori di questi giorni sembra un’impresa ai limiti del possibile.
Come già detto alla fine di aprile, quando rivolse un appello sulla legge elettorale, Mattarella non è contrario a rendere omogenei i due sistemi riformati dalla Consulta. Ma l’opera è più faticosa e lunga di quanto pensano coloro che in queste ore parlano di dispositivi auto-applicativi e via dicendo.
Di fatto, le annunciate mosse del Quirinale costringono Renzi a una sola strada per tornare a guardare l’orizzonte delle urne anticipate, fissate al 24 settembre: risedersi al tavolo con Grillo e Berlusconi e trattare sui due veri punti della discordia, voto disgiunto e preferenze.
Al contrario l’azzardo di far saltare Gentiloni comporta una serie notevole di rischi, con l’annesso pericolo di far risaltare ancora di più la disperata solitudine del segretario del Pd. Contro Grillo e Berlusconi. Contro Mattarella.
Contro Gentiloni. Contro il partito della palude guidato da Giorgio Napolitano. I nemici cominciano a essere un po’ troppi. Il delitto perfetto di ieri è stato subito smascherato e risolto.
Vaticinava il saggio centrista Pino Pisicchio al termine della giornata: “Questa fretta di Renzi è contro ogni logica della politica, un vero enigma incomprensibile”. Anche perché con i sistemi della Consulta avrebbe meno deputati “scelti” del Tedeschellum: a stento cento.
Fabrizio d’Esposito | 9 giugno 2017
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Commento di Carlo Migani: “QUEL TABELLONE del voto palese l’hanno acceso di proposito, non scherziamo!Quel tabellone fa giustizia.
Se non ci fosse stato avremmo assistito per l’ennesima volta a un “SIETE STATI VOI! NO, VOI! Invece ora è tutto chiaro. Infatti il nervoso TONINELLI e l’inutilmente sfottente DI BATTISTA non provano neanche a negare ma si barricano dietro a un “VE l’avevamo detto prima, lo sapevate che avremmo votato quell’emendamento” Che, come scusa, è pari a “Sapevi che ti prendevo una caramella” quando hai preso tutto il sacchetto. Le eccezioni concordate in commissione erano altre, erano due, e riguardavano il voto disgiunto , non l’emendamento sul Trentino .
FACCE DI TOLLA.
SOLO GRILLO riesce a commentare senza imbarazzo buttandola in burletta come sempre fa, ribaltando la frittata (dice..”la NOSTRA legge vi era indigesta”.- Ma, Beppe, non era una legge concordata tra tutti?? – Perciò l’avete affossata.”)
Ma quel tabellone parla chiaro, Beppe. Si, certo che ci sono stati
i soliti falsoni anche negli altri partiti, PD in testa. Certo che ci sono quelli che vedono come la morte la prospettiva di un voto anticipato e fanno di tutto per non perdere BEN SEI MESI DI STIPENDIO e relativi benefits ..ma voi, BEPPE siete INCOMPATIBILI con la democrazia degli accordi perchè non si mettono picchetti o paletti quando si concordano le leggi, non si può dire “son d’accordo a metà”. O una cosa o l’altra.”
Commento di Massimo De Amicis: “Quelli del PD hanno avuto il coraggio di sostenere oggi che la parola dei pentastellati non conta nulla! Che abbiano già dimenticato le promesse di Renzi mai mantenute?
A cominciare dalla Scuola, dalle case per i terremotati, dai contribuenti che aspettano la riduzione del peso imposte e tasse; a quando la riforma della giustizia sempre pronta al pietismo e solo a volte e dopo anni a favore delle vittime?”
Commento di Vincenzo Zamboni: “La legge elettorale sarebbe l’unico atto lecito di questo parlamento abusivo per incostituzionalità di formazione, come specificato dalla Consulta, parlamento che avrebbe dovuto solo produrre una nuova legge elettorale costituzionale (non una deforma incostituzionale), però subito, quattro anni fa, e poi venir sciolto per passare a nuove elezioni.
E’ incredibile che ad affrontare la legge elettorale si sia arrivati solo dopo oltre quattro anni, e a dire la verità il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto respingere ogni altra legge, proprio in base alla sentenza della Consulta.
A rifletterci, siamo davanti ad una vera e propria dittaura golpista: legifera da quattro anni un parlamento abusivo, dunque nel suo legiferare golpista, e poi non riesce a produrre l’unico atto legittimo che gli sarebbe proprio.
Ad esser pignoli sarebbe da arrestarli tutti.
Aboliamo allora tutte le deforme intervenute dagli anni ‘90 in poi e recuperiamo la vecchia legge elettorale del 1948, con la quale abbiamo votato per quasi mezzo secolo.
E andiamo con quella a nuove legittime elezioni.
Integrazione: A pagina 2 il Fatto odierno mi informa che la votazione parlamentare, ripetuta in modo effettivamente segreto, ha fatto passare l’emendamento Fraccaro-Biancofiore 270 a 256, uniformando dunque la legge elettorale su tutto il suolo nazionale, così come deve essere.
Bene, quindi.
Col voto palese vincolato al mandato interno di obbedienza alla direzione pd ciò non avrebbe potuto accadere.
L’articolo 67 della Costituzione ha permesso ai parlamentari di votare secondo coscienza, fuori dal ricatto dei capipartito.
La logica costituzionale, dunque, ha vinto contro le manovre dei capetti.
I fatti di ieri allora mi danno ragione: l’articolo 67 della Costituzione permette di salvare la democrazia dai diktat dei raìs e capetti di partito, riconoscendo la libertà di voto dei parlamentari rappresentanti la nazione, non la direzione.
Ringrazio il destino che ce ne ha regalato una prova evidente.a Costituzione è indispensabile alla democrazia.
Che, poi, la direzione pd cerchi di uccidere la democrazia è notorio.
Ma, intanto, è emerso chiaro come il sole a mezzogiorno che la Costituzione giova alla salute democratica, i suoi nemici sono ben altri.
Non è chiaro né motivato, invece, perché mai la legge dovrebbe “ritornare in commissione”.
Secondo la Costituzione ogni legge va discussa in aula e votata articolo per articolo.
Una legge è una cosa seria, visto che una volta approvata riguarda tutti i cittadini. (Vincenzo Zamboni)”