Se un morto per otite “mal curata” vale più di numerosi morti da vaccinazione compulsiva – Il sistema farmaceutico politico impone due pesi e due misure
La storia del “bambino morto per una otite “mal curata”, che imperversa in questi giorni su tutti i media, compresi quelli della provincia di Macerata, viene a ciccio di sellero, come suol dirsi, per accontentare i bisogni del sistema. Nel senso che la medicina ufficiale aveva bisogno di un contraltare per contrastare la grande opposizione popolare alle vaccinazioni obbligatorie, volute dalle case farmaceutiche e decretate compiacentemente dalla Lorenzin.
Quel povero bambino sarebbe potuto morire comunque, e per qualsiasi altra causa, non solo per una otite curata male, con l’omeopatia (il che equivale a dire che l’omeopatia non funziona come vien detto apertamente dai soliti saccenti). Ma in verità qual’è il ragionamento conseguente a questa morte? In primis, come spesso avviene, la strumentalizzazione mediatica di quest’unico caso. Sappiamo bene come funziona la strumentalizzazione delle notizie, vere o costruite che siano (l’abbiamo visto applicare in altri campi, soprattutto in geo-politica). Si prende il singolo caso e se ne fa un simbolo e si conclude che le medicine alternative non funzionano, per curare le malattie bisogna ricorrere alla farmacologia chimica “quella veramnete scientifica e riconosciuta dal sistema”… Ovviamente il messaggio subliminale a latere è -dulcis in fundo, che “le vaccinazioni fanno bene!”.
Infatti dopo il caso del bambino “ucciso dagli stregoni omeopatici” adesso compaiono ogni giorno commenti di esimi professori che mettono in guardia contro “l’ascientificità” di certi metodi oscuri e raccomandano di avere fiducia nel sistema medico ufficiale. Insomma si spinge per il pensiero “scientifico” unico, la nuova religione, la nuova ideologia, ignorando che l’uomo per millenni è vissuto in buona salute curandosi con le erbe, con l’agopuntura, con la meditazione, con il riequilibrio degli elementi, con l’ausilio psicologico… etc. e soprattutto con una alimentazione idonea e con una vita sana in un ambiente non inquinato.
Dispiace per il bambino morto, sinceramente, ma non posso fare a meno di pensare che probabilmente sarebbe morto “comunque”, qualsiasi fosse stata la causa o la cura… e lo affermo anche sulla base di una mia esperienza personale.
Diversi anni fa, quando ancora abitavo a Calcata, e Calcata stava sempre più digradando, da isola felice a dimora satanica, non sopportavo più le musicacce che venivano irrorate giorno e notte da tutti i locali e dalle abitazioni di “alternativi”, musiche cacofoniche elettroniche che -per stare in linea con la libertà di cui Calcata era simbolo- venivano immesse nell’ambiente ad altissimo volume, quasi ogni giorno, soprattutto la notte sino al mattino. Stavo uscendo pazzo da questo rumoroso e fastidioso inquinamento acustico e non avendo ottenuto risultati con proteste, preghiere, sollecitazioni per ottenere un po’ di silenzio non potei far nulla di meglio che desiderare la sordità. Mi tappavo le orecchie con la cera e mettevo la testa sotto il cuscino. La psicosomatica non è una fantasia e dopo qualche tempo mi beccai un’otite dolorosissima che mi impediva di stare in piedi per i dolori lancinanti. La cosa non riuscii a risolverla con gocce di propoli o con oli essenziali e quindi dopo vari mesi di sofferenza accettai l’invito di alcuni amici che mi accompagnarono in diversi ospedali, a Roma, a Viterbo, etc. e mi sottoposi a tutte le cure ordinatemi, assunsi tutte le medicine e gli antibiotici e le schifezze chimiche che per anni avevo rifiutato, questo per diversi mesi. Il risultato? Zero assoluto! Nessun miglioramento malgrado avessi cambiato medici e cure ed analisi specialistiche e pazientemente mi fossi sottoposto a tutti gli esperimenti della medicina ufficiale, quella certificata di scientificità.
Vi chiederete “come è andata a finire?”. Semplice, accettai la sofferenza e rimasi in silenzio. Pian piano i dolori lancinanti si attenuarono, o entrarono in un altro reparto di attenzione coscienziale, e potei comunque condurre una vita quasi normale: scrivevo, lavoravo, mi prendevo cura dei miei doveri… Il dolore era come un sottofondo ma non mi impediva di vivere. D’altronde è così anche per gli animali, lo sapevo per esperienza! La mia otite non è mai guarita, ancora oggi ne patisco le conseguenze, eppure son vivo…
E come è successo per altre problematiche fisiche, la perdita di alcuni denti, la debolezza fisica, i reumatismi alle ginocchia, la vista che difetta ed altri acciacchi, insomma la vecchiaia incipiente.. nulla di tutto ciò mi impedisce di mantenere una dignità, un silenzio interiore e persino una gioia. Insomma la sordità che avevo desiderato a Calcata è diventata una sordità verso le cose del mondo, verso le stupide ottusità che inevitabilmente mi circondano, esse non mi sconvolgono, stanno lì ed io tratto con esse come fossero oggetti. L’otite mi ha fatto da maestra!
Paolo D’Arpini
P.S. Come sempre osserviamo che il sistema funziona con due pesi e due misure. Tanto clamore per la morte di un bambino malato di otite mentre non si menzionano i numerosi morti in seguito alle vaccinazioni. Poi, come esemplificazione di una civiltà consumista priva di obiettività, apprendo oggi (29 maggio 2017), sempre leggendo i giornali della provincia di Macerata, della recente morte di un bambino di 8 anni che “giocando con una mini-moto è uscito di pista sfracellandosi”. Questa morte non è criticabile… anzi, tra l’altro, viene sottolineata la “buona notizia” che “i genitori hanno deciso di donare gli organi del piccolo, affinché altri vivano al suo posto…”, e con ciò l’etica è salva!
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Commento di Massimo De Amicis: “Ad ogni insuccesso attribuito alle cure omeopatiche si scatenano i contrari, a cominciare da molti medici. Nessuno si azzarda a dire, però, come stiano veramente le cose: Nessuna medicina può garantire la guarigione in ogni caso e a tutti gli ammalati; Si contano vittime giornalmente a prescindere dalla cura seguita; Ogni malato può avere una reazione diversa alle medicine. Un bravo medico deve riuscire a capire i limiti che i metodi curativi possono avere nei confronti dell’ammalato e scegliere per lui il più adatto e sicuro al momento….”