Roma, 24 maggio 2017 (nell’anniversario del giorno fatidico dell’entrata dell’Italia nella I guerra mondiale) – Visita di Trump a Roma, tre pacifisti (con un cartello scritto a mano) sono stati placcati, portati in questura e denunciati… – Ecco la pax americana all’opera!
UN’ENNESIMA PROVA CHE SIAMO UNA COLONIA DEGLI USA
Dopo un intero pomeriggio fra questura e commissariato, abbiamo denunce per lesione a pubblico ufficiale – in realtà Marco e Maria Cristina nemmeno hanno toccato un poliziotto e io che reggevo il lenzuolo cercando di difenderlo (ecco cosa c’era scritto, la foto l’ho fatta la mattina a casa) non ho aggredito nessuno semplicemente mi sono un po’ divincolata mentre mi placcavano.
Ma quando si fanno le cose in tre e in un luogo come quello, bisogna mettere in conto denunce. Per tutti e tre denuncia per lesioni (!!) e manifestazione non autorizzata, per me foglio di via (non risiedendo a Roma ed essendo recidiva del genere visti i precedenti contro Kerry (in conf stampa) e Obama (per strada a Roma), e Nato (a Trapani). .
Il punto è che per giorni abbiamo cercato varie organizzazioni ma nessuno ha sentito di voler manifestare anti Trump (forse perché c’è già Taormina?). E allora semplicemente organizzare un sit in in piazza remota con permesso era assurdo, due gatti lontano da tutti. Si poteva fare solo un’azione diretta sotto il naso di Trump. L’abbiamo fatta male. Ma non potevamo stare a casa.
RIASSUNTO DELL’ACCADUTO (POI CRISTINA E MARCO SCRIVERANNO penso) – Roma, 24 maggio 2017
Certo può sembrare stupido beccarsi un foglio di via e una denuncia ingiusta per lesioni a pubblico ufficiale a causa di una manifestazione non autorizzata tentata sotto il naso dell’auto di Trump da tre persone e alla fine non riuscita per via di vari intoppi e ingenuità. Ma poiché, avendo noi scritto a vari gruppi per indurli a preparare eventi e non avendo avuto risposte, con Marco e Maria Cristina di rete No war, abbiamo ‘pensato che chiedere il permesso per una remota piazza sarebbe stato irrilevante e che non potevamo però rimanere a casa, mentre un altro presidente della potenza coloniale Usa passava impunito per Roma. Quindi rimaneva un’azione diretta nonviolenta sotto il suo naso. Questo abbiamo fatto. Se fossimo stati in una ventina i poliziotti non avrebbero potuto farla fallire.
All’incrocio fra via Nazionale e la via che porta al Quirinale, abbiamo portato, nascosto, un lenzuolo (più difficile strapparlo) con su scritto testualmente (ma ora è sequestrato come da verbale): “Trump /Nato /G7, Wars on peoples, war against the planet, fathers of terrorism” (e sotto i dollari e le parole Saud, Qatar, Turkey …). C’erano alcuni fotografi. Quando abbiamo visto arrivare il corteo siamo avanzati di alcuni metri (le transenne non c’erano) cercando di esibire il lenzuolo almeno per qualche secondo. Immediatamente immobilizzati e lenzuolo sommerso, e la foto di Trump e dal re Saud stracciata.
Ne sarebbe valsa la pena se qualcuno al mondo avesse potuto vedere ben dispiegato il lenzuolo riassuntivo di che cos’è Trump, la Nato e il G7. Forse qualcosa si è visto nelle foto di Stefano Montesi e nei video di Hamid Masouminejad (che rerano là) ma mi trovo in internet point e non posso verificare E ovviamente l’uomo che ha già bombardato vari paesi, che ha incontrato i tiranni del Golfo fautori del terrorismo, che è capo virtuale della Nato e che attacca anche il clima non si è accorto di nulla chiuso nel suo privilegio dai vetri spessi 10 cm.
Però, non si poteva stare fermi mentre Trump passava.
DOMANDA: ma come ha fatto Greenpeace in tempi di terrorismo a stare 10 minuti vicino a San Pietro CON UN TIR visto che noi non abbiamo avuto diritto neanche a un momento? Forse Greenpeace era autorizzata dalla polizia? Su Repubblica c’è scritto “la polizia ha lasciato fare per 10 minuti”. Boh
Marinella Correggia
Antefatti:
Email dalla lista No Nato: “(Probabilmente a cause legate alla visita di Trump a Roma ndr) Marco Palumbo e Marinella Correggia sono stati trattenuti in un commissariato a Roma e pregano di far circolare la notizia” – Scrive Marinella Correggia alle ore 18.28 del 24 maggio 2017: “Siamo usciti, adesso devo scappare al treno, vi scrivo più tardi, ho foglio di via per un anno e denuncia FALSISSIMA PER LESIONI A PUBBLICO UFFICIALE”
Mio commentino: “Forza Marinella, non scoraggiarti! Stai facendo il tuo dovere per la giustizia e per la libertà e ciò basta! La vostra è un’azione che passerà alla storia, vedrai!”
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Commento di Bye Bye Uncle Sam: Sul Corriere hanno già diffuso il video con le “armi” usate dai tre “terroristi”…
http://video.corriere.it/trump-roma-tre-no-war-cercano-bloccare-corteo/8e639ad8-4085-11e7-89fb-db87d2424a4b
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Scrive Vincenzo Brandi: Hamid Masoumi Nejad della Tv iraniana IRIB riprende la scena della protesta anti-Trump di tre membri di No War – In Italiano – https://www.youtube.com/watch?v=1MgvsjVPfu8&feature=youtu.be
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Integrazione di Marco Palombo – giovedì 25 maggio 2017
A mia insaputa, ho tentato di bloccare il corteo che accompagnava Trump ed ho fratturato un dito a un ispettore di polizia.
Secondo l’autorevole Corriere della Sera on line, Sky, AdnKronos, io avrei tentato di bloccare il corteo che scortava il presidente USA Donald Trump e avrei fratturato un dito a un ispettore di polizia.
La breve azione nonviolenta, urlavo, ma nessuno dormiva nei paraggi in quel momento, l’ho fatta il giorno 24 maggio, e la notte tra il 23 e 24 maggio e la successiva tra il 24 e 25 maggio, l’ho trascorsa in un ospedale facendo compagnia ad una persona convalescente dopo una operazione chirurgica.
Solo da pochi minuti ho letto i resoconti di alcuni media sul tentativo del nostro piccolo gruppo Rete No War di aprire uno striscione al passaggio del corteo di auto che accompagnava Donald Trump.
Intervengo quindi per la prima volta e in modo telegrafico sulla vicenda.
Il mio proposito, non andato a buon fine, era di aggrapparmi allo striscione che sarebbe stato aperto e di tenerlo in un modo che fosse leggibile e fotografabile il piu’ a lungo possibile, cioè non più di 10, 15 secondi. Non avevo davvero nessuna intenzione di bloccare il corteo presidenziale, come è stato scritto da Corriere della Sera on line, AdnKronos e Sky, , e non mi sono accorto di aver causato lesioni a nessuno.
Visto come si è svolta invece l’ azione, non ho neanche sfiorato lo striscione ed ho urlato, “Soldi agli ospedali e alle scuole, no al riarmo atomico”. Poi, in un modo concitato ma a mio avviso chiaramente comprensibile, ho urlato anche che oggi, 25 maggio, a Bruxelles il presidente USA Trump avrebbe chiesto più soldi in armamenti ai paesi membri della Nato, quindi anche all’ Italia, e l’ Italia avrebbe dovuto dire NO a questa richiesta.
Ho poi tentato di accennare al Conferenza ONU che a New York tra poche settimane potrebbe mettere fuori legge le armi atomiche. Una iniziativa portata avanti da un centinaio di paesi e alla quale purtroppo il nostro paese si oppone.
In un cartello che avevo nella borsa e che ho tentato di mostrare era scritto.
L’ Italia dica
No al riarmo
chiesto
da Trump
Insomma per ora scrivo solo quello avevo intenzione di fare e quello che ho effettivamente detto, urlato.
Mi riprometto nei prossimi giorni di tornare in modo pacato sugli argomenti, So che arrivo direttamente solo a poche persone, ma sono certissimo di dire cose giuste.
Se le dico solo io l’ effetto è nullo, se le portassimo avanti in tanti invece si riuscirebbe a fare qualcosa di utile.
Marco Palombo www.lecorvettedellelba.blogspot.it
Ulteriore integrazione di Marco Palombo:
Contestazione a Trump, Roma, 24/5.2017. Avevo con me anche questo cartello con Gandhi. Vi spiego perché ci tengo a farlo sapere.
Il 24 maggio scorso a Roma con due attiviste della Rete No War Roma abbiamo tentato di esporre uno striscione di contestazione a Trump, alla Nato e al G7, al passaggio da via Nazionale del Presidente USA, e delle decine di auto che lo accompagnavano, dopo il suo incontro al Quirinale con il Presidente della Repubblica Mattarella.
Non siamo riusciti nell’ intento, siamo stati bloccati prima di poter esporre il lenzuolo con le scritte.
L’ agenzia di stampa Adnkronos così scriveva alle 15,41,
Pubblicato il: 24/05/2017 15:41
Attivisti ‘No War’ hanno tentato di bloccare il corteo presidenziale di Donald Trump in via Nazionale a Roma, ma sono stati bloccati grazie anche all’intervento di un ispettore di Polizia rimasto lievemente ferito. A quanto riferisce la Questura di Roma, in particolare, la Polizia è stata costretta ad intervenire “per un tentativo violento di interruzione del corteo presidenziale ad opera di tre attivisti della rete ‘No War’, bloccati grazie alla pronta reazione delle unità operative del secondo cerchio di sicurezza”.
In questa fase, prosegue la Questura, “un ispettore della Polizia di Stato ha riportato una sospetta frattura della falange”, mentre . “tenuto conto anche dei precedenti specifici, per i tre è scattata la denuncia per manifestazione non autorizzata, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale”.
In questo blog ho spiegato quello che avevo intenzione di fare e quello che ho invece fatto effettivamente.”A mia insaputa, ho tentato….”
Un video della televisione iraniana mostra 2 minuti di immagini dove si vede molto di quanto è successo nei pochi minuti di confusione.
Quindi qualche elemento diverso dalla cronaca di AdnKronos alcune centinaia di persone, quelle a noi più vicine, lo hanno avuto.
Il cartello con Gandhi invece nessuno lo ha citato, mostrato o commentato in alcun modo, neppure negativamente. Vi racconto quindi io.
Una volta che il clima si è calmato, mentre eravamo in attesa che la polizia ci portasse al commissariato, ho preso dalla borsa il cartello con Gandhi che vedete e sono stato filmato e fotografato da più persone mentre lo leggevo, finalmente tranquillo dopo minuti molto concitati.
Il cartello riporta uno stralcio dal volume “Gandhi oggi” di Johan Galtung, ritenuto il più autorevole studioso della risoluzione nonviolenta dei conflitti.
“C’è qualcosa di importante da imparare dalla filosofia gandiana della lotta e del rapporto tra violenza e nonviolenza.
La cosa più importante è prendere l’ iniziativa, essere coraggiosi, lottare e farlo, se possibile, in modo nonviolento. ”
Lo avevo portato perché il nome di Gandhi, secondo me, avrebbe indicato in modo immediato il messaggio nonviolento che volevo avesse la mia azione.
Ciascuno giudicherà questo come vuole,
ma quel cartello pensavo che fosse molto eloquente, almeno per quanto riguardava le mie intenzioni.
Ma chi lo ha ripreso e lo ha fotografato non ha pensato la stessa cosa, e così ho dovuto farlo fotografare oggi di nuovo da alcuni amici. E lo mostro solo ora ai pochi a cui arrivo.
Se a qualcuno interessa sarei felice di parlarne in modo più approfondito.
Grazie dell’ attenzione. Marco: palombo.marco57@gmail.com”