Combattere le fake news? Spegnere i televisori, gettare i telefonini e non acquistare i giornali…
Non so voi ma io sono saturo di fake news. E non mi riferisco alle fake news indicate dalle istituzioni e dai media mainstream perché dissidenti dal pensiero unico dominante, ma mi riferisco proprio a quelle prodotte dalle istituzioni e dai media mainstream, che sono la quasi totalità delle notizie che circolano.
Pur essendo ormai una quindicina di anni che non vedo trasmissioni tv, in particolare telegiornali, limitandomi ad aggiornarmi e documentarmi in rete, sono ugualmente giunto al punto di saturazione, mi domando perché non succeda anche ad altri, soprattutto a coloro che ancora attingono ai mezzi convenzionali per informarsi.
Ad esempio non sopporto più l’accanimento patologico e patetico imposto dagli USA a tutta l’Europa contro la Russia, che viene accusata di qualsiasi sciocchezza o falsità, superando ormai il senso del ridicolo, perché quello della misura è stato superato da tempo.
Pare che per i media e per una cospicua parte della popolazione questa sia una situazione normale, giustificata, credibile. Sembrerebbe credano veramente che il nemico dell’occidente sia la Russia, origine di ogni suo male e della sua decadenza, e che rinforzare l’attuale UE sia la soluzione e che la NATO non sia solo uno strumento militare e geopolitico gestito dagli USA per favorire i propri interessi a scapito di quelli europei.
Non sopporto più le descrizioni omissive e fuorvianti che fanno tutti i media (anche on line) degli eventi e dei personaggi politici, rivelandosi unilaterali e faziosi, tendenti ormai a disinformare e condizionare i lettori, facendolo pure malamente, superficialmente, senza alcuna qualità. Servi di basso profilo che sembra considerino il loro pubblico una massa di idioti e minorati psichici.
Non sopporto più lo spazio che i media forniscono alle cazzate a raffica con concetti banali e ripetitivi pronunciati dai politici locali (italici), su questioni che esulano dalle effettive priorità, ed anche quando affrontano argomenti seri e gravi, lo fanno senza alcuna competenza e capacità di risoluzione, ripetendo logori slogan e luoghi comuni.
Non sopporto la “Macronite” in Francia e la “Renzite” in Italia, perché sono epidemie socioculturali che colpiscono i processi neuronali, o almeno quello che ne rimane, e contribuiscono a diffondere piaggeria e stupidità, convincendo gli sprovveduti (che sono in aumento esponenziale) a delegare a dei giovani parassiti la soluzione di problemi, cui loro hanno contribuito a creare e che aggraveranno, perché questa è la loro missione segreta, non certo quella di favorire il popolo. Quest’ultimo è stato persuaso a credere che ringiovanendo i ranghi dei politici al governo si sarebbe realizzato l’auspicato rinnovamento e cambiamento, ingannandolo per l’ennesima volta.
È paradossale ed al tempo stesso penoso, riscontrare quanto la distanza sia divenuta ormai incolmabile, tra coloro che riescono ancora a capire qualcosa, possedendo un minimo di strumenti culturali analitici, interpretativi e demistificatori, e coloro che non capiscono più nulla e sono ormai totalmente vulnerabili alla mistificazione mediatica. Cioè quelli che il compianto grande linguista Tullio De Mauro, in una ricerca sull’ignoranza degli italiani di una dozzina di anni fa, aveva collocato in un’elevata porzione statistica della società italiana ed identificato come analfabeti di ritorno o funzionali, persone non in grado di leggere e capire nulla di minimamente impegnativo, limitandosi perlopiù ai titoli e le didascalie dei giornali e riviste, purché gli articoli contengano tante immagini e poco testo, rimanendo la loro attività preferita la visione ed assimilazione passiva della televisione demenziale.
Il processo d’istupidimento di massa ha avuto successo, ed era inevitabile come risultato finale, avendo il monopolio dei mezzi d’informazione e fornendo false alternative democratiche, confinando i dissidenti in spazi angusti e disperdendoli in un’infinità di voci frammentarie e poco incisive, rimanendo un’esigua minoranza che mai riuscirà a fare massa critica.
La strategia adottata dall’élite dominante sta risultando vincente, ormai la massa crede che la divisione sociale sia tra ricchi (1% della popolazione) e poveri o a rischio di divenirlo (il 99%), mentre nella realtà la vera divisione è tra coloro che hanno gli strumenti culturali per rendersi consapevoli e responsabili e quindi dissidenti, e coloro che credono di disporre di libertà e discrezionalità, mentre in realtà sono schiavi del sistema, come un gregge di pecore che può muoversi solo all’interno di recinti e che potranno essere tosate a piacimento, e che potranno tuttalpiù belare all’unisono.
Spegnere i televisori, gettare i telefonini e non acquistare giornali e riviste potrebbe rappresentare metaforicamente la rottura dei recinti, consentendo alle pecore di affrontare l’ignoto ed apprendere dall’esperienza, costringendo i pastori ed i cani da pastore a rincorrerle ovunque per ricondurle al recinto, impresa ardua anche per loro, per quanto possano essere numerosi e ben addestrati ed attrezzati alla funzione.
Claudio Martinotti Doria