Michele Rallo: “Migrazioni di massa ed ONG sospette. Indagate su Soros…”

E così, sembra che il bubbone delle ONG sia finalmente scoppiato. Merito anche – è bene ricordarlo – di quel giovane blogger che ha pubblicato su Youtube i tracciati del servizio-taxi che preleva i migranti a poche miglia dalla Libia e ce li porta qui (vedi “Social” del 24 marzo). E merito anche di qualche Procuratore siciliano che ha avuto il coraggio di mettersi contro i poteri forti che sostengono l’invasione programmata dell’Italia. Altro che frugare fra le lenzuola di Berlusconi…

La vicenda delle ONG (Organizzazioni non governative) potrebbe riservare sorprese clamorose, di quelle che addirittura porterebbero a riscrivere la storia mondiale di questi ultimi anni. Quella che è emersa – infatti – è solamente la punta dell’iceberg. Allo stato si indaga solamente sui rapporti che potrebbero (o non potrebbero) intercorrere fra alcune ONG e gli scafisti libici, o tutt’al più – come suggeriva il blogger Luca Donadel – sulle eventuali cointeressanze di qualche banda nostrana, dedita al business dell’accoglienza.

Ma la materia ONG è assai vasta, articolata, sorprendente, piena di angoli bui. E sono angoli bui da cui potrebbe venir fuori di tutto: a incominciare dall’operato di servizi segreti di potenti nazioni (ogni riferimento alla nostra “grande alleata” non è puramente casuale) che spesso hanno agito dietro il paravento di qualche ONG di comodo per operazioni particolarmente sgradevoli, di quelle che comportavano una inammissibile ingerenza negli affari interni di un altro paese. Altrettanto hanno fatto alcune entità private, riconducibili a singoli uomini d’affari che intendevano influire sulle scelte politiche ed economiche di paesi stranieri. Da qui il sospetto che fra quei servizi, quei miliardari e quelle ONG ci sia un particolarissimo rapporto a tre, del tipo che farebbe la felicità di un regista di film alla 007.

In Ukraina, per esempio, sembra che questa triade (servizi-miliardari-ONG) sia stata direttamente responsabile del colpo-di-Stato che ha portato al defenestramento del Presidente della Repubblica (filo-russo) democraticamente eletto ed alla sua sostituzione con altro elemento che godeva la fiducia degli americani (e dell’Unione Europea), con connesso rischio di terza guerra mondiale. Idem nel Medio Oriente, dove le varie “primavere arabe” – dalla Libia alla Siria – hanno sempre visto la presenza di ONG particolarmente attive nel contrastare la politica dei governi che si volevano abbattere, magari con l’ausilio di “eserciti ribelli” anch’essi munificamente finanziati dall’estero.

Perché, allora, non considerare che qualcosa di losco possa nascondersi anche dietro quel misterioso fenomeno migratorio che di botto, a un dato momento – più o meno alla nascita dell’Unione cosiddetta Europea – ha cominciato a scodellare sul nostro Continente milioni e milioni di “richiedenti asilo”? Richiedenti asilo prontamente accolti da governi compiacenti che facevano finta di credere che si trattasse di “disperati in fuga da guerre e dittature”, mentre in realtà – fatte le debite eccezioni – erano e sono soltanto degli individui che vogliono partecipare al benessere dei popoli europei.

È una forzatura ritenere che alcune ONG possano avere parte in una operazione – illegittima e illegale – programmata all’estero per alterare l’identità (etnica, sociale, culturale, religiosa) dei popoli europei, e per scardinare il mercato del lavoro fornendo ai potentati economici una manodopera alternativa e a basso costo?
Certamente no, considerato che alcune ONG sembrano disporre di capitali ingentissimi, la cui provenienza è tutt’altro che trasparente. Le ONG, infatti, solitamente non rendono pubblica la provenienza delle loro risorse, limitandosi ad affermare che queste derivano da donazioni di privati benefattori. Ecco, dunque, far capolino certi strani “filantropi”, di quelli disposti a bruciare milioni di dollari nella campagna elettorale di Hillary Clinton o a profondere cifre da capogiro per sgambettare Putin.

E, quando si parla di siffatti filantropi, il primo nome della lista è certamente quello di tale George Soros, membro dell’influente lobby finanziaria ebraico-americana, con un patrimonio personale di circa 25 miliardi di dollari, capo di una miriade di fondi e fondazioni che gestiscono altri miliardi di dollari, dal Soros Fund al Quantum Fund, alla Open Society Foundation, a una miriade di entità minori sparse nel mondo intero, dall’Ukraina in giù.

George Soros – tanto per non restare nel vago – è quel gentiluomo che nel 1992 ha guidato la speculazione finanziaria contro la lira italiana (ma anche contro altre valute), guadagnando una barca di miliardi e facendone perdere un bastimento a noi tutti: si calcola – mi permetto di ricordare – che la nostra perdita valutaria sia stata in quell’occasione di circa 48 miliardi di dollari, la qualcosa portò allora ad una svalutazione della lira del 30%. Ai giornalisti che gli chiedevano se non si sentisse in colpa per avere disastrato l’economia di intere nazioni, Soros rispose: «Nella veste di operatore di mercato non mi si richiede di preoccuparmi delle conseguenze delle mie operazioni finanziarie.»

Naturalmente, si è liberissimi di credere che un uomo che esprima una morale di tal fatta possa essere al contempo un filantropo, cioè una persona che faccia del bene senza un secondo fine. Io non ci credo. Così, quando apprendo che fra gli scopi dell’attività lobbistica del soggetto vi è il sostegno alla immigrazione (leggo su Wikipedia), non posso fare a meno di chiedermi quale motivazione possa essere all’origine di un tale fervore.

E poiché, almeno per quanto riguarda l’Italia, la immigrazione è un fattore non richiesto e non gradito, neanche dal governo che deve pur reperire cifre ingentissime per farvi fronte… poiché – dicevo – si tratta di un quid che ci viene di fatto imposto, contro i nostri interessi oggettivi, non v’è dubbio che ogni attività “promozionale” dell’immigrazione costituisca una indebita ingerenza negli affari di uno Stato – si fa per dire – sovrano.

Tutto ciò premesso, anche a prescindere da eventuali rapporti fra ONG e scafisti, sarebbe utile conoscere i motivi della recentissima visita del signor George Soros al nostro Presidente del Consiglio. I soliti pagnocconi affermano che si sia parlato soltanto di questioni economiche, magari con un occhio alla privatizzazione di quel poco di bene pubblico che c’è rimasto. Ma non mancano i maliziosi che sospettano che la visita del finanziere al conte Gentiloni abbia avuto anche un altro scopo: quello di fare pressioni perché la fastidiosa inchiesta sull’affare ONG venga in qualche modo arginata.

Fossi nei panni dei magistrati siciliani, qualche notizia sull’incontro Soros-Gentiloni la chiederei.

Michele Rallo – ralmiche@gmail.com

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Commento di Vincenzo Zamboni: “Gli investigatori di Trapani hanno constatato che la Dignity One, a bandiera panamense, membro della flotta di Medici senza frontiere, ha sbarcato a Schiavonea 402 immigrati clandestini dei quali 102 dichiarati “minori senza accompagnamento”, però senza documenti che lo attestassero. I minori reali sono risultati essere 61, mentre 41 hanno mentito, essendo maggiorenni (fonte: il giornalista Fabio Amendolara, che non risulta indiziato di falsa e mendace testimonianza). Come riportato dal Corriere, la nave è entrata senza permesso in acque territoriali libiche, a 7 miglia dalla costa, raccogliendo carne umana dai gommoni. Del resto, su queste vicende non fa fede il Corriere, fanno fede le registrazioni elettroniche dei transponder e le dichiarazioni della guardia costiera libica. Benché ultimamente le navi Ong stiano prendendo l’abitudine di spegnere i transponder onde non farsi individuare quando attraversano illegalmente il confine nazionale. Date le circostanze, una decina di membri dell’equipaggio sono indagati per favoreggiamento di immigrazione clandestina…”

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Integrazione di Agnia Russo:

“La nave della Guardia Costiera sfiora la prua dell’imbarcazione della Ong. Per pochi metri non si arriva allo speronamento.
Lì vicino galleggia un gommone carico di 300 immigrati a circa 19 miglia marine dalla spiaggia di Sabrata, in Tripolitania. I soldati libici e l’organizzazione umanitaria si contendono il barcone: la prima vuole riportarli a Tripoli, la secondo in Italia. E così avviene lo scontro in alto mare. Il duello si è svolto ieri sera e ha sfiorato il caso internazionale. Il natante carico di clandestini era stato intercettato dai militari e, secondo quanto affermato dal loro portavoce, “l’organizzazione di salvataggio internazionale Sea-Watch ha provato a ostacolare il lavoro della Guardia Costiera in acque territoriali libiche nel tentativo di prendere i migranti, sostenendo che la Libia non sia un luogo sicuro”.
Lo scontro Ong-Guardia Costiera. Una vera e propria bomba ora rischia di scoppiare sull’operato delle Ong, già in passato accusate di mettere i bastoni tra le ruote ai libici. Per la prima volta infatti le autorità locali hanno collaborato con l’Italia per impedire che il barcone con a bordo oltre 100 marocchini (fra cui 15 donne, cinque delle quali in condizioni apparentemente gravi) potesse arrivare in Sicilia. Rapido riassunto dei fatti: il gommone salpa martedì sera da Sabratha e appena arrivati in acque internazionali i migranti chiamano il centrale operativa di soccorso di Roma. Nello stesso momento l’Ong li avvista e chiede di intervenire. Ricevute le due segnalazioni, la Guardia Costiera italiana decide di invitare i colleghi di Tripoli a prendere il comando. E così avviene. Poi qualcosa va storto: mentre i militari erano impegnati in uno scontro a fuoco con alcuni trafficanti, l’Ong avrebbe fatto di tutto pur di tagliarli fuori e accollarsi gli stranieri. Diversa la ricostruzione dei volontari di Sea Watch, associazione tedesca attivissima nel traghetto clandestini. Su Twitter esplode tutta la loro irritazione: “Questo pattugliatore libico finanziato dall’Unione europea è quasi finito contro la nostra nave di soccorso civile”, hanno scritto a margine di un video che mostra la poppa della nave militare sfiorare la prua della loro imbarcazione (guarda il video). “Senza alcun avvertimento – urla il portavoce Ruben Neugebauer – ci hanno tagliato la strada per raggiungere la barca dei migranti” e “hanno fatto una manovra estremamente pericolosa. Hanno colpito la nostra imbarcazione, hanno messo in pericolo il nostro equipaggio”. L’Ong giura di essersi “fermata in attesa di ulteriori istruzioni”, mentre i libici la accusano di aver tentato manovre pericolose senza autorizzazione, al solo scopo di sottrarre 300 disperati al loro controllo. Chi avrà ragione?
Le accuse dei libici. I precedenti sembrano dar torto all’associazione caritatevole. Non è la prima volta che le Ong finiscono nel mirino dei militari del generale Haftar. Solo la settimana scorsa il capo della Guardia Costiera per la regione centrale, Rida Aysa, aveva puntato il dito contro le navi umanitarie accusandole di essere fattore di attrazione per i migranti, di non rispettare i confini delle acque territoriali di aver ostacolato ripetutamente le loro operazioni. Più volte la Marina di Tripoli ha fermato barche di salvataggio entrate all’interno delle acque territoriali senza autorizzazione. “Una volta – aveva ricordato Aysa – un gommone tedesco fermato a nord di al-Zawiyah (30 chilometri a ovest di Tripoli, ndr) si era rivelato essere di proprietà di un’organizzazione umanitaria chiamata ‘Sea Watch’”. Sempre loro. Mentre in un’altra occasione “una nave allontanata con alcuni colpi di avvertimento per aver violato le acque territoriali libiche. Dopo essere saliti a bordo e averla ispezionata – proseguiva Aysa – è emerso che apparteneva a Medici senza Frontiere”. Inoltre, Frontex, il pm di Catania Zuccaro e i collega di Trapani Ambrogio Cartosio continuano a dire che “si sono verificati troppi casi di soccorsi spontanei senza seguire i protocolli”. L’incidente di ieri lo conferma.
Bene,ed ora che i facinorosi politici che si son indignati per l’inchiesta sulle ONG che vengano indagati…”

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