Colpo di stato in corso? – Matteo Renzi pretende di tornare al comando, a costo della perdita di democrazia…
Matteo Renzi uscito dalla porta, avendo promesso di abbandonare la politica visto il fallimento del suo governo, rientra dalla finestra e detta ordini al Parlamento, su quel che deve fare o non fare. A tal fine il non eletto ha creato una ristretta cabina di regia all’interno del PD, con lo scopo di pianificare il suo rientro in pompa magna, per tornare presto alla tolda di comando di un solo uomo, egli stesso. Nel frattempo prepara il terreno, punzecchia Gentiloni e lo gratifica con il fatidico “stai sereno”, ovvero “preparati a fare le valigie”.
Nella cabina di regia renziana, composta da ascari fedelissimi al toscano (gli stessi che tanti guai hanno causato alla democrazia e che sono stati sonoramente bocciati al Referendum costituzionale) si sta studiando una nuova legge elettorale che aggiri il limite costituzionale posto dalla Consulta.
“Dobbiamo allestire subito una legge elettorale che consenta la governabilità”, queste le ultime esternazioni sparate subito dopo l’elezione in Francia di Macron, definito il Renzi francese dalla stampa di regime. Non si capisce bene dove il Renzi voglia andare a parare, se pensi ad una legge “proporzionale” che gli consenta l’unione civile con il suo pard Berlusconi o ad un premio di maggioranza che gli permetta l’istituzione di un suo “principato” (in sintonia con la nuova moda del matrimonio “singolo”).
Ed ecco cosa accade nel PD di Renzi, che una maggioranza molto relativa di centrodestra (visto che la sinistra ormai se ne è andata) la quale è in grado di ricattare e controllare i “nominati” in Parlamento, grazie ad un sistema elettorale incostituzionale e nel quale quasi un quinto di “eletti” (si fa per dire) ha cambiato bandiera, intende varare una nuova legge elettorale magari con gli stessi difetti di incostituzionalità di quelle precedenti. Questo l’arrogante intento di una cupola oligarchica che, grazie al premio di maggioranza ottenuto con il Porcellum ed ai cambi di casacca, ha trasformato il suo 25% in una maggioranza di seggi, che non si capisce tra l’altro quale parte dell’elettorato rappresenti.
All’interno dello stesso PD diversi esponenti, vedi le posizioni di Orlando ed Emiliano, sono critici nei confronti delle decisioni imposte dalla Cabina di Regia del Renzi, ancor più critica appare quella parte di fuoriusciti dal PD (causa Scissione). Molti, a sinistra, ricordano che gli elettori avevano votato per coloro che oggi sono stati allontanati dal Renzi e posti in condizione di “non nuocere”.
In verità, lo spirito della Costituzione (art.72) vorrebbe che le leggi elettorali fossero terreno di prevalente, se non esclusiva, competenza parlamentare e non governativa né tanto meno di una “cabina di regia” composta da non si sa bene chi e perché, considerando i demeriti evidenti dei suoi componenti. Nella storia repubblicana, prima dell’avvento di Renzi, è stata sempre consuetudine di lasciare la massima autonomia ai gruppi parlamentari su questo tema, e di concordare fra le varie forze politiche una legge elettorale che non fosse in opposizione con i dettami costituzionali. Ma Renzi sembra voler ricadere nelle pecche del Porcellum e dell’Italicum. Con buona pace della “democrazia”.
Paolo D’Arpini